Tu viandante, che riemergi di notte

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Quella sera, nel segreto del crepuscolo, due anime perse si riconobbero alla luce chiaroscurale degli ultimi raggi. Pochi passi ed erano uno di fronte all'altro, avvolti dai riflessi sfumati di un tempo sospeso.

Alle parole di Alexander si era fermato il mondo. Ho bisogno di te.

Urgente, intensa, dolcissima: la sua voce era la carezza di un fiume fra le crepe della terra riarsa. Alexander gli stava offrendo se stesso, senza esitazione, per proteggere la vulnerabilità che lui aveva appena lasciato intravedere. Un lungo brivido lo percorse. Si sentiva lusingato, commosso e spaventato all'idea di ricevere un regalo così prezioso.

Deglutì, e lo vide avvicinarsi per tracciare il suo profilo, fino a sfiorargli le labbra con la punta delle dita. Ma, ostinato, gli trattenne il polso: «Non potrai tornare indietro, dopo.»

Voleva Alexander, eccome se lo voleva, anche dopo il momento doloroso che avevano condiviso. O forse anche per quello: dentro di lui, fra le sue braccia forti, sarebbe stato finalmente a casa. Aveva trascorso la vita ad assecondare le pulsioni peggiori, senza perdere nessuna occasione, incurante dei sentimenti altrui. Lo avevano amato: non aveva saputo cosa farsene, di quell'amore.

Era egoista e non se ne faceva una colpa. Prendeva, esigeva, cercava inconsapevolmente di strappare a morsi ciò che il destino gli aveva negato. Senza riuscirci mai. Era circondato da stupidi illusi di poterlo cambiare, da ciechi incuranti del desolante disastro: il suo cuore era rotto, ormai spento, avvizzito. E lui, Magnus Bane, non sarebbe cambiato per nessuno.

Aveva dimenticato cosa significasse tenere un'anima fra le mani, vezzeggiarla, coccolarla. Si era promesso di non rifarlo, ed era un uomo di parola.
Non dopo l'ultima volta, non dopo di lei.
Ma con Alexander... Neppure durante il loro primissimo incontro avrebbe saputo ferirlo, se si fosse presentata l'occasione. Questa consapevolezza lo aveva sfiorato all'istante, per poi colpirlo la sera successiva come uno schiaffo.

La felicità di quel ragazzo era l'unica cosa importante: approfittarsi del suo buon cuore era fuori discussione. Se in futuro avesse espresso lo stesso desiderio, avrebbe reso indimenticabile ogni momento. Fiori, innanzitutto. Si sarebbe presentato alla porta di Alexander con decine di rose bianche, innocenti quasi quanto lui. E lo avrebbe viziato. Con calici ricolmi del vino rosé che aveva scoperto piacergli tanto, con le ostriche che...

«Non vorrò farlo. Non sono mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia.»

Fu la rapidità, forse. La foga con cui Alexander pronunciò le prime parole, a frenare il corso dei suoi pensieri. Restò in silenzio mentre il suo ragazzo aggiungeva, con le guance in fiamme e lo sguardo sfuggente: «Lo voglio, Magnus, se tu... insomma, se anche tu...»

Le parole morivano su quella bocca sublime, insieme alla determinazione tirata fuori da chissà dove. Non era abituato a chiedere, Magnus lo sapeva bene. Si era accorto di come Alexander captasse i sentimenti altrui con un'acutezza che non smetteva mai di sorprenderlo e vi si conformasse quando veniva lasciato libero di agire. Non era masochismo, né debolezza. Era piuttosto una generosità profonda e garbata, che lo induceva a scegliere la felicità altrui anche nelle piccole cose.

No, Alexander non chiedeva mai.
Eppure con lui doveva imparare a pretendere.

Con deliberata lentezza, cercando i suoi occhi, gli baciò entrambi i dorsi delle mani. Senza interrompere il contatto venerò il palmo destro e se lo poggiò sul cuore. Per mostrargli come batteva, vibrava per lui.

Alec sollevò il capo e Magnus... perse un battito. Fra le pieghe di quello sguardo incredibile, nelle linee della sua pelle di porcellana, l'uomo ritrovò una vecchia compagna. Si nascondeva insolente, faceva capolino maliziosa e beffarda. Non si stava sbagliando: conosceva bene la paura. Ciò lo indusse a insistere: «Alexander, io ti aspetto e lo sai. Non dobbiamo correre.»

Fuoco e DiamanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora