7: Una canzone senza parole:

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Marzo 2017

La pioggia scendeva ormai decisa e costante. Scivolava tra le pietre millenarie a lisca di pesce fino al centro della strada e spariva nei tombini, mondando i segni molesti di una civiltà irriverente.

Mauro si avvicinò. Le braccia abbandonate lungo il corpo. L'incedere lento e costante. Quando fu così vicino da essere pallidamente illuminato dalla luce del citofono, si fermò.

Goccioline come perle scivolavano lente dalle punte dei capelli e si attardavano tra le pieghe del volto. Sul suo viso la pioggia rallentava la propria corsa, come avesse chiesto indulgenza al tempo.

Carrie tremò. Lo studiò, domandandosi se davvero fosse solo acqua ciò che brillava attorno alle sue palpebre. Si lasciò rapire da quegli occhi più neri delle pupille. Vi era una forza oscura lì dentro, capace di attirarla come un magnete.

«Sei bagnato», sussurrò.

Il cuore le batteva in gola, il respiro era accelerato.

«Vuoi salire ad asciugarti un attimo?», le sfuggì in un soffio così leggero che non era certa di averlo pronunciato.

Mauro non rispose e avanzò. Allungò le mani, gli accarezzò il volto con i polpastrelli e poi lo strinse. Si avvicinò finchè i suoi occhi divennero due macchie scure confuse e il respiro, un soffio torrido sulla pelle gelida. Le sfiorò le labbra facendola fremere e poi vi si tuffò, come se volesse incidervi sopra le proprie.

Carrie si abbandonò a quel bacio. Un'onda di ricordi l'attraversò propagandosi all'infinito dentro di lei. Dimenticò l'ombrello che le cadde alle spalle, rivoltandosi. Solo il rumore dello scolo dell'acqua nei tombini superava in decibel, quello del cuore.
Poggiò le mani sul suo petto e le dita si fecero spazio dentro il giubbino, tra i risvolti della giacca, attraverso i bottoni della camicia fino a toccarne la pelle nuda. Un brivido scese a turbare la sua intimità. Allora, si staccò. Lo respinse con forza, aprì gli occhi e deglutì. Prese fiato. Anche l'aria era pregna del suo profumo. Non riusciva a respirare senza desiderarlo. No, non poteva sbagliare di nuovo. Non poteva perdere il controllo un'altra volta. Scosse la testa bagnata disseminando gocce ovunque. Si guardò attorno, allungò la mano e recuperò l'ombrello. Doveva fuggire via. Subito. Invece, avvertì le dita di Mauro risalirle la schiena e cingerle il collo. L'uomo la costrinse a girarsi e a guardarlo.

Per qualche istante si fissarono, occhi negli occhi. Carrie dischiuse le labbra, ma senza trovare le parole, come se la mente e il corpo non appartenessero più alla stessa persona.
Mauro le levò l'ombrello e lo chiuse con il laccio. Incrociò le dita con le sue e se le portò alle labbra per baciarle. Poi si girò verso il portone, portandosela appresso.
Carrie gli passò le chiavi e Mauro le ruotò nella toppa.

Quando furono dinanzi all'uscio dell'appartamento all'ultimo piano, si chinò, la prese in braccio e oltrepassò la soglia sino al letto. La sdraiò sul morbido piumino. Le tolse le décolleté nere e le sfilò i pantaloni. Si sollevò sulle ginocchia, tra le sue gambe aperte e si liberò degli indumenti bagnati. A torso nudo, cercò ammirazione in penombra come bisognoso di conferme, poi le spalancò il cappotto e si chinò verso la sua scollatura. Carrie gli passò le mani sulla nuca, si avvinghiò ai suoi ricci e lo strinse tra i seni, mentre il cuore le batteva più di quando calcava il proscenio a un concerto rock.

 Carrie gli passò le mani sulla nuca, si avvinghiò ai suoi ricci e lo strinse tra i seni, mentre il cuore le batteva più di quando calcava il proscenio a un concerto rock

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Stelle in polvereWhere stories live. Discover now