"Temo che non sia il caso di discuterne con te" disse la McGranitt dopo una lunga pausa.

James annuì. Se lo aspettava, ma doveva provarci.

"Beh, se non sarà così" insisté. "Penso che dovrebbe essere trasferito in un nuovo dormitorio".

 Lo disse con un'espressione seria, come se quella frase non lo facesse a brandelli all'interno. Non doveva pensarci. A quello che stava chiedendo. Perché altrimenti non ce l'avrebbe fatta.

"Capisco" disse la McGranitt con cautela. "Non è... una cosa comune rimuovere gli studenti dai loro dormitori."

"Questa non è esattamente una situazione comune, vero?"

Abbassò la testa in segno di riconoscimento, ma non disse nient'altro.

James sospirò. "Senta, non è giusto per Remus...costringerlo ad affrontarlo in quel modo, a vederlo ogni giorno. Merita di sentirsi al sicuro, e come potrà mai sentirsi al sicuro se deve condividere una stanza con la persona che..." L'ha tradito? Gli ha mentito? Lo ha usato? Gli ha spezzato il cuore? James non era sicuro di come riassumere al meglio quello che aveva fatto Sirius.

La McGranitt annuì lentamente. "Vedrò cosa posso fare, non ci sono più letti disponibili, ma se riesco a trovare qualcuno disposto a fare a cambio con lui andrebbe bene per te?"

"Sì" disse James velocemente, anche se il pensiero gli fece contrarre lo stomaco. Avere qualcun altro nella loro stanza. Nel letto di Sirius.

"Sì, andrebbe bene."

"Ottimo."

Si alzò dalla sedia, ansioso di tornare da Remus. "Sei ancora con il signor Lupin in infermeria, immagino?" disse la McGranitt James mentre si voltava per andarsene.

"Ehm... sì?"

Lei annuì. "Sarà meglio che tu rimanga lì ancora un po'. Presto arriveranno i vostri genitori".

Il cuore di James precipitò nel suo stomaco. "I genitori?"



Un'ora dopo James si ritrovò nell'ufficio di Silente con Remus, Sirius e Piton. Era forse la cosa più imbarazzante che avesse mai provato in tutta la sua vita. Nessuno di loro parlava, nessuno di loro nemmeno si guardava. Sirius era sprofondato nella sua sedia, gli occhi sul pavimento, un'espressione malata sul viso. Piton era seduto con la schiena dritta, il viso pallido, gli occhi fissi sul Preside. James li separava da Moony, a cui lanciava sguardi di nascosto per controllare come stesse. Ma la faccia di Remus era illeggibile. Ripulito dal dolore di quella mattina. E mentre da un lato ne capiva il motivo, dall'altra James voleva dirgli di mostrarlo: faglielo vedere, fagli vedere quanti fottuti danni ha fatto.

Per quanto temesse l'arrivo dei genitori, fu quasi un sollievo quando laMcGranitt aprì la porta. La tensione cominciava a fargli prudere lapelle.

"Ragazzi" sua madre fu la prima a passare, vestita con abiti babbani - di solito li indossava quando era a casa- blue jeans e camicetta bianca a fiori. Era sicuro che Piton glielo avrebbe rinfacciato presto o tardi.

"Mamma" James non sapeva se alzarsi in piedi o no, ma sua madre non gliene diede davvero la possibilità. Fu quasi istantaneamente di fronte a loro.

"Remus amore," gli baciò la testa, "stai bene?" chiese piano.

James potè vederlo deglutire. "Sì, signora Potter."

"Chiamami Effie, caro"  gli baciò la testa ancora una volta prima di passare a James, gli altri genitori arrivarono, un po' meno determinati di Euphemia Potter. La donna gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Sulla fronte, ovviamente. E poi sulla guancia. E poi su quel disordine che aveva intesta e che chiamava capelli.

Choices  ||Jegulus/Wolfstar || TRADUZIONEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora