14. Segreti

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Il vento diventa un vortice. Lori e l'orango si stringono ancora di più, Diego non riesce a tenere gli occhi aperti. "Se potessi riacchiapparlo..." pensa.

«È la fine» dice Liza, «gli alieni se ne vanno e noi siamo in mezzo al nulla», e pensa al serio problema per tornare a casa, senza contare quel nuovo peso sullo stomaco. Con il vortice, da terra si alza di tutto: polvere, foglie e quant'altro, che avvolgono i corpi e devono coprirsi la faccia con le braccia per proteggersi gli occhi e poter respirare.

La luce infine piomba su tutti. I piedi cominciano a staccarsi da terra, Diego si sbraccia per opporre resistenza, la gravità però li abbandona e il risucchio preleva gli alieni e anche i ragazzi.

«Noooo!» grida Diego. "Non voglio finire nel loro maledetto pianeta!" pensa.

I loro corpi sfrecciano, senza gravità o appigli, solo Lori è aggrappato all'orango che gli strilla nelle orecchie, spaventatissimo.

La durata del viaggio è come il primo, incalcolabile, forse breve ma così intenso da sembrare infinito e l'atterraggio è morbido, sull'erba. Diego apre subito gli occhi, prova nausea e vertigini, ma cerca con lo sguardo delle conferme immediate.

«Dove diamine siamo finiti stavolta?» dice, vorrebbe muoversi ma gli gira la testa e si deve accovacciare.

Lori è di schiena con l'orango così avvinghiato che pare un tutt'uno. Lisa ha lo stomaco sottosopra, si stropiccia gli occhi e vede un cielo terso, le gira la testa, nota un piccione appollaiato su un cavo elettrico.

«Questa è la Terra» salta in piedi, anche se stavolta le vertigini la fanno traballare.

Lori si alza a fatica, prova a staccarsi da dosso l'orango ma l'animale non ne vuole sapere.

«Aiutatemi ad alzarmi!» dice. Diego si fa forza e tira su anche l'amico con il suo ingombro. «Hai un aspetto orribile» gli dice Lori.

«E tu?» ribatte Diego indicando l'orango. Prima di potersi guardare intorno Liza li strattona.

«Siamo a casa!» indica tutto intorno «siamo ai piedi del bosco!»

«Sì!» grida Lori mentre guarda la strada in fondo al prato, «Andiamo a casa!» e si incammina verso il parco, ma Liza lo blocca.

«Fermati!» gli dice vicino all'orecchio, «ricordati che vi stanno cercando, ci sono le indagini della polizia e i giornalisti sono in città, dovrete dare delle spiegazioni plausibili!»

«Già» dice Diego «il mio orologio indica le diciannove, quanto siamo mancati? Un giorno circa, non è così grave da giustificare» sorride alzando le spalle.

«I tuoi hanno dato l'allarme nella notte, la tua sparizione ha fatto notizia e pure Leo, che non è certo tipo da fughe..., comunque non è questo il problema» dice Liza.

«A me non interessa» dice Lori, «ne ho avuto abbastanza, dirò che avevo bisogno di stare da solo».

«E dove dici di essere stato» gli grida Liza «che ne sappiamo dove hanno cercato o dove stanno ancora cercando».

«Che t'importa cosa inventerò, io me ne voglio andare!» sbotta Lori.

«Ragazzi, non è finita, in giardino di nonna ci sono almeno tre cuccioli di alieno!» dice Liza.

«E chi se ne importa!» gli grida Diego, «per quanto mi riguarda li puoi pure incendiare!»

"Noooo!" un grido fa eco nelle loro teste. L'alieno, che avevano dimenticato non appena hanno riconosciuto il luogo familiare, sbuca alle loro spalle. "voi umani distruttori" dice, "io deve salvarli".

Liza blocca la mano fremente di Diego, visibilmente infuriato, e parla a tutti, fissando negli occhi l'alieno.

«Diego è arrabbiato ma lo siamo tutti. Tu non capisci quello che ci hai detto sul nostro pianeta e quello che abbiamo vissuto insieme a te, se entri nelle teste dovresti assaggiare anche la nostra disperazione, ma non provi sentimenti e, soprattutto, ti sbagli!» dice senza riprendere fiato.

