Nuove dinamiche

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Jack mi stava tenendo la mano, nell'altra aveva il telefono. Stava aspettando una chiamata? Con quell'oscurità non si riusciva bene a distinguere nemmeno il percorso che dovevamo fare. Il parcheggio era, come sempre, mezzo immerso nel buio. I lampioni erano lontani e l'ansia di tornare in quel posto era sempre più logorante in me. Poggiai piede dopo piede su quell'asfalto ancora caldo per la giornata assolata che era stata, i tacchi rimbombarono nel silenzio di quella sera. -Scommetto mille bigliettoni che stasera mister muscolo perde.- Sghignazzò Jack, rivolgendosi ad uno dei suoi amici. Alzai un sopracciglio, confusa. -Chi sarebbe mister muscolo?-
Lui mi guardò divertito. Quella cravatta dava proprio l'idea che si stesse strozzando. -Adrian, e chi sennò?-
Una punta di rabbia stuzzicò i meandri della mia mente, ma io cercai di ricacciarla indietro. Adrian non si meritava nemmeno la mia ira in sua protezione. Così risi. -Speriamo perda. È proprio uno sbruffone. Gli ci starebbe bene una bella lezione!- Esclamò uno dei ragazzi insieme a Jack, che annuì trattenendo una grassa risata. -È pieno di soldi e potere, ma non fa altro che sbatterlo in faccia alle persone. Diventa antipatico. E poi tutte quelle donne che si porta a letto? La moglie cosa dirà?- Jack fece segno con la mano di chiudersi la bocca e i suoi amici non trattennero le risate. Sbattei le palpebre più volte. -Donne?- Mi introdussi.
-Certo. Cosa credevi? Fosse fedele alla futura moglie?-
Nella mia testa risposi che sicuramente ero CERTA che non fosse fedele. Ma quel piccolo cervello che mi ritrovavo mi aveva fatto sperare che fossi stata l'unica con cui avesse tradito la moglie. Una sorta di ragazza "speciale", un suo vizio. Una enorme delusione fece scendere il mio umore sotto ai piedi. Cosa pensavo? Che lui volesse soltanto me? Quella era la riprova che mi usasse, come aveva fatto in passato.
Buttai giù la saliva e mi impettii. Gli avrei fatto pentire di avermi conosciuta.

Arrivammo all'altezza del baracchino delle scommesse. Riconobbi immediatamente Timothy, che stava sfogliando una sorta di taccuino, su cui avrebbe annotato le prime scommesse. Forse il pc si era rotto, come succedeva spesso qualche anno prima. Non riuscii a trattenere la gioia alla sua vista e mi staccai da Jack per correre a salutarlo. Avrei pensato alle conseguenze più tardi.
Il ragazzo alzò lo sguardo e per poco le sue orbite non divennero due palloni da calcio. Si era fatto crescere la barba e un paio di occhiali rossi solcavano quel volto semi-bambinesco. Indossava una polo verde e un sorriso enorme tagliava in due la sua espressione.
Uscì fuori dalla sua postazione e mi corse incontro. Aprii le braccia e gli saltai addosso. Profumava di camomilla. -Dove stracazzo eri finita?!- Disse soltanto, abbracciandomi più forte che potevo. Una lacrima bagnò la sua maglietta e mi asciugai in fretta le gote truccate di rosa. -A New York!- Disse la mia voce tremolante. -Nessuno di voi mi ha mai cercata! Stronzi!- Ironizzai, strizzandolo un altro po' a me. Lui si grattò la nuca, imbarazzato. -Adrian...non te l'ha detto?-
Mi accigliai. Quella gioia nel vederlo tramutò presto in apprensione. -Cosa?-
Lui deglutì. -No. Niente, lascia stare.- Mi prese per mano e mi tirò letteralmente verso la sua postazione. Entrai dentro il bunker delle scommesse e mi stupii di quanto fosse diventato all'avanguardia. C'erano persino monitor collegati a telecamere poste in tutto il parcheggio. -Questi gioiellini mi sono stati regalati da William, prima che...insomma...prima che si sentisse male.- I suoi occhi divennero due pozze nere. Mi si formò un fastidioso nodo in gola. -Ho saputo. Come sta?-
Lui scosse la testa. -Non è più lo stesso.-
-Cavolo...James sarà pieno di lavoro allora. Subentrare al padre non sarà stato facile sicuramente.-
Timothy sgranò gli occhi, sbattendoli più volte. Inclinò la testa di lato. -Adrian mi aveva detto di averti incontrata più volte, ma adesso penso che mi abbia raccontato soltanto cazzate.-
Scossi la testa. -Perché?-
Sospirò. -Non ti ha raccontato niente?-
Mi morsi le labbra. -Se ti dico di no, poi non mi racconti nulla?-
Lui si guardò intorno, sospettoso. -Adrian è il nuovo capo dei Priest. William ha scelto lui.-
Per poco non mi strozzai con la saliva. -Cosa?! E James come l'ha presa?-
Tim alzò le spalle. Nei modi era sempre il solito. -Sai come sono fatti. In perenne concorrenza, l'uno contro l'altro. Ma alla fine ha accettato la situazione, ormai sono quasi tre anni che Adrian manda avanti tutto.- Si avvicinò. -E odio ammetterlo ma sembra essere anche più bravo del padre.-
Gli diedi una leggera pacca sulla spalla. -Non ci credo!-
Lui annuì con fervore. -Diciamo che si lancia negli affari con più grinta rispetto a William e si intende anche di finanza, borse, investimenti e cose simili. Ha fiuto, gli va concesso.-
Odiai sapere che si era fatto la sua strada di successo, proprio mentre io speravo disperatamente di essere cercata o contattata da lui. Quando io passavo notti intere a piangere e mattinate a cercare di coprire quelle occhiaie viola e gonfie che mi facevano sembrare la sposa cadavere. -Con quante ragazze è andato?-
Mi lasciai sfuggire.
La sua testa scattò immediatamente verso di me, con lo sguardo tipico da "non ci cascare ancora". -Non lo so. Ha fatto spostare la sua stanza in un'ala a solo della villa. Nessuno sente niente, nessuno vede niente.-
Mi morsicai le pellicine delle labbra. Perché si era trasferito? Forse per farsi meglio i suoi affari? -Un'altra cosa...-Continuai. -Megan?-
Lui iniziò a ridere, lasciandosi una pacca sulla coscia. -Lo sai che si sposano il mese prossimo?-
Annuii, malamente. Tim sorrise, era veramente divertito. -Diciamo che la situazione è più ingarbugliata di quello che sembra. Ma senza una moglie lui non può andare avanti con certi affari, che per lui sono "essenziali". Sto usando parole sue.- Roteò le spalle, come per togliere della tensione. -E allora l'unica persona che pensava fosse "idonea" è Megan. Non ti dico i salti di gioia di lei...all'inizio.- Alzò gli occhi verso il cielo. -Mi ha quasi spaccato un timpano, la odio.- Sospirò. -Ci tratta tutti come suoi sguatteri. "Tim vai a comprarmi questo, Timothy prendimi quello, Tim accendi l'acqua calda, Tim preparami un avocado toast". Se ancora non è schiattata è perché ho una certa morale e perché sono cambiate alcune cose nel tempo.- Vidi il suo pomo d'Adamo scendere e risalire. Mi parve nervoso e poco propenso a raccontarmi tutto. Decisi di ignorare quella sensazione e scoppiai a ridere. -Ma quindi vive con voi alla villa?-
Lui annuì, fingendosi stremato. -Da due lunghi e interminabili anni.-
Spalancai gli occhi, completamente presa in contro piede. Pensavo si fosse trasferita lì da poco, ma da come mi raccontava Timothy lei stava convivendo con Adrian già da due anni. E lui aveva infilato due dita dentro di me poco meno di dieci giorni prima. Perfetto, mi sentivo in colpa.
-Ti devo dire una cosa.- Arrossii, parlandogli sotto voce. Lui prese un bel respiro, preparandosi a cosa gli avrei detto. -Io e Adrian abbiamo avuto un riavvicinamento un po' troppo ravvicinato.-
Timothy assottigliò le palpebre. -In che senso?-
Gli feci capire che era una cosa di cui mi vergognavo parlare. Gli indicai le dita e poi il mio basso ventre.
Lui creò una "O" perfetta con la bocca. -Quando?!-
-Una decina di giorni fa. Ma non raccontarlo a nessuno, ti prego!-
Lui iniziò a scuotere la testa, in segno di disapprovazione. -Devi stargli lontana. È cambiato, non è più lo stronzo spensierato che aveva soltanto voglia di entrare tra le cosce di qualcuno. Adesso è veramente solo stronzo.- Si avvicinò, come a volermi confessare qualcosa. -Persino Megan talvolta dubita di questo matrimonio.-
La mia bocca si seccò completamente. Com'era possibile che avesse dei dubbi, lei? Non vedeva l'ora che Adrian fosse tutto suo e adesso che poteva averlo non sapeva più cosa farsene? Il mio respirò accelerò insieme ai miei battiti. -Non dirmi più niente.-
-Io credo che lui si sia riavvicinato a te perché sei l'unica cosa che lo lega a quel passato in cui ha provato, almeno per un po', qualcosa di simile alla felicità.-
Sostenni il suo sguardo. Quella incredibile e profonda riflessione mi fece tremare le ginocchia come budini. Presi un bel respiro e mi allontanai da lui. -Mi piacerebbe crederci. Ma non è facile e non voglio appigliarmi ancora ad una speranza, ormai morta e sepolta.-
Lui annuì ed io uscii dalla postazione scommesse, cercando con lo sguardo Jack e i suoi amici. Se avessi saputo qualcos'altro riguardo ad Adrian il mio cuore non avrebbe retto l'emozione.

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora