Capitolo 24

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Quella mattina Kuroo era un fascio di nervi e da ciò che poté osservare non era il solo ad esserlo: Matsukawa camminava avanti e indietro e Iwaizumi stava stringendo i pugni così forte da fare sbiancare le nocche.

Semi sbuffò e si mise in mezzo ai tre esclamando: «Fatela finita! Arriverà, non preoccupatevi e non stressatevi, altrimenti stresserete pure noi.»
Issei provò a rispondere: «Ma-»
«Non provateci. E lui sta arrivando, se fate così non farete una buona impressione,» concluse Eita guardando male tutti.

Osamu arrivò dopo una decina di minuti guardando a terra e non appena si avvicinò abbastanza al gruppo disse: «Io... Ecco... Scusatemi per la reazione che ho avuto ieri...»
«Samu! Mi dispiace. Non volevo farti arrabbiare,» disse Matsukawa, poi si aggiunse Iwaizumi: «Non avrei dovuto fare quella battutaccia. Mi dispiace, Samu.»
«Osamu, mi dispiace per il mio commento inopportuno. Non era mia intenzione ferirti o farti arrabbiare. Sai come sono fatto, mi dispiace se ho detto qualcosa che ti ha innervosito,» disse Kuroo.
«Ragazzi, non è stata colpa vostra. È stata colpa mia. Ero nervoso e me la sono presa con voi e mi dispiace,» concluse Osamu poi aggiunse: «Comunque, andiamo a fare colazione?», dopo che tutti ebbero accettato si spostarono alla tavola calda.

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Suna poté constatare che Atsumu, quella mattina, stesse meglio solamente guardandolo e tirò un sospiro di sollievo; significava che il pomeriggio prima aveva probabilmente parlato con Osamu e quindi Rintarō non sarebbe più stato costretto a dover discutere col biondo.

Shirabu stava ripassando letteratura quando, come richiamato da qualcosa, alzò lo sguardo in tempo per vedere Semi Eita entrare nella tavola calda; "No, Kenjirō no. Torna con gli occhi sul libro. Lui non esiste, lui non è niente, lui non è nessuno. Smettila di fare il rammollito" questo pensò Kenjirō per poi tornare velocemente con gli occhi sul libro sul quale stava ripassando.
Perso nei suoi pensieri non si accorse che Suna gli stesse parlando quindi rialzò lo sguardo seccato dell'interruzione.

«Che c'è?» chiese il ramato.
«Stavamo chiedendo se anche oggi avresti preso tu gli appunti dalla sezione 6 per Akaashi,» rispose Rintarō.
«Oh, sì. Ci penso io.»
«Oggi hai la testa tra le nuvole, è successo qualcosa?» domandò Tendō.
«No, niente. Assolutamente niente. Sono solo un po' in ansia per il test di letteratura.»
«Non c'entra nulla Semi che è appena entrato, giusto?» chiese Atsumu.
«No, falla finita con questa storia,» rispose Kenjirō per poi alzarsi e andare a pagare la propria colazione.

Alla cassa Shirabu venne spintonato e sarebbe caduto se non fosse stato per due forti braccia che lo afferrarono al volo.
«Dovremmo smetterla di incontrarci così. Sta diventando un'abitudine pericolosa,» gli disse la voce di Semi mentre quest'ultimo lo rimise in piedi e lo lasciò andare.
«Beh, non è colpa mia se ci incontriamo in questo modo. Potrei cominciare a pensare che ti piace incontrarmi così.»
«Dovrei ricordarti che con questa sono due le volte in cui tu mi vieni addosso? E solo una in cui la colpa è stata mia?»
«Tsk. Grazie, comunque. Per non avermi fatto cadere.»
«Prego.»

Detto questo i due rimasero in silenzio aspettando il proprio turno per pagare; il silenzio non durò a lungo poiché Semi parlò: «Ho notato che ripassi spesso letteratura, se dovessi aver bisogno di aiuto potrei darti una mano. Non dico di essere bravissimo, ma in quella materia sono tra i primi della classe»
«Cosa?- Beh… In effetti mi servirebbe una mano, domani ho la verifica e non riesco a capire cosa il professore ritenga di vitale importanza sapere.»
«Ti va di studiare insieme?»
«Grazie. Facciamo oggi pomeriggio in biblioteca?»
«Va bene.»

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Le lezioni mattutine passarono tranquillamente e all'ora di pranzo Kenma avrebbe voluto fosse tranquilla quanto il resto della mattina, ma non aveva previsto di essere preso di mira dagli otto bulli della scuola.

