Capitolo 2: Miyeokguk.

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Stava per assaporare un delizioso piatto di tteokbokki offerto gentilmente da un cameriere piuttosto palestrato e dall'aspetto più che apprezzabile, quando sua madre la svegliò bruscamente tirandole via le coperte e urlando: <<è tardi, devi andare a lavorare!>>

Avrebbe preferito continuare a dormire beatamente nel proprio letto, riprendendo il sogno tristemente interrotto da quel mostro che chiamava "mamma", che recarsi nel posto di lavoro che tanto disprezzava; vecchi burberi, signore impazienti e ragazzini maleducati la stavano aspettando come un cane trepidante nell'attesa di lanciarsi nella ciotola appena riempita. Borea mugugnò una frase incomprensibile, un qualcosa di vagamente somigliante a un lamento, mentre si asciugava i rivoli di saliva formatisi ai lati della bocca: quel piatto era solo un'illusione, eppure le aveva messo un appetito impressionante, tanto che avrebbe mangiato sua madre, se solo avesse potuto. Con una lentezza pari a quella di un bradipo, lasciò il caldo nido per dirigersi in cucina, dove "la suprema" la stava attendendo con una certa impazienza. Prese posto a tavola e tra uno sbadiglio e una grattata di pancia, cominciò a mangiare una zuppa di miyeokguk, l'ennesima che la vecchia le aveva preparato in quella settimana; sapeva che le sue erano solo buone intenzioni e che quel piatto era un modo piuttosto strano di dirle che le voleva bene e aveva fiducia in lei ma stava cominciando a odiarne il sapore, sebbene la cucina di sua madre non fosse contestabile, in quanto era negata in tante cose ma non nel cucinare. 

Divorò la zuppa in un batter d'cocchio e si fiondò in bagno per darsi una sistemata: con lo spazzolino ancora in bocca, infilò una maglia pulita, la giacca da lavoro dai colori contestabili (ma come potevano pensare che unire il viola col giallo fosse una buona idea?) e un paio di pantaloni comodi. Dopo aver ripulito la propria bocca dagli ultimi pezzetti di alga che prepotentemente si erano infilati tra i denti, raccolse i capelli in una coda di cavallo e in fretta e furia coprì il collo con una sciarpa, infilando per ultime le scarpe prima di lasciare casa.

Tra la metro e il tragitto a piedi, al ritardo iniziale di mezz'ora si aggiunsero altri venti minuti e sapeva bene che Jihyo l'avrebbe strangolata per averla fatta aspettare così tanto. Il turno di notte non era facile, specialmente se alle ore già passate dovevano aggiungersene altre. Appena mise piede all'interno del mini-market e volse lo sguardo in direzione della cassa dove si trovava la collega, provò un brivido lungò la schiena per l'occhiataccia che Jihyo le aveva rifilato. Con un sorrisino forzato e tante scuse, l'allontanò dalla cassa, dove prese posto sotto gli sguardi giudicanti di un nonnetto, che la stava guardando come a dire "ah, i giovani d'oggi! Tutti buoni a nulla!"; non che solitamente ricevesse occhiate migliori ma abituarsi era piuttosto difficile per lei, che aveva il vizio di non trattenersi dall'aprire bocca per dire ciò che pensava. Questo le aveva causato non pochi problemi a scuola e in tutti gli altri posti di lavoro dove l'avevano buttata fuori per il suo caratteraccio, motivo per cui adesso cercava, sebbene le costasse la sanità mentale, di tenersi stretto questo. Trascorse l'intera mattinata con un finto sorriso sulle labbra, mentre passava barattoli di latta, verdure e cibami vari sullo scanner per rivelarne il prezzo e tra un bip e l'altro si chiese che cosa avesse fatto di male per meritarsi un lavoro part-time mal retribuito, dove le toccava aver a che fare con persone insopportabili, tra cui il suo capo, uomo di mezz'età frustrato che sfogava i suoi deliri sui dipendenti.

Fu felice nell'appurare che la pausa pranzo era appena giunta e che, di conseguenza, avrebbe potuto consumare uno dei tramezzini preconfezionati in scadenza; con scarso entusiasmo scartò quello al tonno e gli diede un morso: stava rimpiangendo la zuppa di sua madre (cosa piuttosto grave). Mentre mandava giù il primo boccone, tirò fuori dalla tasca il telefono per leggere le notifiche che le erano arrivate: un messaggio da parte della "suprema", dove le chiedeva se avesse mangiato (in largo anticipo); un paio di messaggi da alcune amiche, volevano uscire verso sera per festeggiare la promozione di una di loro (fantastico, un altro motivo per cui rimpiangere le proprie scelte) e un'e-mail che sembrava tanto una di quelle che a cliccarle ti beccavi mille virus. Un po' intimorita, stava per eliminare la notifica ma decise di leggere meglio e infatti dopo l'iniziale "congratulazioni" lesse "signorina Kim Borea, è stata selezionata grazie alla sua audizione per collaborare con Min Yoongi...la preghiamo di recarsi presso la nostra agenzia al seguente indirizzo...alle ore 09:00...nel seguente giorno...". Non poteva crederci: l'espressione sul suo volto era indecifrabile, sembrava essersi immobilizzata, finché non cominciò a tossire perché il boccone le era andato di traverso, attirando l'attenzione di alcuni vecchietti che giravano tra gli scaffali. Gettò il tramezzino in un cestino e tra un colpo di tosse e un altro, fregandosene altamente della possibile reazione del proprio capo, chiamò sua madre per comunicarle la notizia. La donna, sebbene all'inizio si fosse preoccupata perché credeva fosse successo qualcosa di allarmante, si unì alle urla della figlia non appena apprese la notizia. Dal suo canto, il capo sembrò non essere sulla stessa linea, tant'è che uscì fuori dal minuscolo ufficio, che si trovava nel retro e dove si ingozzava di patatine mentre guardava la televisione, per rimproverarla severamente. Normalmente Borea avrebbe chiesto scusa per non rischiare di perdere quel maledetto lavoro ma era talmente felice che gli comunicò senza tanti problemi un sonoro "MI LICENZIO", prima di scappare via come una ladra che era stata colta sul colpo. Mentre correva per prendere la metro, cominciò a inondare le proprie amiche di messaggi, invitandole a uscire per festeggiare la bella notizia: per una volta, cosa piuttosto rara, sarebbe stata lei al centro dell'attenzione.

I told the stars about you.Where stories live. Discover now