CONNESSIONI

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Oggi siamo felicissimi di ospitare  @amarantoazzurro che ci ha permesso di condividere con voi la sua storia. L'amore, come tutti sappiamo, ha tante sfumature, e noi siamo sempre felici di ospitarne qualcuna!

 L'amore, come tutti sappiamo, ha tante sfumature, e noi siamo sempre felici di ospitarne qualcuna!

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"Chissà se c'è qualcuno ancora in vita che possa ricordarsi di lui", mi chiesi quel due novembre di molti anni fa, dopo che un fiore giallo si era sfilato dal mazzo ed era caduto a un passo dalla sua tomba. Ricordo che avevo fretta e mi sentivo a disagio a schivare tutta la gente che sciamava lenta alla ricerca dei propri cari estinti. All'ennesimo slalom un ragazzino mi aveva dato una gomitata, si era scusato scortesemente ma non gli diedi importanza. Piuttosto ero scocciato, quell'urto aveva rovinato il mio mazzo di fiori, uno dei quali era caduto a terra costringendomi a chinarmi per raccoglierlo. Odiavo farmi scivolare le cose dalle mani e detestavo raccoglierle da terra. Ma era stato in quel momento che il suo volto ritratto in una foto, oltremodo antica, aveva risvegliato la mia curiosità.

Incredibile.

Non avevo mai subito il fascino di un uomo stampato in una immagine, quella poi era di un bianco e nero confondibile con il seppia e beige, ben lontana dalle moderne stampe in pixel. Però il fuoco che mi aveva incendiato le guance stabilì l'eccezione alla regola. Fissai nella mente quegli occhi grandi, intelligenti, svegli, il mento affilato, serio arrogante, e la bocca felina dipinta dalla mano della perfezione. I capelli poi, vagamente ricci, disordinati e carezzevoli, scoprivano la fronte quadra dove le sopracciglia sembravano ali spiegate e potenti.

È assurdo, non è possibile. Non si possono avere pulsioni per i defunti, è immorale! Ma vallo a spiegare al battito che mi era mancato nel petto, per Dio. Di quella tomba, non c'era molto da osservare. Era un sarcofago imbiancato con calce viva. Stonava con i ricchi condomini funebri che lo affiancavano, dove marmi di pregio e cornici di ottone ostentavano un certo lusso, dove i nomi erano in caratteri ricercati e lucidati a dovere, e dove i fiori traboccavano con presunzione di devozione dei cari ancora in vita.

Ecco, quel sarcofago era così povero che non c'era nemmeno il nome, neppure scritto alla buona sulla facciata. Neanche un fiore c'era, ma almeno quello che avevo perso, col permesso inespresso all'anonimo estinto, glielo porsi io. Però almeno il nome di quel volto volevo conoscerlo e così mi misi ad attendere che qualcuno si fermasse, magari per elevare una preghiera, ma nonostante il via vai affollato del giorno della commemorazione dei defunti, a quella tomba non sostò nessuno; che tristezza.

Nessuno notò neppure me, come se l'anonimato del bell'uomo antico ammantasse pure me. Però non avevo voglia di mollare la faccenda. Il giorno dopo ritornai al cimitero e chiesi informazione al piccolo ufficio. Ero speranzoso, ma non avendo un legame di parentela con lo sconosciuto non possedevo i requisiti per ottenere informazioni; il che era paradossale: se fossi stato un parente di sicuro avrei saputo il nome dell'affascinante rapitore del mio cuore e mi sarei risparmiato l'assistenza mediocre di un direttore che non sapeva dove pescare i dati negli elenchi storici dei tumulati.

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