Capitolo 34

232 11 0
                                    


                                                                           KATE
Il Governatore apre la porta e mi invita ad entrare. Che gentiluomo penso sarcastica. Entro sicura di me, anche se in realtà non lo sono per niente. Mi aspetto di trovare strumenti di tortura medievali come minimo o solo Dio sa cosa, ma invece mi ritrovo in un grande studio. Al centro c'é un enorme divano nero e di fronte a questo una scrivania in mogano. Vecchie foto sono appese alle pareti. Raffigurano una piccola bambina che non avrà più di sei anni e una donna bionda, davvero molto bella. Il Governatore vede che il mio sguardo é fisso su una di quelle foto e con voce brusca mi ordina di sedermi. Per un momento vorrei mandarlo a fanculo per le sue maniere del cazzo, ma poi lo osservo meglio e dal suo sguardo omicida, realizzo che forse sarebbe meglio evitare. Decido allora di sedermi e il Governatore, con una lentezza straziante, che non fa altro che innervosirmi, raggiunge la scrivania a poca distanza dal divano e ci si siede sopra. Fantastico. Me lo ritrovo praticamene davanti. Ma io dico cazzo, lo spazio vitale é un concetto superato di questi tempi?!

Lo guardo di merda, sperando che cambi posizione, ma lui, come se nulla fosse mi guarda e dice: "Allora, hai dormito bene?"

Ma é serio?! Cazzo gliene frega a lui. E poi non ammetterei mai di aver dormito da Dio su quel divano. Piuttosto mi strapperei la lingua.

"No per niente" rispondo fredda e lui ride leggermente, come se si aspettasse già quella risposta.

"Cosa c'é di tanto divertente?!"  chiedo con voce alterata. Mi sono profondamente rotta il cazzo. Possibile che qui ridano tutti?! Prima Merle, poi lui. Io bho.

"Nulla nulla" dice lui. Poi uno strano sguardo gli percorre il viso e diventa improvvisamente più serio.

"Pensi di dirmi come ti chiami ora?"

Non c'é traccia di divertimento nei suoi occhi, il che devo dire inquieta un po'. Forse dopotutto era meglio se continuava a ridere.

"Perché dovrei dirtelo?" ribatto acida.

"Perché sei nella mia comunità e sapere come ti chiami é un mio diritto dopotutto"

"Era mio diritto anche poter restare nel bosco, ma guarda un po' i tuoi scagnozzi mi hanno portato qui" ribatto fredda.

Lui rimane in silenzio per un attimo poi scoppia a ridere. Si okay, adesso ne ho la conferma: qui sono tutti pazzi.

Proprio mentre sto per chiedergli se ha perso qualche neurone, smette di ridere e sempre con aria divertita mi dice: "Vedi ragazzina, io penso che tu non abbia capito bene la tua situazione"

Mi guarda intensamente negli occhi e non riesco a smettere di pensare che qui non finirà per niente bene.

"Illuminami allora" dico con aria di sfida.

Lui senza scomporsi minimamente continua a fissarmi e dice: "tu pensi seriamente che ci saremo presi la briga di portare qui una puttanella come te? Sei così stupida da non sospettare minimante che ci sia un motivo dietro a tutto questo?"

Il suo tono di voce é spietato, cosí come l'espressione sul suo viso. Rimango in silenzio. Sono troppo impulsiva; basterebbe una parola fuori luogo detta in un momento di rabbia e potrei mettere in pericolo il mio gruppo. Non posso permetterlo.

Lo guardo in attesa e lui con una risatina sarcastica mi dice: "Sappiamo della vostra prigione"

Cazzo.

"Non so di cosa tu stia parlando" ribatto cercando di fare l'indifferente.

Lui ride leggermente e dice: "Non dire stronzate tesoro"

"Non le sto dicendo" ribatto in tono glaciale.

"Abbiamo visto te e altri tre ragazzi in quella che penso sia stata una delle vostre esplorazioni. Vi abbiamo seguito in silenzio e voi come degli stupidi, non vi siete accorti di niente e ci avete condotto da voi" ribatte in tono calmo. Cazzo, si riferirá sicuramente alla spedizione per prendere le armi. Merda.

Ormai sa dove ci troviamo. Sarebbe inutile continuare a fingere.

"Beh allora se sai tutte queste cose a che cazzo ti servo io?" ribatto fredda.

"Vedi, a questo punto pensavo ci fossi giá arrivata, ma a quanto pare l'intelligenza non è una delle tue qualità" dice con una risata. Dio mio se lo odio. Se lui non fosse il doppio di me e io non fossi disarmata, lo avrei già ucciso.

"Come per te non lo é la simpatia" ribatto acida.

Mi guarda acido e mi fa: "io non stavo scherzando bellezza"

Dio ogni volta che apre bocca, la mia rabbia aumenta. Decido di stare zitta, e lui dice: "bene, allora qualcosa lo hai capito"

Ignoro la rabbia che sto provando dentro e lo guardo negli occhi. Lui inclina leggermente il labbro in un ghigno e poi dice: "vedi, ci sono ancora molte cose che non sappiamo su di voi, ma soprattutto ci serviva qualcuno che portasse al vostro gruppo un messaggio"

"Perché voi siete troppo cagasotto per farlo?" ribatto prima ancora che il mio cervello possa dirmi che é una pessima idea. Lui si alza e si posiziona a pochi millimetri da me. É cosí vicino che sento il suo fiato caldo sul mio volto, per cui consiglierei vivamente un collutorio e si ferma a guardarmi.

Poi mi dice: "ragazzina, forse non hai ancora capito che non sei nella posizione migliore per fare dell'ironia" ribatte acido.

Poi si allontana leggermente da me e io posso finalmente ritornare a respirare.

"Sai io non rischio di perdere i miei uomini migliori quando posso avere un modo più semplice per ottenere quello che voglio. Mi serviva solo uno che fosse talmente stupido da allontanarsi dal gruppo e vagare da solo nei boschi, e direi che quel qualcuno sei tu" dice con un sorriso glaciale.

"Io non ti aiuterò" ribatto fredda.

"Oh io penso che lo farai"

"Cosa ti fa pensare che lo farò?" chiedo incrociando le braccia al petto con aria di sfida.

"Vedi, mi aspettavo che tu fossi poco collaborativa, cosí ho fatto piazzare due dei miei uomini migliori lungo il perimetro della vostra prigione" continua con un ghigno. Cazzo. Non si mette bene.

"Nel caso, non ti vedessero tornare prima che faccia buio, spareranno a chiunque si trovi all'interno del cortile. Quindi, io credo che ti convenga collaborare. Il tempo scorre  ragazzina"

Cazzo.

L'era dei morti || DARYL DIXON ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora