9. Balla per me

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Marzo 2017

«La lascio qui?»

«Dove vuoi.»

Carrie aveva abbandonato le scarpe nell'ingresso per scivolare sul lucido parquet. Il sottotetto, recentemente ristrutturato, aveva più l'aspetto di una sala di danza che di un appartamento. Sul fondo, tra il bagno e uno scarno armadio a muro, era relegato l'unico pezzo con un tocco particolare: un letto matrimoniale a baldacchino, che pareva uscito da una favola per bambini, avvolto da veli e catene di candidi led.

Andrea avanzò e sdraiò la valigia rigida di fronte all'armadio, con un tonfo sordo che risuonò nello spazio per lo più vuoto.

«Devi rifarla da capo. Da Londra a Los Angeles in quanto? Ventiquattro o trentasei ore? Come si conta con il fuso orario?»

Carrie gonfiò il petto e sbuffò. Per un attimo rivolse gli occhi azzurri al soffitto di travi sabbiate e al lucernario centrale. Il cielo era cupo, screziato di viola a ovest. Qualche puntino bianco faceva già capolino, come briciole sopra un divano di velluto scuro.

«Finalmente è arrivato il grande giorno. Non fare quella faccia e inizia a preparare le tue cose prima di ripensarci», borbottò Andrea incalzandola. «Ci facciamo un boccone sul tetto della Rinascente, poi dormi da me e domani mattina ripartiamo.»

«Mamma mia! Quanta fretta. Mi fai girare la testa.»

«Io o il pensiero della folla in Piazza Duomo?»

«Sì, appunto. Dimentichi che è impossibile attraversare il centro di Milano senza aver organizzato una scorta.»

Carrie gli stava innanzi con le braccia conserte. Andrea protese una mano afferrandola dalla morbida pashmina opale che le cingeva il collo.

«Donna, tu puoi fare ogni cosa!», disse sollevando un sopracciglio ed enfatizzando la frase.

«Potresti fare l'attore», osservò Carrie illuminata dalla scenetta.

«Potrei...ma hanno convocato te.»

«Era meglio Londra»

«Per farsi fotografare sotto il nome Stardust stagliato sull'insegna led dello Shepherd's Bush Empire?» ribattè Andrea, dopo aver lasciato la presa e allargato le braccia teatralmente. «Sì. Non c'è paragone! Almeno per me che non ho altra scelta, ma io sono io...»

«Fallirò il provino. Non sono una vera attrice», commentò Carrie scuotendo la testa.

«Probabilmente...»

«Ah, grazie per l'incoraggiamento!»

Carrie pose le mani sui fianchi stizzita, ma anche divertita dalla sua impertinenza.

«Prego», continuò Andrea incurante: «Ma a noi che ce ne importa? Scrocchiamo un giro gratis alla spiaggia di Santa Monica».

«Solo se ottengo la parte, ha detto Denis», lo punzecchiò.

«Ah, non avevo colto...» ribatté Andrea, alzando le spalle e lasciandole ricadere subito dopo: «allora... ti devi impegnare perché ho messo il costume in cima alla lista delle cose da portare». Ruotò con il busto verso l'armadio e lo spalancò.

«E comunque lo ripeto: non sono un'attrice. Non capisco il motivo di questa proposta quando ci sono migliaia di professioniste più qualificate di me.»

«Ricominci?»

Carrie lo squadrò da capo a piedi, cercando di metterlo a tacere. Ma Andrea continuò imperterrito.

«Ti prego: basta con questa solfa! Sono due settimane che ne discutiamo. Chi lo sa come ragionano i registi? Magari è un visionario. Oppure vuole farti il filo. Hai presente tutte quelle belle storielle su registi e attrici?»

Stelle in polvereWhere stories live. Discover now