Frank Stewarts

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Caro Diario,

la giornata di oggi non è stata una delle più piacevoli. Con il costante pensiero che l'assassino è sempre più potente e inarrestabile mi sono fiondato sugli appunti e le mie varie scartoffie. Ci ho lavorato sopra incessantemente tutta notte, ma continuo a non capirci assolutamente nulla. Nonostante le ore di ragionamento, riflessioni e appunti non riesco ancora a cogliere il perchè di questo assassinio. Chi lo ha pianificato? Chi lo ha eseguito? Ma soprattutto, perchè? Questa storia di Frank Stewarts, l'amico al quale Evelyn aveva confidato le sue scoperte...  è un gigantesco caos. Per ora il caso è paragonabile ad una matassa di fili tutti intrecciati che non si riesce a sbrogliare. Il mattino seguente, dopo aver passato così tanto tempo chiuso in casa alla fioca luce di una candela, la mia carnagione è passata da essere di un rosato acceso ad un colore paragonabile ad un bianco latte pallido. Sembravo un cadavere: mi serviva aria fresca. Non ne potevo letteralmente più, dovevo uscire. Presa questa decisione, mi sono infilato il cappotto, ho preso la mia valigetta e sono uscito frettolosamente dal minuscolo appartamento preso in affitto. Una volta aperta la porta, una sorpresa mi aspettava. Dinnanzi alla mia porta c'era Evan Smith. "Buongiorno. Ciambelle?" ha chiesto, con un enorme sorriso stampato sul viso. "Direi di sì, accetto volentieri." ho risposto, ridendo. "Ottimo! Temevo che avesse già fatto colazione." detto ciò, aprì l'enorme scatola di cartone che aveva tra le mani, la quale emanava un odore molto invitante. "Fortunatamente sono ancora ben calde. Vuole accomodarsi a casa mia oppure-" "Gradirei rimanere fuori, grazie." ho pronunciato io. Mi sono guardato intorno alla ricerca di una panchina, ma vicino alla mia abitazione provvisoria non v'era nulla di simile. Tuttavia, c'era il parco. Quello sarebbe sicuramente stato pieno di panchine, quindi ho detto: "Vogliamo andare al parco? Oggi è una giornata incantevole.". Smith annui con un rapido movimento della testa, poi si girò e iniziò a percorrere la strada in porfido. Mentre ci incamminavamo verso il parco, parlavamo del più e del meno: la vita, la famiglia, la situazione economica... ho avuto modo di scoprire tante cose interessanti su Evan. Egli è sposato e ha due figli, Marge e Robert, che hanno rispettivamente 13 e 15 anni. Non l'avrei mai detto, francamente. 

Una volta arrivati al parco prendemmo posto ad una panchina. Era perfetta: l'ombra, la brezza fresca che scompigliava i capelli e i raggi di sole caldi che filtravano dalle folte chiome degli alberi. Il parco era vuoto: la gente era tutta barricata in casa, e coloro che non si sentivano sicuri avevano lasciato il villaggio. Non volava una mosca: le risate dei bambini erano spente, i passi frettolosi della gente rimbombavano silenziosi tra il borgo vuoto mentre il canto dolce degli uccelli spezzava un po' l'atmosfera cupa. Ho iniziato ad addentare una ciambella riccamente farcita con crema pasticciera e lamponi. "Abbiamo notizie sul nostro uomo?" ho domandato, dopo avere ingoiato un boccone. "Se con <<nostro uomo>> intende l'assassino, no. Ma sappiamo qualcosa su Frank Stewarts." "L'amico di Evelyn?" "Proprio lui. Se fossi in lei non lo etichetterei come amico. Potrebbe essere stato lui ad ucciderla" ha detto, serio. "Ma no? Veramente?" ho chiesto, con aria sbigottita. "Esatto. Frugando tra i diari di Evelyn ho trovato... questo. Eccolo" ha detto, allungandomi un bel diario di colore rosa chiaro con un'etichetta bianca sulla quale era scritto in modo molto elegante il nome della ragazza: Evelyn O'Brien. Una volta aperto, ho iniziato a sfogliarlo. La prima cosa che mi è saltata all'occhio era la calligrafia: nella prima metà del diario la scrittura era tutta ben curata, il tratto della penna stilografica era omogeneo, l'inchiostro ben distribuito e le pagine erano persino decorate da alcuni fiori disegnati. Andando oltre però, verso le ultime pagine, la calligrafia era tutta storta, piena di scarabocchi, di macchie d'inchiostro e di errori grammaticali. Si capiva che Evelyn scriveva molto in fretta, in modo disordinato e poco accurato. "Vede? Guardi, guardi com'è disordinata. Era senza dubbio sottoposta a molto stress! Ma ecco, ecco quello che mi interessa di più." disse, indicandomi una pagina giallognola. Essa recitava: 

Caro Diario,                                                                                                                            20.10.1910                   

Il mio migliore amico Frank mi è sempre stato accanto. Dolce, sensibile                                            e anche con un chè di carino. Gli voglio tanto bene. Solo che... ultimamente....                            non so come descriverlo ma è... strano. Si insinua spesso a casa nostra con                                    la scusa di voler vedere mio padre, lo scorta in una stanza e gli parla per almeno 30 minuti. Alla fine di quelle conversazioni mio padre è sempre molto stranito, per non dire spaventato. Inoltre, Frank non mi degna di uno sguardo... devo essere sempre io a salutarlo per prima e a farmi notare, altrimenti non fa lui il primo passo. Non so, sono inquieta. Spero che sia soltanto un periodo.

Evelyn

La scrittura era ancora nitida, in ordine, pulita, eccezion fata per qualche sghiribizzo. A quanto pare, Evelyn non aveva ancora iniziato ad attraversare la fase di "stress", ma era senza dubbio inquieta. Tuttavia, non era quello che mi interessava maggiormente. Ciò che mi ha più colpito era senz'altro la data:  20.10.1910. Perchè mi ha colpito? Bhe,

Connor è stato trovato morto il 22.


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⏰ Última actualización: Mar 13, 2021 ⏰

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