Cap.10: rivelazione

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Erano le 8:30, fuori era buio, le nostre labbra erano separate da pochi centimentri ed i nostri occhi, guardandosi fissi, scrutavano l'interno l'uno dell'altro svelando il manto della sostanza più effimera lasciando esclusivamente la nostra realtà essenziale: sogni, paure, desideri, traumi, gioia, dolore, speranza.
E rimanemmo così; secondi, minuti, ore, il tempo lì non aveva alcun significato, un'eternità interrotta solo da un altro bacio ed altri mille dopo di esso. Andammo in camera da letto e con gli occhi di una gattina, che però celavano la forza di una tigre, mi disse
"Levati la maglietta"
Ed io obbedii, mi fece stendere e dal basso si infilò tra le gambe risalendo sino al mio volto dove incominciò a baciarmi, poi mi baciò sul collo e scendendo sul petto fino al basso ventre, lì mi guardo e fissandomi mi slacciò, uno ad uno, i bottoni del pantalone. Si fermò un attimo, probabilmente a causa delle, deludenti, dimensioni del mio pene eretto, ma poi si abbassò baciandolo da sopra le mutande e massaggiandolo, io imbarazzato le chiesi
"Spogliati anche tu"
Lei indugiò di nuovo e si allontanò un po', girandosi di spalle, aspettò un secondo, e respirò a pieni polmoni
"Davide... è il momento che tu sappia una cosa, non te ne ho parlato perché avevo paura che tu ne fossi spaventato, Davide"
"Di cosa parli?" Chiesi
"Della verità, avevo paura che ti saresti allontanato" rispose
"Tranquilla Greta, va tutto bene, qualunque cosa sia non cambierà in alcun modo ciò che provo e penso di te" la rassicurai
"Va bene, allora"
Greta, girata, si alzò in piedi, e si levò la maglietta e subito dopo si abbasso la gonna nera, poi passarono secondi e lei portandosi una mano alla testa si tirò i capelli che si scoprirono essere una parrucca, ed infine, si girò e vidi... vidi la tremenda verità nascosta, una verità costruita su centinaia di castelli di menzogne.
Dio era sparito, la sala del trono era vuota, si mormorava stesse combattendo per noi e che sarebbe tornato, ma io, in quel momento capii che Dio era morto; davanti a me, non stava più Greta, ma Emanuele Cortellazzo, il mio vecchio amico che credevo morto.
Incredulo gridai
"EMA??"
E lui
"Sì Davide, sono io"
Anche la sua voce era cambiata, io continuai
"SEI VIVO? MA COME? TI ABBIAMO CERCATO OVUNQUE QUELLA SERA A CASA DI VITTORIO, CREDEVAMO FOSSI MORTO!"
e con le lacrime continuai
"Io lo credevo..."
Lui prese un respiro
"Davide... io sono sempre stato attratto dagli uomini, ed in particolare da te, Davide, ma tu pensavi solo a Joseph, mentre la mia famiglia pensava solo a se, insultandomi urlando "Ominicchio! Ominicchio!" ogni volta che mi vedevano solo per il fatto di essere gay, ed io non ce la feci più, quella sera, mentre tu eri ubriaco andai in bagno ed inscenai la mia sparizione, simulando segni di combattimento e rompendo la doccia e nel caos scappai, scappando da questa vita che m'odiava. Camminai per due giorni, senza nessuno, senza meta, senza niente. Vagando per le strade vidi un barboncino che viveva libero nonostante tutto, mi ricordava me, facemmo amicizia e lo chiamai Feli e per altri giorni andammo in giro procurandoci insieme il cibo e, nonostante tutto, ero felice, almeno fin quando Feli non fu ucciso investito da una macchina, portando con se la mia forza di tirare avanti. Mi abbandonai in un vicolo a morire, ma poco prima che Tanatos mi prendesse, fu un uomo a trovarmi, con se aveva degli strumenti, era l'uomo che sarebbe diventato mio padre. Mi chiese "come ti chiami?", io gli dissi che non avevo un nome, lui attese e poi mi invitò a seguirlo. Mi portò a casa: mi curò, mi nutrì e mi diede un tetto sulla testa, aiutandomi a trovare me stesso.
Entrai in questa casa come Emanuele e ne uscii come Greta. Ma nonostante fossi rinata, in cuor mio ancora ti bramavo"
E chinò un po' il volto, distogliendo lo sguardo e dopo poco, la abbracciai
"Non lasciarmi solo di nuovo" dissi
E lei mi abbracciò.

Quella notte non studiammo greco.

Un cuore per dueWhere stories live. Discover now