Capitolo 25 - Italy

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Sono passati ormai due mesi da quando sono andata via da Sydney.

L'Italia è un bel paese, si sta bene, fa caldo, l'arte e la cultura sono i punti forti di questo territorio, ma senza i miei amici non riesco a stare.

I ragazzi sono carini, ma niente in confronto alla bellezza australiana!

Il cibo ottimo, ma è difficile riuscire ad apprezzarlo quando ti senti una morsa allo stomaco.

Riuscire ad integrarsi nelle scuole italiane è difficile.
Gli stranieri vengono considerati come persone strane e quindi vengono per la maggior parte evitati.

La lingua italiana è difficile da capire e studiare per un'australiana come me.

Vorrei tanto essere riportata nel mezzo del nulla. Nel mezzo dell'Australia. Con le persone a cui voglio più bene della mia stessa vita.

Stare lontano da loro è difficile perché mi sento vuota dentro.
O forse questa sensazione di vuoto che provo è perché il mio cuore si è spezzato ben 65 giorni fa, quando il mio aereo è decollato, lasciando una parte di me stessa ai miei amici.

Il mio rapporto con gli atri? Ogni tanto li sento, ma raramente in quanto ci sono più di 10 ore di fuso orario tra Roma e Sydney.
Quando io mi mangio la pasta alla cabonara, loro si stanno bevendo la camomilla pronti per andare a nanna.

Mi manca tutto quello che avevo prima di partire, mi mancano i risvegli con le risate in sottofondo, mi mancano le giornate passate in spiaggia con gli amici, mi manca svegliarmi tra le braccia del mio ragazzo.

Luke...

Quanto lo vorrei qua con me.

Di certo i miei genitori non migliorano la mia situazione.
Passano tutta la giornata a litigare ed urlarsi dietro.

Mia mamma è distrutta perché mio papà non è praticamente mai a casa, è sempre a lavoro.
Lei non riesce più a stare a casa da sola.
Quelle poche volte che papà è a casa non fanno altro che litigare ed urlare, litigare ed urlare.

Papà non è un uomo violento o cattivo, assolutamente.
Un suo difetto è sicuramente che si dedica troppo al lavoro, trascurando sua moglie e soprattutto sua figlia.

Ho pochi ricordi di miei compleanni festeggiati con lui a casa, oppure lui che mi porta la torta di compleanno dicendomi "Auguri principessa", di lui che mi porta al parco, mi spinge sull'altalena o mi accompagna a prendere il vestito per il primo ballo a scuola.

Niente di tutto ciò.

Ho ricordi solo raffiguranti lui rinchiuso nel suo ufficio a casa a lavorare, fino a tarda notte.

In casa doveva sempre regnare il silenzio.

Una volta mia nonna mi aveva comprato un cd e io lo avevo inserito nel lettore cd a casa per sentirlo.
Mio papà è arrivato furioso in salotto e mi ha obbligato a spegnere "quel fracasso" perché lui stava lavorando.

Se volevo portare a casa delle mie amiche il pomeriggio o per un pigiama party, mia mamma cercava sempre di posticipare quell'occasione, in quanto diceva che era meglio lasciare lavorare papà, altrimenti dopo si innervosiva.

E io la capivo la mamma e quindi trovavo sempre una scusa con cui giustificarmi con le mie amiche.

Non è stata un infanzia molto facile la mia, mi sentivo parecchio esclusa o comunque inferiore alle mie amiche che invece mi invitavano a casa loro, che avevano il papà presente ad ogni compleanno o ad ogni occasione particolare.

E quei papà erano quelli che quando venivano a dare la buonanotte alla figlia, la davano anche alle amiche.
Ho ricevuto più buonanotti dal papà di Sam che dal mio.

Ho sempre invidiato il rapporto che Sam ha con suo padre.
Lui è un uomo fantastico: generoso, premuroso (ma non troppo) e con una buona educazione alle spalle, valore che ha certamente passato alla figlia Sam.
Non sto dicendo di non essere stata educata o altro, anzi, mia mamma è sempre stata molto severa su certe cose.

«Perché non sei mai a casa? »

«Come pensi che vada avanti questa baracca?»

«Non pensi a me? A tua moglie? »

«è proprio perché penso a te che passo la mia vita dentro quel cazzo di ufficio per farti vivere nel lusso»

«Ma noi non te l'abbiamo mai chiesto Tom!»

Eccola iniziata l'ennesima litigata del giorno...

«Tom non pensi a tua figlia Maggy? Passa l'intero giorno e l'intera notte a piangere perché gli mancano i suoi amici, gli manca tutto quello che aveva in Australia. Possibile che tu non te ne renda conto? Mangia pochissimo, è dimagrita e non ha nessuno qui. Lei ha bisogno dei suoi amici . Ma tu non te ne sei mai reso conto, perché troppo preso nel compilare e firmare queste stupide carte. Troppo impegnato per accorgerti di come se la passa tua figlia. Tu sei sempre stato troppo impegnato, anche quando tua figlia festeggiava i compleanni, tu eri troppo impegnato a startene in ufficio. O troppo nervoso per permettere a tua figlia di invitare amiche a casa o semplicemente ascoltare musica come qualsiasi bambina vorrebbe. Ed è colpa del tuo poco tempo passato a casa e quindi delle nostre litigate se è stata quasi violentata in quel maledetto parco un anno fa»

«Non scaricare a me la colpa di quel mezzo stupro. Non è colpa mia se tua figlia ha preso tutto da te. Non sa affrontare i problemi e quindi preferisce scappare»

«Che pezzo di merda che sei Tom. Mi vergogno di averti sposato»

Forse papà ha ragione, non so affrontare i problemi.

Quindi mi rinchiudo in me stessa ed inizio a piangere pensando a tutte le volte che gli altri mi hanno detto che non devo prestare attenzione a quello che mio papà dice, in quanto non mi merita come figlia.

E forse sono questi pensieri che mi fanno andare avanti e combattere a testa alta.

Forse sono stato un errore diciassette anni fa, forse non sarei mai dovuta nascere.

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Eccomi tornata tra voi :)
Ringrazio tantissimo per le visualizzazioni, che aumentano ogni giorno e la cosa non può fare altro che rendermi migliori le giornate
Ritorno presto
Vale

Beside you || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora