capitolo 1

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Sono le 6.20 di una fredda mattina di ottobre e la mia sveglia suona ininterrottamente da venti minuti.

Dovrei alzarmi e cominciare a preparare tutto per andare al lavoro, ma non ho né la forza né la voglia di uscire dal letto e pensare di passare tutta la giornata fuori casa.
Mi alzo dal letto per dirigermi in cucina a mangiare qualcosa prima di uscire;
"Ciao Grace" mi saluta Addison con la voce ancora impastata dal sonno.
Addison è la mia migliore amica, che vive con me da quasi un anno. Ci siamo conosciute quando ho cominciato l'università qui a New York e da quel momento siamo diventate inseparabili.
Entrambe seguiamo dei corsi di specializzazione in uno degli ospedali di New York, motivo per cui tutte le mattine dobbiamo alzarci sempre così presto.
Mezz'ora dopo usciamo di casa e prendiamo la macchina, visto che l'ospedale dista circa venti minuti da casa nostra.
Appena Addison sale in macchina comincia a smanettare sul telefono, mettendo anche la sua canzone preferita Dancing with Your Ghost e alzando il volume al massimo
"Ma non ti stufi mai di ascoltare la stessa canzone tutte le mattine? Posso metterne una io? Ti prego" le chiedo quasi urlando.
"No" mi risponde serissima, abbassando il volume per rispondere, anche se so che in fondo sta scherzando.
"Mi dà la giusta carica per superare la giornata. E poi so che questa canzone piace anche a te, quindi non puoi dirmi nulla" e si mette a ridere; anche io faccio lo stesso, perchè la sua è una risata contagiosa.
Addison per me è una di quelle persone che ti fanno tornare il sorriso in un secondo; non si scoraggia mai, è sempre allegra e quando deve affrontare un problema non ci pensa due volte: è molto determinata e sa quello che fa.
In poche parole non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
Quando arriviamo nel parcheggio dell'ospedale notiamo che c'è un sacco di gente davanti all'ingresso.
"Addison sbrigati, magari è successo qualcosa di grave" le dico mentre prendo la borsa e scendo dalla macchina.
Ma una volta arrivate vicino a quelle persone scopriamo che nessuno si è fatto male; c'è solo un grandissimo poster con la foto di uno dei più grandi neurochirurghi di New York: Stephen Strange.
Le persone si allontanano, così Addison ed io ci avviciniamo per leggere cosa c'è scritto;
"Stephen Strange, famosissimo neurochirurgo, terrà una conferenza sabato 27 novembre alle ore 21.00 al Jacob Javits" dico a Addison finendo di leggere il manifesto.
"Che ne dici, ci andiamo? Deve essere una cosa interessante; e poi dai, Stephen Strange non si incontra mica tutti i giorni" mi dice mentre ci dirigiamo verso lo spogliatoio per cambiarci.
"Già, è vero, Stephen Strange non si incontra tutti i giorni" penso tra me e me;
ma non sapevo che la mia vita sarebbe cambiata nel giro di così poco tempo.

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