6: "Avevi qualcuno"

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KAT

Erano passati diversi giorni da quando Paul mi disse la verità sull'essere un lupo, sull'imprinting e tutto il resto.. Tra questo resto c'era che anche Jake, Embry, Sam, Jared e Quil erano licantropi ed erano un branco.

Avrei mentito se avessi detto che non mi sentivo sopraffatta da questa situazione: insomma, non ero abituata neppure all'idea di vivere nella stessa città di licantropi e vampiri, però c'era qualcosa che riusciva a tranquillizzarmi. Forse era l'idea che ho sempre sostenuto: se non c'è un po' di rischio, non mi piace; o forse era l'idea di avere Paul, qualunque cosa fosse diventato per me ero felice di poter contare sulla protezione di qualcuno, anche se ero spaventata che sarebbe diventata più una dipendenza, ed io odiavo essere controllata.

Quella domenica ero libera dal lavoro, e Paul ci aveva invitati tutti a casa sua per un barbecue, ma decise di prendermi prima perché voleva presentarmi il padre. Uscii da casa Black più nervosa che mai, non amavo questo tipo di presentazioni. Paul mi stava aspettando in sella alla sua moto, e non potei fare altro che ammettere quanto fosse bello.

«buongiorno, piccola» quasi sussurrò prima di farmi un occhiolino.

Io arrossii, non mi aveva mai chiamata in quel modo. Presi il caso che mi stava porgendo e lo indossai, poi salii in moto dietro di lui poggiando le mani sui suoi fianchi. Lo sentii rilassarsi al mio tocco e non potevo negare che mi faceva piacere. Ero il suo imprinting, il suo punto debole. Sorrisi.

Quando arrivammo davanti ad una casa, molto simile a quella di Emily e Sam, si fermò ed io scesi dal veicolo. Tolsi il casco e lo lasciai in sella.

«mio padre dovrebbe essere dentro» disse Paul.

«sei sicuro di volerlo fare?» Domandai dondolandomi sui piedi.

«la vera domanda è se tu - toccò velocemente il mio naso con il suo indice, costringendomi ad arricciarlo - vuoi farlo»

Io deglutii ed esitai, girai lo sguardo altrove. «uhm, non fraintendermi, Paul. Mi fa piacere conoscere tuo padre, è solo che dalla luna blu non ne abbiamo più parlato, e credo che dovremmo» risposi sincera.

Lui annuì. «okay, lo capisco» disse in un sospiro. «allora andiamo in camera mia e parliamone» disse in tono ovvio.

Alzai un sopracciglio e feci spallucce. «va bene»
Mi fece andare avanti, poggiò una mano sulla mia schiena incoraggiandomi a camminare e così feci. Aprii la porta quando me lo chiese ed entrai. Non era molto grande, ma era accogliente. Era tutta in legno, molto pulita e ordinata. C'era un soggiorno che finiva con un piano cottura, un piccolo tavolo rotondo al centro e poco più avanti un divano con una tv abbastanza grande.

«vieni» Paul mi risvegliò dalla mia trance e lo seguii fino a quella che supposi fosse la sua camera. Non appena aprì la porta sembrò congelarsi, non mosse un dito.

«tutto okay?» domandai a bassa voce, ero dietro di lui, poteva sentirmi forte e chiaro.

«cosa ci fai qui, Tyler? Hai finito i soldi?» sputò acido. Entrò nella stanza e solo allora capii che Paul mi stava bloccando la visuale su di essa, infatti poggiato al muro vicino la finestra c'era un ragazzo, alto quanto Paul, ma meno muscoloso. Aveva i capelli neri, gli occhi erano scuri, le labbra sottili e la carnagione olivastra. Ma c'era qualcosa nel suo atteggiamento, nei suoi occhi, che non mi entusiasmava. Mi sentii in soggezione quando mi guardò per svariati secondi.

𝐁𝐋𝐔𝐄 𝐌𝐎𝐎𝐍 [➳ 𝐏𝐚𝐮𝐥 𝐋𝐚𝐡𝐨𝐭𝐞]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora