Cαριƚσʅσ 38

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«Sarò matta, ma sì, mi fido del mio rapitore. Forse soffro della sindrome di Stoccolma...», disse lei, sospirando.

«Te lo avevo detto che meditavo il sequestro di persona...», ammise lui con un piccolo ghigno.

Jisoo a quelle parole cominciò a fare mille viaggi mentali: loro due, una camera, nessun impegno e tutto il tempo da trascorrere insieme.
Tutto ciò che desiderava in pratica e il suo stomaco si mise a vorticare.

Il telefono di Taehyung iniziò a squillare.

«Deve essere nella tasca della giacca. Me lo prendi per favore?», le chiese, indicandole con la testa i sedili posteriori.

Jisoo allungò il braccio e afferrò il cellulare.

"Jimin. Perché lo chiama a quest'ora?", pensò Jisoo confusa.

Passò il telefono a Taehyung che, vedendo il nome sullo schermo, fece una piccola smorfia e rispose:

«Ehi Jimin! Tutto bene...sì, sì... », disse, tenendo il telefono all'orecchio con la mano destra e continuando a guidare.

Notò che era nervoso e che ogni tanto le lanciava delle occhiate, per poi distogliere subito lo sguardo.

«...dovremmo arrivare tra meno di un' ora...»

Jisoo strabuzzò gli occhi, continuando ad ascoltare la conversazione.

«Ok, ok...ciao...», terminò la chiamata Taehyung.

Poggiò il telefono sul cruscotto della macchina e non disse nulla.

«Stiamo andando a Seoul, vero?», domandò Jisoo, avvicinandosi a lui, alzando e abbassando le sopracciglia.

Taehyung alzò gli occhi al cielo, consapevole che il suo piano era ormai andato a monte.

«Complimenti Sherlock! Sei felice adesso?»

«Sì, molto! Non torno a Seoul da una vita!», disse lei, allungandosi verso di lui per dargli un bacio sulla guancia.

«Ringrazia il tempismo di Jimin...»

«Grazie comunque. Non sembra, ma io amo le sorprese...»

«E io mi diverto a farle. Vedi che c'è compatibilità?», disse Taehyung ridendo.

Jisoo tornò a guardare la strada, potendo finalmente fantasticare sulla meta del loro primo viaggio insieme.

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Raggiunsero Seoul e Jisoo cominciò a notare l'intensificarsi del traffico della metropoli, mano a mano che si avvicinavano dalla periferia al centro della città.
Attraversarono il Mapo bridge sul fiume Han e la luce dei grattacieli in lontananza si rispecchiava sulla superficie dell'acqua, creando giochi di luce che andavano dal giallo, all'arancione, al blu.

Teneva la testa quasi aderente al vetro del finestrino per osservare tutto ciò che la circondava e non perdersi nemmeno un dettaglio.
Ogni cosa sembrava essere più grande e più luminosa, ogni singolo particolare appariva diverso da come era abituata a Daegu: dalle vetrine dei negozi, gigantesche e ricche di design, ai cartelloni pubblicitari che rivestivano intere facciate dei palazzi, alla frenesia dei passanti che attraversavano strade immense e viali senza fine.

𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒗𝒆 (𝐕𝐬𝐨𝐨)Where stories live. Discover now