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Like the legend of the phoenix
Our ends were beginnings
~Get Lucky, Daft Punk

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I colpi alla porta interruppero i pensieri nei quali mi ero fiondata non appena JJ sparì dalla mia visuale.
Mi girai di scatto, appena in tempo per vedere mia zia entrare cautamente nella mia stanza con un sorriso innocente addosso.
Mi iniziai a chiedere come fosse possibile che prima di allora non avessi notato quanto falsa fosse quella sua espressione felice, quando in realtà era esattamente come qualsiasi altro adulto: egoista e problematico.

"Volevo darti la buonanotte..." disse incerta, notando quello che era un cipiglio scontroso sul mio viso.

"So che oggi non tutto è andato bene e mi rendo conto di aver esagerato e alzato un po' la voce, ma lo faccio per il tuo bene. Un giorno mi ringrazierai"

"Sicuro, ti ringrazierò di avermi chiusa in una casa, d'estate, quando dovrei essere qui in vacanza e niente di più." risposi acidamente, mentre piegavo un paio di magliette, pur di evitare di guardarla negli occhi.

"Allie, non capisci..."

"Hai completamente ragione. Non capisco proprio perché sono qui. Sono Pogue, non mostri. Cosa cambia da noi a loro? Dei soldi in più?" accennai ad una risata priva di felicità, solo sconcertata.

"Ascolta, i loro genitori..."

"No, tu ascolta." la sua espressione passò da tranquilla a scioccata, probabilmente non abituata a qualcuno che la contraddiva. Era evidente fosse una donna a cui nessuno mette mai i piedi in testa. Voltai lo sguardo verso di lei.

"Sono persone che conosco da quando ne ho memoria. Qualsiasi cosa i loro genitori abbiano fatto o detto, non mi importa. Non siamo i nostri genitori. Non importa quello che dirai, niente mi farà cambiare idea e lo sai. Sono miei amici.
Indossare vestiti di marca, sorridere falsamente e regalare caramelle ai bambini non fa di te una persona migliore di loro. Ora. Voglio dormire." girai il mio viso verso il letto affianco a me, in segno di non voler più sentire proferire parola da parte della donna. E così fu, lei annuì e uscì dalla stanza, sussurrando un "va bene... buonanotte".

Sbuffai, sedendomi a peso stanco sul letto e guardandomi in giro per la stanza, non concentrandomi realmente su cosa stavo guardando.

Balzò nella mia mente una malsana idea, scattai lo sguardo verso la finestra semi aperta. Mi guardai in giro un'altra volta, esaminando se la mia idea fosse davvero tanto malsana e sbagliata

"Oh.. fanculo." sussurrai, per poi infilarmi le scarpe e avvicinarmi velocemente alla finestra, l'aprì del tutto, sedendomi sul cornicione e dondolando per qualche istante i miei piedi nel vuoto.

"Andiamo Allie, salta" cercai di incoraggiarmi, per poi chiudere gli occhi e prendere aria per i miei polmoni appesantiti dall'ansia e dall'adrenalina del momento, poi saltai.
Atterai appoggiando mani e sfiorai il terreno umido con le ginocchia, per poi guardarmi indietro.

Iniziai una corsa verso una meta non precisa. Sarei potuta andare dagli altri, a casa di Sarah, al Wreck o da JJ. Invece mi trovai davanti all'acqua.
Mi fermai alle sponde, con le scarpe zuppe di sabbia
Il mare di notte ha sempre avuto il suo fascino, crea e attira pensieri e allo stesso modo, li abbandona, li porta via dalla mente.
Fa dimenticare i problemi e allo stesso modo li fa riaffiorare.

Tolsi le scarpe e feci qualche passo verso l'acqua, sentendo l'acqua accarezzarmi i piedi. C'ero solo io, l'acqua, il cielo stellato e il silenzio. E il mare mi ricordava ciò che avevo perso. Mi lasciai cadere a terra, portando il mio peso sulle ginocchia e il naso all'insù, rivolto al cielo. Chiedevo pietà perché ero stanca. Volevo tornare a casa, a sapere dove fosse "casa".
Volevo tornare bambina, perché lì non c'erano problemi, ero felice e non dovevo preoccuparmi di niente.
Il vento fresco della notte era stato capace di portare via anche quelle poche lacrime che mi erano rimaste, così non mi rimasero neanche quelle.

The Ring of Fire | Outer BanksWhere stories live. Discover now