Il Diavolo Veste...

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KYLE
Jade era via ormai da qualche giorno, io e Michael avevamo passato il natale a mangiare pizza e guardare la tv nella nostra stanza.
Avevo raccontato a Michael ciò che le avevo detto prima che partisse, e lui aveva passato un'ora a vantarsi del fatto che aveva sempre saputo che sarebbe andata a finire così.
Non gli diedi retta, ciò che avevo detto era stato stupido. Tenevo a lei, ma crescere con Lucifero mi aveva insegnato che amare qualcuno portava solo alla propria rovina, perché diventava la nostra più grande debolezza.

"Secondo me dobbiamo provare a farla parlare con un koala." Disse Michael guardando il libro davanti ai suoi occhi.
"Eh?" Commentai.
"Le abbiamo fatto provare di tutto, ma non abbiamo ancora provato a farla parlare con gli animali." Alzò le spalle, come se fosse ovvio.
"Okay... ma perché proprio con un koala?"
"Perché sono carini!" Esclamò e io alzai gli occhi al cielo.

"Non vedo l'ora che Jade torni così da potermi godere l'imbarazzo tra di voi." Disse.
"Beh grazie tante." Scherzai.
"E poi tu sei il primo a guardare Rosie come se avessi vinto alla lotteria." Aggiunsi e lui cambiò subito espressione.
"Io non mi innamoro Kyle, sono già innamorato dell'amore... degli altri però." Disse.
"Non ha senso, ma lascio stare." Tornai a guardare il mio libro di ricerca sulla magia oscura, e con la coda dell'occhio lo vidi diventare cupo improvvisamente.

🐨🐨🐨

"Il diavolo veste Adidas."
Sorrise Michael, mostrandomi la sua tuta nuova di zecca.
"La frase non era così." Sospirai.
"Cosa fai?" Chiese, vedendomi impegnato a colpire lo schermo del telefono con le dita.
"Sto cercando di capire come funziona il mondo degli adolescenti di oggi." Mi stavo davvero annoiando.
Michael alzò le sopracciglia curioso.
"Non ho ancora capito a cosa serva Itragam."

"Instagram" Mi corresse.
"Perché questa ha postato una foto delle sue unghie? E cosa significa questo acronimo 'dcp'?" Chiesi esasperato. Michael scosse il capo comprensivo.
"Si tratta di qualche incantesimo oscuro di cui non siamo ancora a conoscenza...non pensarci troppo, vai su Tik Tok piuttosto." Spiegò e io gli lanciai un'occhiataccia, non avrei imparato un altro balletto per colpa sua e dei suoi stupidi follower.

Improvvisamente iniziai a tremare.
Michael spalancò gli occhi.
"Cosa succede?" Chiese. Sbiancai e iniziai a sentirmi leggero.
"Credo di aver capito." Ammisi.
E in un attimo, attraverso una proiezione astrale, mi ritrovai faccia a faccia con mio padre.
"Papà!" Esclamai. Lui mi guardò dall'alto al basso con espressione serissima.
"Ti ho convocato per avere novità, e per dirti che non voglio più aspettare, voglio che la porti da me appena torna."
Spalancai gli occhi.
"Ci avevi dato quasi sei mesi di tempo, non ce la faremo mai, non è pronta."
Scosse il capo con decisione.
"Tre settimane, ora sparisci." Disse, sbattendo il bastone che portava sempre con sé per terra, e in un attimo scomparve e ritornai da Michael.

"Wow." Commentò.
"Sembra tu abbia visto il diavolo in persona." Lo guardai male e mi sedetti.
"Ci ha dato solo altre tre settimane." Spiegai. "Cazzo!" Esclamò arrabbiato, evento raro per lui. "Dobbiamo muoverci." Dissi soltanto, per poi uscire dalla stanza e prendere un po' d'aria. Dovevo riflettere.

Andai sul terrazzo posizionato sul nostro piano e respirai lentamente.
Io non sapevo cosa volessi davvero, ma volevo continuare a vivere in quel modo... come un ragazzo normale.
Avere dei poteri mi aveva sempre fatto sentire speciale, ricco in un modo che altri non potevano nemmeno immaginare. Ma a che prezzo? Se ad essere ricco non era il mio cuore, il resto non era rilevante.

Alle mie spalle sentì la porta del terrazzo chiudersi, e mi voltai trovandomi davanti un ragazzo dal volto familiare.
"Kyle." Disse e io mi incupì.
"Chi sei?"
Si avvicinò verso di me lentamente e io mi raddrizzai per essere pronto a colpirlo.
Lo osservai meglio e lo riconobbi, lo avevo visto alla festa degli Alpha Boys.
"Penso che tu lo sappia."
Alzai un sopracciglio, non seguivo il suo discorso. Lui sembrò intuirlo, e appoggiò una mano sulla mia spalla.

A quel contatto la mia mente entrò in un tunnel di ricordi, dei suoi ricordi.
E vidi mio padre. Il ragazzo era stato un suo seguace, ma poi si era innamorato e dovette pagare un caro prezzo. Scappò e continuava a nascondersi da lui da anni, e sapeva che io ero suo figlio. Tolse la mano dalla mia spalla e io mi sentì come se fossi tornato a galla dopo una lunga apnea.

"Tu sei Nathaniel." Dissi e lui annuì confuso. Mio padre mi aveva parlato di lui, e di tanti altri seguaci che lo avevano tradito e a cui dava la caccia, perché nonostante i suoi immensi poteri, non riusciva ad avere il pieno controllo quando c'era di mezzo la terra del falso Dio, che proteggeva tutti coloro che erano schierati dalla sua parte. E Nathaniel, scegliendo l'amore, era decisamente dalla sua parte.

"Cosa vuoi da me?" Chiesi, non lo avevo mai guardato bene e la mia mente non era riuscito a percepire la sua presenza, troppo preso da altre cose. "Sei tu che sei qui per me, e per Jenna." Disse con una nota di perplessità. "Chi è Jenna?" Non avevo idea di cosa stesse parlando.
"Lei è un'altra... come me." Commentò. Un'altra traditrice.
"Io non sono qui per voi." Ammisi, per quanto mio padre volesse dargli la caccia avevo problemi più importanti a cui pensare.

"Davvero? Credevo fossi qui per portarci da lui... ma allora che ci fa uno come te qui?" Chiese, più sereno.
"Non sono affari tuoi." Distolsi lo sguardo e ripensai al tour che feci con Jade nella loro casa.
"Immagino che quelle stanze siano opera tua." Dissi, e lui non sembrò capire. "Beh comunque... siamo a posto?" Disse, facendomi capire che se io non avessi detto nulla a mio padre, lui non avrebbe detto nulla di me. Annuì e andò via, e pensai a quante cose mio padre non mi aveva detto e di come ormai non mi fregava quasi più niente di nessuno, se questo non riguardava lei.
Una cosa era certa: dovevo parlarne subito con Michael.

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