𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 20

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La punizione è finita finalmente e per festeggiare, sono uscita di nascosto per andare a fare una passeggiata in città.
Non so come, ma sono finita al parco e ora mi ritrovo sull'altalena a dondolare.
I miei capelli svolazzano e non lascio neanche per un attimo le catene, non voglio cadere e farmi male.
<<Ma guarda chi si rivede, l'assassina>> rabbrividisco, appena sento la voce familiare di un uomo.
<<ANCORA TU?!>> esclamo incredula, non riuscendo a credere ai miei occhi: quell'uomo è lo stesso che cercò di parlarmi al bar giorni fa.
<<Eh sì, mamacita>> deglutisco a malapena: ho sentito male... O mi ha appena chiamata "mamacita"?!
È un bell'uomo, per carità, però non mi pare molto appropriato quel che mi ha detto.
<<Ho 16 anni, pedofilo>> sbotto secca, cercando di scacciarlo ma lui tenendosi sempre ad una certa distanza, controbatte <<Non sono un pedofilo>> e io gli rido in faccia, sbottando <<Sì sì, e io sono la sugar baby di Putin>>.
<<Se vuoi, puoi essere la MIA sugar baby>> lo guardo malissimo, facendo una smorfia.
Il modo in cui ha detto "MIA" Mi fa a dir poco rabbrividire, ma non per piacere.
<<Mio Dio...>> sospiro allibita, alzando gli occhi al cielo.
<<Potresti essere mio padre>> continuo ma lui, non sembra voler ascoltare.
<<Ma non lo sono e in più, ti farei roteare gli occhi fino a farti vedere le cavità orbitali>> quest'uomo è disgustoso, assolutamente dis-gu-sto-so.
<<Per quanto mi romperesti i coglioni?>> rispondo, con sgarbatezza.
<<Eh no mamacita, per quanto ti farei godere>> simulo di vomitare, anche se in realtà sento proprio un conato di vomito in gola.
Se continua così, vomiterò per davvero.
<<Vattene, predatore di merda>> eh sì, non sono una ragazza raffinata e questo, credo che sia ovvio.. Forse anche troppo.
Improvvisamente, si piazza davanti a me e mi blocca allargando le mie gambe per poi portarsele al bacino.
Ancora aggrappata alle catene, disgustata e spaventata esclamo <<Lasciami!>> sperando che mi dia retta.
Mi ignora e con forza mi trascina via, portandomi sotto un salice.
<<Se non stai ferma, ti accoltello>> mi minaccia, serio.
Rimango zitta e cerco di riflettere: devo fargli abbassare la guardia.
<<Okay, basta che non mi fai male perché ho paura>> lui suo viso, improvvisamente appare un sorriso compiaciuto ma allo stesso tempo dolce.
<<No no, non ti farò male piccolina... Anzi, sarai felicissima dopo che avrò fatto ciò che voglio...>> mormora, cercando di tranquillizzarmi.
Dentro di me, sto per impazzire dalla paura ma fuori, mostro solo sottomissione e debolezza.
Deve credere che non sono capace di fare del male, ma soprattutto che non so difendermi.
Si slaccia i pantaloni e io, cercando di mantenere la calma, rifletto.
Prenderò il suo coltello e.. Lo userò contro di lui.
Non ho scelta, questo qui è capace di uccidermi.
<<Sta' fermo, te li slaccio io quando voglio>> sbotto e lui, arrossisce.
<<Brava bimba, così mi piaci di più>> inizia a baciarmi il collo e io, fingo di gemere ad alta voce e intanto, cerco il coltello fingendo di accarezzare la sua schiena.
Appena  sento la sua mano sul mio sedere, non resisto e grido schifata <<NOOO>>.
Lui, irritato tira fuori il coltello ma non fa in tempo perché qualcuno lo colpisce.
L'uomo cade a terra, in una pozza di sangue mentre io, ancora shoccata lo guardo immobile.
Una persona incappucciata sta davanti a me, impugnando ancora il coltello insanguinato e terrorizzata, mormoro <<G-grazie>> e poi scappo a gambe levale.
Torno nel dormitorio e mi stendo sul letto sospirando: sono salva, ora non ho più nulla da temere o almeno lo spero.
Passa un quarto d'ora e dopo aver passato del tempo a pensare a Ladislav, mi viene in mente l'idea di andarlo a trovare.
Arrivo al piano dove si trova la sua stanza e busso alla porta, chiamandolo.
La porta si apre e spunta quella stronza di Ginevra, che mi guarda malissimo.
<<Che diavolo ci fai TU qui?>> mi chiede e dal tono, sembra abbastanza irritata.. Peccato che non mi importa proprio nulla.
<<Devo parlare con Ladislav>> mi giustifico velocemente, ma Ginevra non mi lascia passare.
<<Da mio fratello non ci vai, sguattera>> sibila con perfidia, squadrandomi da capo a piedi con disprezzo assoluto.
<<Ginevra McHale, voglio parlare con tuo fratello>> dico, ancora incredula: sono fratelli, e io non ne sapevo nulla.
<<Mentula Ginevra, lascia entrare Elena e vattene>> sbuffa Ladislav, col tono della voce scocciato ed esausto.
Ginevra si volta verso di lui e sbotta <<SIA io che Derek ti abbiamo detto di non... Lascia stare, fa' un po' come ti pare!>> sbattendo il piede a terra infuriata, se ne va lasciandomi entrare.
Chiudo la porta una volta dentro la camera di Ladislav, sbottando <<Odio, e ripeto: odio sentire la tua mancanza... Vorrei fossi tu a cercarmi ma è più forte di me, sono venuta per te>> sospiro amareggiava, mentre lui, stravaccato sulla sua poltrona risponde <<Uff, hai bisogno che io ti cerchi?>> rimango spiazzata.
Stringendo i pugni dico <<NON È QUELLO! È che... Non mi sento desiderata>> alza gli occhi al cielo, mormorando <<Okay..... Senti bella, non lo ripeterò più: ho da fare in questi giorni, non ti posso dare attenzioni e in più non è serio quello che c'è tra di noi>> sento il sangue ribollirmi dentro, ma rimango calma e gli rispondo <<Perfetto, allora ci si vede Ladislav...>> mi dileguo immediatamente, prima che gli gridi addosso le peggio cose.

Cose che non ti ho dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora