11. Di vipere e Serpi

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Era sempre la stessa storia.

Che si parlasse di streghe, Babbane, gigantesse, elfe, Veela non faceva alcuna differenza. Il mondo delle ragazze era una dimensione a sé stante.

Hermione ci faceva i conti da sempre. E adesso, all'alba dei diciassette anni, si rendeva conto che sarebbe stata una battaglia ancora lunga.

I suoi guai erano cominciati all'asilo. Perché mai dovrebbe essere un desiderio di tutte le bambine quello di giocare con le bambole? O, peggio, far finta di cucinare con stupide stoviglie di plastica? Hermione lo trovava noioso, ma soprattutto controproducente. Così, quando scattava l'ora del riposino, ne approfittava per sgattaiolare verso l'altra ala dell'edificio, più precisamente nella biblioteca della scuola elementare. 

A quattro anni, Hermione si alimentava a succo di frutta alla pera e matematica. Ma a cosa le serviva sapere le tabelline a menadito se non poteva mai mettersi alla prova?

Tuttavia, un giorno durante l'intervallo, si imbatté per caso in Andy Fletcher che andava pavoneggiandosi per tutto il parco giochi sostenendo proprio di saper padroneggiare le tabelline come un alunno di quarta elementare. Hermione scattò in piedi e non perse tempo a sfidarlo. Ma la gara non si concludeva mai, né uno né l'altra sembravano intenzionati a cedere, così continuavano a gareggiare giorno dopo giorno, ricreazione dopo ricreazione. Fino a ché un giorno Martha Hunt - fidanzata ufficiale di Andy - non decise di appendersi ai capelli di Hermione, facendola rovinare a terra per poi trascinarla per i piedi lungo il perimetro del parco giochi, in un raccapricciante spettacolo che non aveva ancora smesso di infestare certi suoi incubi.

Si trattò solo del primo di molti episodi; quelli della scuola furono anni di bisbigli alle sue spalle, sgambetti, scherzi demenziali. E, chissà come, c'entrava sempre qualche bambina indispettita dal fatto che lei avesse dato una risposta corretta, piuttosto che il suo compito fosse - ancora una volta - il migliore della classe.

All'età di sei anni, Hermione aveva decretato che in tutta la vita non avrebbe mai voluto un'amica. Troppo complicate, le ragazze. E poi, il concetto di "migliore amica" era davvero sopravvalutato.

Quando ricevette la lettera per Hogwarts, però, qualcosa dentro di lei si era risvegliato. Forse non aveva mai trovato un'amica proprio perché la sua testa era fisiologicamente diversa da quella delle sue compagne di classe. Certo, anche nel mondo magico aveva trovato i suoi migliori amici in due ragazzi, e in ogni caso le riusciva più facile legare con l'universo maschile, ma poi aveva conosciuto Ginny e Luna, aveva fondato l'ES e qualche speranza si era riaccesa.

Tutto finché non era iniziato il maledettissimo sesto anno e ogni cosa era andata in pasto alle manticore.

Erano ormai giorni che rientrava nel suo dormitorio accolta da fastidiosi sussurri che si troncavano non appena i suoi passi si avvicinavano alla soglia della camera.

E quella sera non era andata diversamente.

Hermione aveva appena salutato Ron e un rassegnato Harry, che avrebbe dovuto trascorrere la serata in lieta compagnia di Severus Piton e dei suoi Vermicoli, per poi salire verso gli alloggi femminili. Man mano che si avvicinava, sentiva un lontano brusio farsi via via più consistente per diventare un nitido e infervorato mormorio. Giunta davanti alla porta, sentì un inequivocabile cenno di silenzio e le voci si spensero di colpo.

Hermione entrò nella stanza e trovò Calì e Lavanda sedute sui loro rispettivi letti, entrambe troppo composte per potersi dire rilassate, serene e soprattutto senza nulla da nascondere.

Forever Lost || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora