Discesa agli Inferi

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Aveva trascorso la notte insonne.
Preoccupazione, angoscia, senso di impotenza continuavano a non dargli tregua, mentre gli eventi delle ore precedenti si rincorrevano nella sua mente con ritmo incessante.
Cosa aveva fatto scattare Magnus così? Cosa gli nascondeva? Chi era quell'uomo?

Sottile, quasi invisibile, serpeggiava in lui la paura che l'altro fosse effettivamente coinvolto nel delitto. Non voleva darvi voce e si curava di nasconderla a se stesso, perché il solo pensiero gli faceva orrore.

Aspettò che fosse un orario decente per presentarsi al locale - Ragnor non doveva aver avuto una nottata migliore della sua - e si avviò. Stavolta bussò piano, e immediatamente la porta si aprì.

«Aspettavo trepidante il tuo arrivo» lo accolse quello, con un sorrisetto beffardo.

«Come sta?» Gli lanciò un'occhiata in tralice, tra il contrariato e il divertito, mentre l'altro si spostava per lasciarlo entrare.

«Dorme, finalmente... Sali, ti preparo un caffè.»

Seduti in cucina, i due fissavano la propria tazza senza proferire parola, finché Ragnor non ruppe quel silenzio ingombrante. «Senti, scusami per ieri sera, ero nervoso. È vero che non vi frequentate da molto, ma Magnus si fida di te. Tiene a te, e vuole proteggerti. Sono felice che tu sia entrato nella sua vita e che ti ostini a rimanere anche se fa di tutto per mandarti via.»

«Te l'ho detto, non vado da nessuna parte.»

L'altro gli sorrise debolmente, con riconoscenza. Vegliavano insieme sul sonno sofferto di Magnus: dall'altra stanza giungevano i suoi sospiri inquieti, talvolta qualche singhiozzo sommesso, stralci di frasi senza senso. L'alcool doveva aver amplificato qualsiasi angoscia lo agitasse, tormentandolo maggiormente.

Se fosse stato da solo, Alec sarebbe corso da lui, lo avrebbe stretto fra le braccia e al diavolo se si fosse svegliato. Sentirlo soffrire così lo stava annientando. Ma Ragnor lo fissava intimidatorio, come a sfidarlo a fare un solo passo. Francamente, era irritante.

Furono le sue urla a spezzare il muto scontro che stava avvenendo tra loro. La voce distrutta di Magnus graffiava l'appartamento, strizzando il cuore di Alec in un pugno d'acciaio. Scattò immediatamente dalla sedia, seguito dall'amico, e si precipitò in camera da letto.

Lo vide contorcersi fra le lenzuola, consumato da un fuoco interiore che non sembrava spegnersi. Il sudore, misto a lacrime, imperlava i bei lineamenti sconvolti dal dolore. Tremava, e continuava a gridare.

«...LE FIAMME...! BRUCIA, BRUCIA, STA BRUCIANDO TUTTO...!!!!!!»

Si avvicinò a lui, ma Ragnor lo trattenne. Sapevano entrambi che era meglio aspettare che si svegliasse da solo.

«...INNOCENTI...! SONO INNOCENTI....! SIAMO DEI MOSTRI!!!!!»

«Magnus, va tutto bene, sei a casa», non riuscì a fare a meno di dirgli.

«...TUTTO DISTRUTTO...! SOLO MACERIE...! NON RESTA NULLA....!»

«Magnus, è un incubo, non sei da solo, sono qui con te...»

Guardò Ragnor, che scosse il capo. La rassegnata tristezza che riempiva il suo sguardo dimostrava che non era la prima volta che assisteva a scene del genere. Alec provò un senso di déjà vu: aveva sperimentato la stessa maledetta impotenza per parecchie notti in passato, mentre sogni simili divoravano i suoi commilitoni. Visioni mostruose di una guerra che aveva solo saggiato e che mai avrebbe mai voluto combattere.

«...NO, NO, NO! LUI NO!NOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!»

Ma stavolta tutta quella sofferenza sembrava davvero insostenibile. Decise che non avrebbe assistito invano un secondo di più.

Fuoco e DiamanteTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang