Due persone

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Al ritorno dal bagno Adrian era scomparso. Mi guardai attorno e vidi soltanto facce sfocate ondeggiare da ogni parte e risate, canti, urla. Nessuna traccia del peccatore. O forse era più giusto definire me "peccatrice". In fin dei conti ero stata io a cedere, io a permettergli di violarmi...e mi era piaciuto. Come mi era piaciuto tre anni prima, come mi sarebbe piaciuto sempre. La mia testa era un insieme di idee confuse e malsane, davo continuamente la colpa a me stessa. Pensavo che quella fiamma dentro di me non ardesse più per lui, mi aveva fatto così male che non poteva piacermi ancora. Il mio corpo aveva tradito la mia mente e la mia mente il mio cuore. Ero un'illusa, una stupida, una corrotta nell'anima.

Mi asciugai le mani bagnate sul vestito e cercai di darmi un tono. Quella fuga verso il bagno aveva fatto sparire ogni goccia di alcool dal mio corpo, forse ero più lucida di quando ero entrata.
Camminai a testa alta attraverso la sala da ballo e intravidi Freia, appoggiata ad una delle colonne, baciarsi un'altra ragazza. Non era la stessa con cui stava ballando, poco prima del misfatto. Jack mi intercettò in fretta, sgusciando dietro di me. -Che fine avevi fatto? Stai bene ora?- Sembrò seriamente preoccupato. Non riuscivo proprio a spiegarmi quel suo strano atteggiamento. -Sì, adesso tutto bene. Sono felice di vederti.- Mentii. Stavo provando a camuffare la mia espressione da colpevole. Lui si avvicinò con la testa, sorridendo. Presi un bel respiro. Ma lui non mi baciò sulle labbra. Scostò la mia testa e mi lasciò un bacio sulla guancia. -Vieni a sederti al tavolo, ma mi raccomando: non bere.- Scherzò, spingendomi in avanti con delicatezza. Mi ravvivai i capelli e procedetti in avanti, ma, non appena Jack si scostò di lato, mi irrigidii, buttando giù la bile con dolorosa lentezza. -Che ci fa lui qui?- Mi venne spontaneo da chiedere. Il mio capo ruotò la testa verso di me, spalancando gli occhi. Mi domandò implicitamente cosa mi fosse successo. Sicuramente quella domanda gli era parsa fuori luogo e maleducata. -È qui per bere e parlare con noi.-
Mi leccai le labbra. Ero arrabbiata, fuori di me. Ma scelsi la via della finzione, quella che ormai mi veniva anche troppo naturale. -O, bene così.- Scavalcai le gambe dei primi due uomini e mi misi a sedere in un angolo, dalla parte opposta, e il più lontano possibile, da Adrian.
Lui mi guardò, portandosi alla bocca uno stuzzicadenti con un'oliva verde conficcata in mezzo. La mise in bocca e tirò via il bastoncino, sorridendo. Lo fulminai con lo sguardo, distogliendolo quasi subito. Accavallai le gambe e lasciai che il vestito salisse il giusto da mostrare un bel pezzo di coscia. Non sapevo perché volessi ancora provocarlo, ma dentro di me speravo che si arrabbiasse nel vedermi così.
Uno degli uomini di Jack mi lanciò una lunga occhiata di apprezzamento e ad Adrian non sfuggì. Infatti il suo sguardò tramutò in fretta. Scolò l'intero liquido del bicchiere e sbattè il pezzo di vetro sul tavolino, serrando la mascella. Avrei voluto mettermi a ridere e a compiacermi di quella reazione, ma dovevo mantenere un certo contegno. E poi per Jack io ed Adrian non ci conoscevamo.
-Fai ancora quelle gare con la tua auto?- Domandò il mio capo, sedendosi accanto a me. Adrian fece di sì con la testa. -Ogni tanto, quando capita.-
Drizzai le antenne. Ero certa avesse smesso o per lo meno pensavo non lo ammettesse così davanti a tutti. Jack parve sorpreso tanto quanto me e gli sfuggì un sorriso ammezzato. -Una volta devi farmi salire su una di quelle bellezze.-
Adrian spostò lo sguardo su di me, scuotendo leggermente la testa. -Porti anche lei?- Allungò il braccio sullo schienale del divanetto.
Jack drizzò le spalle ed io avrei voluto sotterrarmi. Perché doveva riferirsi a me in quella conversazione? Non poteva fare finta che io non esistessi? -Certo. Non vedo l'ora di farla divertire un po'.- Mi guardò dolcemente e le mie sopracciglia si inarcarono al pensiero che fosse diventata tutt'altra persona, da quando l'avevo conosciuto. Era cambiato nei miei confronti, sembrava più attento, carino ed educato. Sospirai. -Non mi piacciono molto le auto da corsa.- Interruppi il mio flusso di pensieri, cercando di ritornare con i piedi per terra. Jack sghignazzò, portando la sua mano sulla mia coscia. Lo fece inconsciamente, certo. Ma sentii tutto il calore del suo corpo e, soprattutto, il peso dello sguardo di chi ci stava fissando in quel momento. Allora io feci schioccare la lingua sul palato e spostai la mano di Jack più in alto, più vicino all'orlo del vestito. Le narici di Adrian si aprirono e percepii qualcosa di negativo provenire da lui. Il mio capo, invece, aveva completamente girato la testa, guardandomi esterrefatto. In effetti avevo appena messo la sua mano a pochi centimetri dalla mia intimità, non se lo sarebbe mai aspettato. Fu in quell'attimo che mi resi conto di aver fatto una cavolata. Chissà cosa avrebbe pensato di me lui, che ero una sgualdrina o che cercavo altro da lui. -Quando...ehm...quando gareggi la prossima volta?-
Gli occhi di Adrian erano diventati ormai due fessure strette strette, avevo timore nel fissarli e così tenevo la testa bassa. Non so cosa mi stava prendendo. Perché mai avevo spostato la mano di Jack più in su? Cosa speravo? Che Adrian si ingelosisse, si alzasse e mi portasse via con sé? No, lui amava usare le persone. Proprio come aveva fatto poco prima con me, aveva tastato il terreno. Si voleva assicurare che io pendessi ancora dalle sue labbra. Era un tale egocentrico e manipolatore!

Sotto un cielo pieno di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora