capitolo 19

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Il resto dei giorni lo passiamo alla base degli Avengers, perchè così possono tenermi sotto controllo e in questo modo ci prepariamo per la partenza.
Mi sarebbe piaciuto andare da Addison, e vedere la bambina.
Appena torniamo andrò subito a casa sua.
La sera prima della partenza ceniamo tutti insieme; quello che si diverte di più tra tutti è Tony. Non credo di averlo mai visto così attivo, se non qualche anno fa alla festa.

Il giorno dopo siamo tutti pronti nel cortile della base, dove c'è un'enorme navicella spaziale.
Appena prima di salire però mi blocco: non sono mai stata nello spazio e non so che effetto mi farà.
   "Tranquilla, non te ne accorgerai nemmeno. Dai, andiamo!" mi dice Tony.
Mi fido di lui, perciò salgo insieme agli altri sulla navicella e mi siedo al mio posto; i sedili sono comodissimi.

Dopo tutti i controlli Tony e Steve accendono i motori e lentamente ci stacchiamo dal suolo. Sembra di essere su un semplice aereo, tranne per il fatto che dopo un po' andiamo sempre più veloce e poi ci fermiamo di colpo: ci siamo, sono nello spazio.
   "Vedi? Non te ne sei nemmeno accorta" si gira per dirmi Tony, ridendo.
Dopo circa un'ora, o così mi sembra, perchè siamo molto lontani dalla Terra, entriamo nell'atmosfera di quello che deve essere Vormir.

Lentamente atterriamo in una zona abbastanza in pianura, e poi scendiamo per dirigerci nel punto più alto, ovvero quello delle due torri.
   "Aspettate, siamo troppi. Andranno solo Clint e Grace. Il resto rimane qui" dice Tony. In effetti siamo tanti, perciò gli altri sono d'accordo. Tony ci consegna la gemma e poi Clint e io ci incamminiamo in silenzio; sinceramente lui ed io non ci siamo mai parlati. Da quando Natasha è morta lui non è più lo stesso. So solo che ha una moglie, Laura, e tre figli.

Prima di arrivare in cima però Clint si ferma. Deve essere difficile per lui tornare qui, dopo aver perso la sua migliore amica.
   "Clint, ce la faremo, tra poco lei sarà qui, ne sono sicura" gli dico, cercando di tranquillizzarlo.
Ma quando alza la testa noto che è tutta rigata dalle lacrime. Così faccio una cosa che non avrei mai pensato di fare: lo abbraccio.
Sembra che ne avesse bisogno. Mi abbraccia più forte, sussurrando solo poche parole.
   "Grazie Grace"
Rimaniamo abbracciati per qualche minuto, finchè non è pronto a proseguire.

Una volta arrivati in cima veniamo accolti da quel fantasma.
   "Salve, perchè siete qui?" ci chiede; non sembra molto contento del fatto che ci siano delle persone qui.
   "Siamo venuti a riprenderci Natasha. Se adesso io ti dò la gemma, tu mi prometti di restituirla?" gli chiedo.
   "Avete la gemma? Ma come è possibile?" dice, incredulo.
   "Si, abbiamo la gemma. Non voglio stare qui a spiegare come abbiamo fatto ad averla di nuovo, voglio solo sapere se una volta che ti avrò ridato la gemma tu ci restituirai la vita di Natasha in cambio"
Non è una domanda difficile, ce la può fare
   "Mmm... si, potrebbe funzionare"

Clint ed io ci avviciniamo alle due torri e ci sporgiamo un po'. Clint è molto scosso, perciò per tranquillizzarlo lo prendo per mano
   "Pronto?" gli domando
   "Si"
Prendo la pietra dallo scrigno e la lascio cadere; una volta arrivata in fondo sparisce, provocando una piccola esplosione.
Poi, silenzio.
Fà che abbia funzionato, ti prego
   "Clint?" domanda una voce debole dietro di noi
Entrambi ci voltiamo, osservando la ragazza che adesso si trova davanti a noi: ha una lunga treccia che le ricade sulla spalla, e indossa una tuta nera.
Ha le lacrime agli occhi, come Clint d'altronde.

Ci avviciniamo e lei ci sorride. E' reale; è tornata davvero.
Clint ormai è proprio davanti a lei, ed è meglio così perché subito dopo Natasha sviene, ma viene presa appena in tempo da Clint.
   "Andiamocene, ha bisogno di cure" dice, prendendola in braccio

Durante il tragitto dobbiamo fermarci un po' di volte perchè Clint deve riposare (Natasha è molto magra, e di conseguenza leggera, ma il tragitto è lungo).

Una volta arrivati alla navicella, vedendo Natasha tra le braccia di Clint, rimangono stupiti. Carichiamo Natasha sulla navicella e poi, il più velocemente possibile, ci prepariamo per decollare.

Questa volta il viaggio mi sembra molto più breve, e in attimo atterriamo nel cortile della base.
Natasha nel frattempo si è risvegliata, ma è ancora molto debole.
La portiamo in una stanza dove ci sono già alcuni medici, che la visitano subito.
   "Sta bene, si riprenderà. Ha solo bisogno di un po' di riposo" ci dice la dottoressa.
Tutti noi usciamo dalla stanza e andiamo a dormire: non so gli altri, ma io sono stanchissima. Sono anche molto contenta: finalmente Natasha è tornata e si è risolto tutto.

La mattina dopo Stephen ed io decidiamo di tornare in città: devo andare a trovare Addison e avvisare in ospedale che non ci sarò per alcuni giorni (Tony infatti ci ha chiesto di rimanere alla base con Natasha per un po')

Quando arriviamo davanti a casa di Addison busso.
Mamma mia, sono così nervosa.
Mark viene ad aprirci e rimane sorpreso nel vederci
   "Ciao, come state? Dove siete finiti per tutto questo tempo? Grace, Stephen aveva detto che non stavi bene, adesso come va?"
"Bene grazie. E voi? La bimba?" chiedo, emozionatissima
Mark si sposta per farci entrare e noi ci accomodiamo.
   "Addison, ci sono Grace e Stephen" la chiama Mark
Addison arriva in salotto, tenendo in braccio la piccola Taylor; mi avvicino per salutarla e saluto anche la bimba.
E' bellissima: sta dormendo e ha delle manine che sono una cosa stupenda. In questo momento sto invidiando un sacco Addison: anche io vorrei avere una bimba così tra le mie braccia.

Rimaniamo quasi tutto il pomeriggio a casa loro, poi verso sera Stephen ed io torniamo a casa. Appena entriamo nell'appartamento, ormai quasi tutto buio perché il sole sta tramontando, notiamo una figura girata di spalle davanti alla vetrata.
   "Buonasera" dice, con un accento che sembra ... russo.

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