L'alieno resta a guardarla, allora Liza continua.

«Hai ragione su un fatto, che il nostro pianeta viene maltrattato, ma da alcuni, non da tutti, e poi non ci hai riportato a casa per gentilezza, ma solo perché vuoi quei cuccioli!» dice rossa dalla rabbia.

«Voi non siete buoni, perché abbandonate il nostro pianeta come un rifiuto, tu non sei buono, perché non hai avuto cura di noi, "cuccioli", come ci hai chiamato, ti servivamo solo come testimoni, inutili per altro, perché ci avresti abbandonato in una foresta!» a Liza scendono delle lacrime e i ragazzi restano a guardarla senza interrompere il suo sfogo.

«Vorrei solo andarmene...» sussurra Lori.

«Certo, con un orango attaccato al collo!» dice Diego, Lori lo guarda come se solo ora se ne rendesse conto, «ingarbuglia il rientro a casa» gli dice, ma prima che Lori possa replicare, Liza si riprende a parlare.

«Ci hai detto che con il nostro pianeta c'era un aiuto reciproco» dice puntandogli il dito contro e l'alieno inizia a dondolare, cambia qualche colore che sembra sguazzargli per tutto il corpo.

"Gli alberi hanno cresciuto i nostri cuccioli e loro hanno nutrito le radici, che sono tutte collegate sotto terra" dice con un tono che nelle loro teste sembra il rombo di una cascata "uno scambio di nutrimento, energia, ma ora non più possibile, è troppo rischio per futuro".

«Oddio che fastidio!» dice Diego strofinandosi le orecchie.

"Noi buoni e anche natura della terra molto buona" dice, "voi umani no, distrugge sempre più, molti cuccioli morti, il pianeta va verso la fine."

«"La fine" un corno!» dice Diego.

«Già» dice Lori.

Liza vorrebbe afferrarlo per un braccio ma poi ricorda quella sensazione strana e ci ripensa.

«Bene» dice, «siamo tutti qui perché devi recuperare i tuoi piccoli, gli ultimi, di cui non sapevi nulla, ti sei fidato di me» e l'alieno la interrompe.

"Non sapevo, ho comunicato e tu dici verità".

«Ah!», esclama Liza, mentre i ragazzi brontolano qualcosa di indecifrabile.

«Quindi» continua Liza senza scomporsi, «se puoi comunicare, mettiamoci d'accordo e facciamo un patto» si scambiano qualche sguardo. «Avete un debito con gli umani. Mia nonna ha avuto cura dei vostri cuccioli, quelli che abbandonati per terra», l'alieno aumenta di intensità di verdi e del rosso gli colora la pelle a chiazze e del calore passa anche a Liza. L'alieno emette una serie di gorgoglii e i ragazzi indietreggiano.

«Che fa, esplode?» dice Diego, Liza lo fulmina poi incalza ancora l'alieno.

«Sarebbero morti se non fosse stato per mia nonna!» gli grida contro.

«Scusa Liza» dice Lori che con l'orango la stanno fissando «ma come faceva tua nonna a sapere come innestare i semi o quel che erano negli alberi, non era piccola?» chiede.

«È per tutte queste assurdità che non riuscivo a credere alla storia degli alieni!» dice Diego. Liza continua a guardarlo male ma non gli risponde perché riflette. L'alieno sembra uno scarico di lavandino intasato, tanto gorgoglia incessantemente.

«Questo particolare non me l'ha mai detto» dice Liza, «non sapevo nemmeno che lo avesse fatto in realtà, ho solo riconosciuto il tipo di bozzo legnoso da cui lui ha estratto i cuccioli, ho dedotto...» e fissa l'alieno, «comunque sei in debito! Siete in debito!».

L'alieno a questo punto si blocca come una statua, mentre continua ad essere attraversato da chiazze luminose. Lori e l'orango guardano in alto e sgranano gli occhi.

«Ecco, ha chiamato la scia!» grida mentre l'orango urla tutta la sua paura.

Non fanno in tempo a dire nulla o a scappare, che una forte luce li investe. Diego afferra un cespuglio per impedire di essere di nuovo risucchiato ma uno spostamento d'aria gelida li costringe ad abbassarsi. Quando si rialzano, si trovano davanti tre cloni dell'alieno.

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