SEUTATEU | SPICCHIO UNO

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«Ci penserò io a te, Jungkook.»

Lo sguardo maturo di pel di carota mise in soqquadro il cuore di Taehyung.
Quest'ultimo non lo seppe spiegare di preciso ma gli era come un corpo ferramagnetico, di cui non sapeva definire il magnetismo: se ne possedesse in modo permanente o in modo temporaneo.
Col passare dei giorni lo avrebbe capito.

«Perché lo fai?»

«Come?»
La domanda di Jungkook lo sorprese inaspettatamente.

«Perché fai tutto questo? Ha senso?»
Tutto ciò, la pornografia, per il bodyguard non aveva senso.
Non era nelle inclinazioni della propria indole vendere il proprio corpo in modo così plateale.
E sebbene in passato, perdendo di vista il proprio fine, fosse stato fuorviato dalle cattive compagnie, ora si era ritrovato.
E voleva veramente capirci qualcosa. Voleva sentire delle plausibili spiegazioni da un porno attore come lui, uno prono a simili attività smodate come lui.

«Però, Jungkook. Quando parli, dici le cose.»

«Scusa.»

«Mah, ti dirò, a me piace tutto questo.»
Il bodyguard annuì taciturno.

A Taehyung ci eran voluti ben due anni per arrivare dove fosse arrivato.
Sono troppo impegnata per fare sesso con te.
Tra simili dichiarazioni da parte delle altre attrici, Taehyung in due anni era giunto al vertice del successo recitando nei porno gay.
Appena ventiduenne, era un noto pornostar giapponese di origini coreane.

«E comunque sia, tu hai bisogno di soldi come anch'io ne ho bisogno. In fondo, abbiamo tutti bisogno di soldi per essere felici, no? Quindi, che importa fare questo minimo sforzo? Ti dirò, quando abbiamo bisogno di una cosa così tanto, cioè la brami così profondamente che sia per necessità o per capriccio, siamo disposti a tutto. Siamo disposti a tutto, eppure non ce ne rendiamo conto. Se non per i soldi perché avresti accettato?»

«Ho bisogno di soldi, anch'io.»

«Vedi, Jungkook? Liscio come l'olio. Comunque inizia a sorridere un po', okay? O il signor Kitagami ti prenderà di mira.»

«Sì, scusa.»

«Taehyung? Posso parlarti in privato?»
Era una delle donne sedute vicino al set, i cui occhi sfavillavano di una gioia fosforescente, solo alla semplice vista del nominato.

«Oh, Yoko. Certo!»

Taehyung dunque si assentò un momento, seguendo la bella attrice dai capelli dalla consistenza della seta.

Il sole era ormai sotto l'orizzonte, il blando venticello quasi serale e quasi nascosta stava a preludiare le serate dei giorni seguenti.
Si profilavano delle serate colme di afa in quella monotona estate.
E a tal pensiero, Jungkook sbuffò. Sbuffò soprattutto all'assillante pensiero di tutte le bollette che avrebbe dovuto pagare per tenere i ventilatori accesi, non avendo aria condizionata in casa.
Viveva in un quartiere che di opulento aveva ben poco.

Ma al momento al proprio appartamento non voleva pensare.
Gli causava solo una soave mestizia.
Sbuffò ancora, però.
Sbuffò alla vista del proprio riflesso sul vetro trasparente del balcone.
Malgrado appena ventisettenne sapeva, o almeno sentiva, che la sua bellezza fosse ormai al tramonto. Sotto ai suoi occhi avevano preso vita dei solchi bluastri.
E due rughette solcavano la sua fronte.
Era alquanto stanco.
Tra tutti quei ragazzi giovialoni, giovani di mente, giovani di cuore, giovani di spirito, tra loro che conservavano la freschezza del carattere proprio della gioventù, Jungkook sentiva la franca e netta differenza, che lo poneva distante da loro.

Alla fine, questi decise di considerare i consigli giovevoli del corvino.
Era inutile tentennare, per quella pellicola ci si sarebbe messo d'impegno.
Pensando al ragazzo corvino, Jungkook gettò lo sguardo giù, sporgendosi un po' troppo sulla ringhiera arrugginita.

Il balcone prospettava un parchetto.
Un parchetto che puzzava di piscio; una morente radura cosparsa di bidoni di spazzatura inchiodati al terreno, un quarto della superficie era fatta da tappeti di gomma, che giacevano sotto allo scivolo ossidato e all'altalena disseminata fittamente di ruggine.

Insomma, aveva poco di gaio ed era giusto fosse così in quanto si trovasse nei pressi di un'agenzia pornografica, un vecchio edificio che presto sarebbe stato ristrutturato.

Un barbone si svegliò di botto appena un ragazzino gli calciò addosso di proposito il pallone da calcio.
E i suoi tre compagni di gioco si diedero alle grasse risate.
Jungkook prestò attenzione alla mancante rabbia con cui l'uomo dagli abiti consunti, dagli sbiaditi cenci addosso, si era rivolto ai giovinastri.
Comprese il vecchio.
Quei ragazzi avevano genitori ricchi.

«Salve, lei deve essere Jeon Jungkook. Io sono Shibuki.»
Questa lo interruppe.
Interruppe i suoi noiosi pensieri.
Era l'altra delle due ragazze, la bionda, la quale rivolgendosi al bodyguard con un pronome allocutorio, si era presentato a lui con uno specifico fine.

«Come ha conosciuto Taehyung?»

«È una storia troppo interessante per dirlo a te, Shibuki. Ora dobbiamo andare!»
Il corvino apparve dal nulla e con sé si portò via allegramente il maggiore.

Nessuno dei due proferì qualcosa finché non giunsero nuovamente davanti al set e davanti al direttore; un uomo schietto e corpulento, capelli brizzolati e oliosi, barbetta tagliata male e uno stuzzicadente tra i denti dal colorito giallo.

Bello cicciottello non sedeva comodamente sulla sedia che gli veniva dato.

Sono tutte puttane bistrattate. Ormai cieche per la brama dei soldi, sono in grado di sottostare ai rapporti più maschilisti di queste pellicole.
E ovviamente, giustificano la loro brama con la scusa dell'arte del nudismo diceva.
I porno attori, soprattutto le porno attrici, stando al suo dire, non lo facevano per inebriarsi di sesso ma, come il denaro aprisse molte bocche, altrettanto apriva molte gambe.
Delle sconce pellicole volgari per loro si tramutavano in soldi.

Erano, invece, assidui ricercatori quelli dell'industria pornografica, quelli addetti a tutto tranne che al recitare; tutto al fine di offrire un prodotto nuovo al pubblico, soprattuto quando l'industria andava prosperando.
Le pellicole che stavano girando con certe pornostar, le quali sottostavano a regole maschiliste, non erano sufficienti.
Un'orgia del sabato sera, tra containers di cocaina rosa, mezzo etto di eroina, sniffate di marijuana, sigari, champagne e giochi d'azzardo non era granché eclatante.

«Siamo pronti.»
Procedettero entrambi con passo indeciso verso il letto sul quale avrebbero fatto sesso.

Ad esser franchi, quella domanda del bodyguard per Taehyung era stato sufficiente per fargli dubitare di ciò che stava facendo.
Perché lo faceva?

«Ottimo, Taehyung! Sei perfetto.» lo acclamò un ragazzo esile, che si supponeva fosse l'addetto alle scene più ravvicinate.

Come se fosse stata la prima volta che pel di carota gli avesse fatto dubitare di qualcosa.

UNDER YOUR BREATH, TAEGGUKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora