11. Sweet boy

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Aprile 2017

Il telefono risuonò a lungo nella camera d'albergo. Il giovane finì di lisciarsi i capelli allo specchio e passò alla cura delle basette. Dopo essersi cosparso di acqua di colonia alle spezie d'oriente e ricontrollato la rasatura fin sotto il mento, si avviò a rispondere.

«Si?» Conosceva l'interlocutore all'altro capo del filo e, un poco di attesa, l'avrebbe distinto dall'apparire come uno dei soliti galoppini al seguito.

«Le bocce sono schierate sul tavolo», tuonò una rauca voce maschile: «Sei pronto a giocare?»

«Sono nato pronto» rispose, reggendo la cornetta con la spalla, mentre richiudeva il polsino della camicia con un gemello d'oro massiccio.

L'altro brontolò nel microfono come per esprimere il proprio dissenso, prima di continuare. «Hai recuperato i fondi?»

«Ho carta bianca». Si pavoneggiò di nuovo allo specchio e riprese: «La tua palla andrà in buca?»

«Diretta» sentenziò la voce nel ricevitore. «Io lo so. Loro lo sanno. Non hanno scelta. È un gioco già vinto. Hanno solo qualche problema a riappendere le stecche al muro per primi».

«Un giorno, mi dirai come hai fatto?», si informò osservando l'altro gemello d'oro sulla consolle.

«Fatto cosa?»

«A mettere in piedi questo circo.»

«Ah, ah, ah», esplose l'altro al telefono, ormai rilassato: «è talento, ragazzo!». Un colpo di tosse improvviso lo interruppe, ma si riprese subito: «talento e tanto divertimento». Poi tornò serio: «Mi devi ancora qualcosa o te lo sei scordato?»

«No, no, ci ho riflettuto. Ho avuto un'idea fantastica. Ne uscirà un servizio con i fiocchi. La stampa non penserà ad altro!»

«Bene, la terremo impegnata. Tempismo perfetto. A risentirci e buona serata!»

«Buona serata anche a te. Anzi no, a te buona mattinata!»

***

Il trio, Carrie, Andrea e Denis, lasciato l'aeroporto e giunto in albergo, si divise.

Denis decise di lavorare al programma della loro permanenza a Los Angeles inserendo anche la visita alla spiaggia di Santa Barbara, come aveva promesso ad Andrea, per tenerlo "buono".

Appese il completo blu notte alla porta dell'armadio, per valutare se fosse in ordine o se rivolgersi alla lavanderia express. Il bavero lucido in raso eccelleva in stile,vi inserì una spilla portafortuna con la sua iniziale. L'accarezzò con il pollice e sussurrò: «Fai il tuo dovere, stasera. Ne ho bisogno», poi scosse la testa. "Parlare con gli oggetti è da disperati", pensò.

***

Andrea accompagnò Carrie al piano. Le loro camere non solo erano confinanti, ma anche comunicanti.

Andrea le scostò i capelli dalla fronte e ne accarezzò una ciocca.
«Tutto bene?» chiese, ancora impegnato ad accomodargliela sulle spalle.
Carrie sapeva a cosa si riferiva. Ammiccò con la testa. Non le andava di parlarne. Doveva riflettere.

Andrea accennò un sorriso e distolse lo sguardo. Si sgranchì le braccia verso l'alto e sbadigliò.

«Sarà meglio dormire un po' per essere in forma. Sarà una lunga notte.»

«Mi sento frastornata» osservò Carrie. «E' così strano il Jet lag. Non so se riuscirò a dormire ancora. Ho già riposato in aereo».

«Vedrai che, appena ti sarai stesa, il tuo corpo saprà cosa fare. Se qualche mostro ti disturba, sono qui accanto.»

Stelle in polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora