DUL | SPICCHIO DUE

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Le proiezioni parlano chiaro: in questi giorni passeremo da un caldo precoce e anomalo all'anticiclone nord africano, grazie al quale in città come Kyoto e Okinawa sfioreremo la soglia dei quarantacinque gradi centigradi.
Jungkook passava la sera a girare tra i canali meteo per accertarsi anche di un vago miglioramento del tempo.

Una volta accesa la televisione, di soli venti pollici, si avvicinò alla finestra semi aperta e scostò le tendine in mussola di cotone, parecchio sgualcite, per avere un poco di riservatezza.

Dopo aver girato quel cortometraggio pornografico ed essendosi sentito repellente si era fatto un'intensa doccia.

«Oppa, voglio vedere Itazura Na Kiss. Lo mettono in onda fra dieci minuti.»
E di consueto, in salotto giunse la sorella con l'intento di recargli fastidio.

Questa si profilò sulla soglia del salotto.

Shin-hye aveva fatto forca a scuola quel giorno

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Shin-hye aveva fatto forca a scuola quel giorno.

Parlottava e si rivolgeva a lui come se nulla fosse, come se non avesse fatto l'ennesima assenza a scuola quando il fratello lavorava assiduo e sudava e ansimava a forza di fare tre lavori: il bodyguard cinque giorni della settimana, il commesso durante il fine settimana e ogni tanto l'idraulico a scarsa richiesta.

Il loro salotto emanava un vago odore di acqua detossinante all'arancia e cannella.
Jungkook ne beveva un intero bicchiere dopo giornate travagliate come quelle.

«No, non te lo permetterò.» gli rispose questi, sprofondando sul divano e, prima che i suoi stanchi piedi odoranti di sapone agli agrumi toccassero il suolo, si grattò il ginocchio destro scoperto visto che al momento aveva addosso dei pantaloni corti e sbiaditi.
Indossava anche una maglia turchino scuro di cotone, con un personaggio di Mew Mew ricamato su di essa.

«Non è spinto.» ribatté la sorella, posizionatasi davanti alla televisione.
Incrociò le braccia con un broncio severo scolpito in viso.

«Infatti fa schifo quel cartone, Shin-hye.» le rispose deciso.
D'un tratto notò sulla superficie di velluto del divano, dal colore dell'oro nero, un contenitore bianco opaco e, sebbene il primo secondo non lo avesse riconosciuto, si accinse attentamente a nasconderlo tra le mani.

Fortunatamente la ragazzina non aveva notato le pillole dimagranti del fratello.

«Oppa! Non mi lasci mai fare quello che voglio. Stai iniziando a scocciare un po'.» bastò solo una semplice frase per far scoppiare Shin-hye.

Shin-hye era una quattordicenne dal viso rotondo e giovanile, estrosa e testarda, vispa e perspicace e, incurante se l'indomani ci fosse stata scuola, amava oziare sul divano e guardarsi cartoni giapponesi.
A scuola non godeva delle simpatie dei compagni, non poteva propiziarsele poiché non aveva fatto il minimo sforzo per compiacere a quei ragazzini, i quali osavano assai dichiarare la loro ostilità nei suoi confronti.

UNDER YOUR BREATH, TAEGGUKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora