Sospeso nel tempo

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Inutile era il sole che batteva fuori dalla casetta. Inutile erano le risate allegre degli altri ragazzi, che tornavano dalle lezioni o dalle prove. Inutile era il tentativo di qualunque persona di provare a tirare fuori Mattia dal buco nero dove era entrato dopo che la maglia gli era stata sospesa. Se ne stava quasi tutto il tempo chiuso nella sua stanza, con le cuffie nelle orecchie ad ascoltare in loop quelle che avrebbero dovuto essere le canzoni delle sue coreografie, come a volersi fare dell'ulteriore male.

Era stato difficile stargli accanto ed osservarlo, sostenerlo, mentre sfogava tutta la sua tensione, su quel divanetto arancione che era diventato il loro posto, e ancora di più era stato complicato accettare che quella settimana l'amico gli avesse parlato poco e nulla dopo quel primo momento di sfogo, dove gli aveva detto con voce arrendevole, quanto gli sarebbe dispiaciuto non fare con lui il loro passo a due.

Christian viveva da una settimana così, con il petto colmo d'ansia e con un costante mal di pancia dovuto al nervoso, che lo distraeva da tutte le lezioni. Ma aveva imparato da ciò che era successo al suo amico, che non potesse mostrare il minimo cedimento, col rischio che il loro professore, Todaro, fosse dietro, da qualche parte, e lo vedesse abbattuto proprio come il giorno incriminato in cui aveva visto Mattia leggermente più svogliato degli altri giorni.

E lui stesso era stato il primo a dire al piccolo che si, era stato svogliato quel giorno, ma non credeva che la punizione dovesse essere così esemplare. Ma Christian lo aveva accettato, perché quella era una scuola e loro erano lì per imparare, per quanto le cose potessero apparire dure e difficili da affrontare per un ragazzo dell'età di Mattia.

Perché c'erano delle volte in cui Christian si dimenticava effettivamente quanti anni avesse il biondo. A volte perché lo vedeva sollevare il morale a persone con cui nemmeno parlava, con un sorriso sempre stampato in volto, altre volte perché lo vedeva affrontare le difficoltà come si doveva ad una persona molto più matura. Ma in quell'occasione il più grande lo aveva visto spegnersi, completamente afflitto, come se dentro di lui Todaro avesse spento una luce, la speranza che brillava nel suo cuore, quella di poter diventare importante in quel programma, per poter fare della sua passione, il suo stesso lavoro.

E proprio per questo motivo, Christian aveva preso la malsana abitudine di controllare Mattia.

Lo guardava girare per la stanza, mentre provava qualche passo di danza, anche se lo spazio era troppo misero; lo guardava mentre sistemava le proprie cose con cura, così da non dover essere sgridato o peggio, messo in sfida, anche per quei dettagli; ma soprattutto, aveva iniziato ad osservarlo mentre dormiva. Mattia, infatti, emetteva un leggero russare mentre se ne stava steso nel letto la notte, cosa a cui Christian non aveva mai fatto caso nei due mesi precedenti, ma da quando Todaro gli aveva tolto la maglia, i suoi sensi sembravano essere stati messi in allerta e quel piccolo rumore, non lo faceva dormire la notte.

La prima volta che lo aveva sentito, aveva cercato di svegliare il ragazzo, per farlo girare di lato e farlo smettere, ma quando non era riuscito ad ottenere il risultato voluto, si era alzato in piedi ed era in quel momento che si era accorto quanto Mattia sembrasse diverso durante il sonno. Diverso, almeno, da quegli ultimi giorni. Il suo volto era sereno, privo del cipiglio che gli aveva visto ultimamente e non vedeva in lui nemmeno quell'ansia di aver perso la chance della propria vita.

Forse erano proprio i suoi diciassette anni a permettergli di dormire sonni sereni, sonni non interrotti da incubi, gli stessi che stava vivendo nella realtà durante il giorno.

E quella era stata la prima notte, di altre cinque, che aveva passato a guardarlo dormire.

Si era ritrovato spesso assonnato durante il giorno, svogliato per il poco riposo, ma nulla lo avrebbe mai allontanato da quella pace, quella quiete che la notte sembrava unirlo al ragazzo, come se vederlo così lo potesse aiutare a sapere che non se ne sarebbe andato, che non gli sarebbe sfuggito tra le dita, che quella maglia gliel'avrebbero ridata e che sarebbero arrivati insieme, felici, al serale, per poi spaccare anche lì.

Raccolta OS [Zenzonelli]Where stories live. Discover now