Prende posto sul divano, questa volta molto più vicino di quanto prima non fosse.
Poggia mollemente il braccio sullo schienale, e finisce di bere.
"Sei proprio senza speranze." sbuffo, cercando di concentrarmi sul mio bicchiere e non sui suoi addominali perfetti, o sui suoi capelli biondissimi e scompigliati e sicuramente morbidissimi.

Fallisco miseramente. Miseriaccia!

Dovrei essere incazzata con lui, e non solo per la questione del quidditch, ma perché ha anche invaso il mio spazio vitale su questo divano che è gigante, voglio dire… Ma questa è una tregua.

"Stai invadendo il mio spazio vitale." affermo, cercando di darmi un tono "Non riesco neanche a stendere le gambe."
"E perché?"
"Perché ti sei messo proprio qui davanti, idiota…"
"E questo ti impedisce di stendere le gambe?" alza un sopracciglio, divertito - soprattutto dal fatto che io, in questo momento, non abbia controllo sulle mie guance che stanno andando a fuoco, diventando dello stesso colore dei miei capelli -

Stendo le gambe sulle sue, con un misto di imbarazzo, frustrazione e … piacere.
Non appena lo faccio, il suo braccio finisce mollemente sopra di esse, stringendole e portandole più vicine a sé.


*


She's pure as New York's snow
She's got Bette Davis Eyes

Amo metterla in imbarazzo.
Inarrivabile, irreprensibile sempre e comunque. E quand'è in imbarazzo… Sono quei rari momenti della vita che uno deve imprimersi nella memoria perché non accadono spesso.

Non accade spesso che lei mi stia vicina, o meglio… accanto… come in questo momento.
Non so per quale strano motivo, in questo particolare momento, la sua presenza non mi infastidisca, come invece è a malapena tollerabile quella degli altri.

Mentre la guardo, quasi mi dimentico che mia madre non c'è più, e che questo è il maledetto giorno dell'anno in cui, tre anni fa, lei se n'è andata. Se n'è andata, e con lei… Se n'è andato anche il mio cuore.

Tutto questo, quasi scompare, diventando una sorta di eco, appena appena udibile, un sottofondo…
E non mi serve un bicchiere, non mi serve un pacchetto di sigarette… No.

Ho solamente il suo volto davanti, la luce del fuoco che risalta ogni suo dettaglio, facendo sembrare tutto il resto un contorno che non serve neanche tanto.

Non l'avevo mai osservata così da vicino, così attentamente. Non avevo mai notato che, per esempio, i suoi capelli rossi non sono come quelli di tutti gli altri pel di carota Weasley. Sono di un rosso più scuro, lucente, vivo. Disordinati, e bellissimi. Proprio come lei.

E non avevo notato neanche come quelle lentiggini sono cosparse sulla sua pelle, come rendano armonioso ogni angolo del suo volto, specialmente i suoi occhi… ecco, nemmeno a quelli, ci avevo mai fatto caso. Aperti, grandi, vivi. Di un azzurro che faccio fatica a collocare, che adesso sono fissi su di me, interrogativi.

"Cosa c'è?" mi domanda, col suo solito cipiglio alla Weasley.

Vorrei saperlo anche io, cosa c'è. Vorrei sapere cos'è quest'improvviso bisogno di allungare una mano e posarla sulla sua guancia, e sentire il suo calore arrivarmi dentro.

"Niente…" rispondo, deviando questi interrogativi veramente inopportuni che affiorano dentro.

Torno a fissare il soffitto, le sue gambe ancora sulle mie.

Heaven can wait... We're only watching the Sky!Where stories live. Discover now