«Hey, frocetto. Dove pensi di andare?»
«Sappiamo che ci sei tu dietro alle foto e alle parole blasfeme sui nostri social.»
Kenma abbozzò un sorriso e replicò: «Non so di cosa voi stiate parlando. Non trovo alcun motivo per cui dovrei fare una cosa del gener-»
«Smettila con le stronzate! Sappiamo che sei stato tu, non hai potuto tenerti fuori dagli affari di quel frocio, ora ne pagherai le conseguenze checca.»
«Primo: dovreste trovare insulti più originali se volete ferirmi. Secondo: se pensate di potermi anche solo minacciare e sperare di non essere denunciati, vi sbagliate di grosso. Io vi denuncerò e vi farò passare l'Inferno.»

I bulli, prendendo le parole di Kozume come una sfida, si avvicinarono al biondo con aria minacciosa ma proprio quando il più forte di loro stava per colpire Kenma, un colpo di tosse li fece voltare.

Kuroo Tetsurō si trovava davanti a loro sfoggiando il suo ghigno migliore poiché accanto a lui, inorridito dalla scena che si stava per verificare, c'era il preside Takeda.

«Ragazzi, seguitemi in presidenza. Immediatamente,» disse semplicemente il preside e a tutti e dieci i ragazzi toccò ubbidire e seguirlo nel suo ufficio.

«Bene, ora che siamo tutti qui vorrei cosa è successo,» esclamò Takeda e la sua voce fece rabbrividire tutti i presenti.
«Kozume Kenma ha hackerato i nostri social e pubblicato un mucchio di schifezze,» disse il capo banda dei bulli.
«Posso assicurarle che non so di cosa stiano parlando e se vuole sapere la verità questi otto mi hanno accerchiato, insultato, accusato ingiustamente e hanno provato a picchiarmi,» si difese Kenma senza battere ciglio.
«Non è vero! Se lo sta inventando! Ed è stato lui a pubblicare quelle cose!» disse un'altro bullo.
«Signor preside, con tutto il rispetto, ma c'è uno studente che ha registrato la scena col suo telefono ed è propenso a farglielo visionare per avere un'idea precisa di cosa stava per accadere,» s'intromise Kuroo e quando Kozume lo guardò alzando un sopracciglio il moro scrollò le spalle.
«Bene. Porta qui questo studente, voglio vedere il video,» disse il preside e Tetsurō si precipitò fuori il suo ufficio.

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Kuroo tornò dopo una decina di minuti accompagnato da Suna che porse al preside il proprio telefono e gli fece visionare il video in questione.
Dopo averlo visto tutto almeno due volte per confutare ogni dubbio, Takeda fece uscire dalla stanza sia Rintarō che Kuroo poi si rivolse ai bulli: «Questo comportamento è davvero indegno. Kozume, sono molto dispiaciuto che tu abbia dovuto sopportare questo. Spero che tu perdonerai la mia ignobile disattenzione. E voglio rassicurarti che questi giovani verranno espulsi immediatamente e se vorrai tenere il tuo orientamento sessuale sarò ben lieto di non dirlo a nessuno. Puoi andare ora, io devo occuparmi dell'espulsione di otto studenti.»
Kenma ringraziò il preside ed uscì dal suo ufficio con un ghigno stampato in viso.

Appena fuori dall'ufficio del preside si trovavano Kuroo, Osamu e Suna  e Kenma si avvicinò a loro felice di aver risolto parte dei loro problemi.
«Vi eravate organizzati per far accadere questo?» chiese il biondo guardando i tre davanti a lui con un sopracciglio alzato.
«Non ci eravamo propriamente organizzati. Io e Iwaizumi abbiamo incontrato Osamu e Suna sulla strada per la mensa e quando abbiamo visto quegli otto andare a passo spedito verso di te ci siamo divisi, Osamu e Iwaizumi sarebbero intervenuti se avessero cominciato a picchiarti, Suna avrebbe registrato la scena e io sarei corso a chiamare il preside,» spiegò Kuroo.
«Beh, sono felice sia andata così. Il preside ha intenzione di espellerli,» rivelò Kenma mentre i quattro si avviavano verso la mensa poi chiese: «Dov'è Iwaizumi?»
«È andato in mensa per raccontare agli altri cosa è successo. Ci aspettano tutti lì,» rispose Osamu.

Note dell'autrice:
Scusatemi il madornale ritardo, ma ho cominciato a lavorare e non ho molto tempo libero. Cercherò di aggiornare regolarmente ma non prometto nulla. Comunque, spero che questo capitolo vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti 💖

Will love blossom or is it not destined to?Where stories live. Discover now