𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 17

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Canticchio "Play Date" di Melanie Martinez allegramente, mentre passo lo straccio con cura.
Oggi è l'ultimo giorno di punizione, finalmente!
Sta andando tutto stranamente bene, Ginevra non si è fatta viva e nessuno è passato per il corridoio sporcandolo.
Ho scritto un messaggio a Ladislav, visto che sono passati 5 giorni da quando non lo vedo.
Non sono una maniaca, sono solo preoccupata visto che non viene neanche in classe.
<<Elena, qui è sporco!>> esclama una voce familiare, ma anche piuttosto sgradita visto che è quella di Ginevra.
Indica con l'indice un'enorme impronta di fango accanto a lei.
Il mio sguardo passa dall'impronta alle scarpe sporchissime di Ginevra, che fa un ghigno maligno.
<<L'hai fatto apposta?!>> chiedo con tono incredulo, anche se la risposta è piuttosto ovvia.
<<Io? Ma noo>> mi dice, ridendo con allegria.
Stanca del suo comportamento, le dico <<È ora che te la finisci, Ginevra McHale>>.
Con le mani sui fianchi, la guardo seccata, aspettando una sua reazione.
<<Allora? Nulla da dire?>> la presso, sperando che mi dica qualcosa di maturo.
<<Sei qui per PULIRE, quindi se sporco... Mi pare ovvio che tu debba PULIRE>> sbotta, con un sorriso sornione per farmi incazzare di brutto.
Brava Ginevra, ce l'ha fatta!
<<No, sono qui per studiare>> controbatto, tenendo stretto il manico del mocio prima che lo spezzi in due come un bastoncino.
<<Sì sì>> mormora con nonchalance, alzando gli occhi al cielo.
<<Senti, la mia pazienza è giunta al limite.. Okay? Non sono una persona violenta ma, se superi il limite sono una bestia>> faccio una pausa, cercando di rimanere calma e non fare pazzie.
<<Quindi, non mi dare fastidio>> il suo sguardo si incupisce e si avvicina, con passo veloce, verso di me.
Mi afferra per i capelli e sbotta <<Oh, sguattera ma come ti permetti?>> rimango allibita, dalla sua reazione e dalla sua audacia.
<<Lasciami, mi fai male!>> esclamo dal dolore, sta tirando forte i miei capelli e fa male, molto male.
Le dò uno schiaffo fortissimo, facendola finire a terra e guardandola dall'alto, le grido con ferocia <<HO DETTO BASTA, PUTTANA>>.
Rimane immobile a terra, a guardarmi sconvolta e stanca, continuo a pulire ignorando Ginevra.
Quando si alza, prima di andarsene si pazza davanti a me e sbotta <<Voglio fino a che punto arriverai>> per poi andarsene, ancheggiando mentre i suoi lunghi capelli rossi si muovono lentamente.
Cosa intende?
Ora sono curiosa, vorrei sapere che intenzioni ha.
Può darsi che l'ha detto solo per farmi incuriosire, non ne ho proprio idea e non ho intenzione di dare importante a questa stronzetta di prima classe.
Torno nella mia stanza, ma non dopo aver pulito tutto il corridoio.
Mi butto sul letto, guardando il soffitto rosa.
<<Uff, che palle>> sbotto, appena ricordo che ho molti compiti da fare e non ho voglia di farli, come sempre purtroppo.
Per un attimo, mi viene in mente Ladislav e dopo qualche riflessione, decido di andare a controllare che stia bene.
Giunta davanti alla porta della stanza di Ladislav, busso più volte auspicandomi che sia qui.
<<Chi è?!>> chiede con tono scocciato e da ciò, deduco che non voglia ricevere visite da nessuno.
<<Sono Elena>> dico sorridendo <<La ficcanaso>> aggiungo, scherzando.
Sento dei passi veloci e poi, vedo la porta aprirsi e Ladislav che in silenzio, mi osserva.
<<Hey bella, ho da fare ora->> l'interrompo, portando le mie braccia intorno al suo collo e premendo le mie labbra contro le sue.
Avverto uno strano sapore e dopo pochi secondi, vengo respinta da Ladislav.
<<Non ora, Elena>> mi dice con tono serio e molto freddo, forse è successo qualcosa e non vuole parlare o stare con me.
Un po' dispiaciuta, lo guardo negli occhi e mormoro <<Volevo vederti ma.. Se hai da fare>> storce la bocca, dispiaciuto.
<<Magari dopo, okay bella?>> mi chiede, con fare frettoloso e stranita annuisco col capo.
Faccio un sorriso, anche se non si può definire un vero sorriso e lo saluto per poi andarmene.
Non voglio assillarlo, probabilmente ha i suoi motivi e io devo farmi gli affari miei.
Se voleva parlarne, lo avrebbe fatto.
Torno in camera e riluttando, inizio a fare i compiti ma ben presto mi stanco e smetto.
Mi è venuta inente un'idea: mi alzerò un'ora prima del solito e andrò a cazzeggiare in città, anzi che andare a lezione per annoiarmi.
Alcune volte il mio senso di responsabilità va a farsi benedire, ma poi torna: magari dopo c'ho fatto un casino...
Dopo cena, imposto la sveglia per le 05:00 del mattino e poi, mi metto a dormire tranquillamente.
Chiudo gli occhi, mi rilasso e mi addormento con calma.
La sveglia suona precisamente alle 05:00 e appena apro gli occhi sorrido, pregustando già la bella sensazione di divertimento.
È ancora buio, ma non abbastanza da impedirmi di vedere almeno fuori dalla finestra.
Vado al bagno, mi lavo e poi torno in camera.
Metto un paio di jeans neri strappati, delle scarpe alte bianche e una canottiera rosso fuoco e contenta, mi specchio un attimo e soddisfatta rifaccio il letto.
Sfrutto la finestra come via di fuga, visto che non è alta.
Esco da essa e velocemente, corro verso il bosco.
Non mi inoltro in esso, altrimenti non raggiungerò la città.
Una volta arrivata, mi fermo in un bar per prendermi un Estathè: che meraviglia, devo farlo più spesso.
Un uomo sui 30 anni circa, si avvicina a me e mi chiede <<Bella signorina, dove va tutta sola?>>.
<<Dove cazzo mi pare>> penso, ma notando il suo sorrisetto beffardo, rispondo con sarcasmo <<Ho appena commesso un omicidio e ora, mi sto rilassando sperando che gli sbirri non mi becchino>> alzo gli occhi al cielo e me ne vado dal bar.
Che cazzo vuole?
Non so.. Forse ho esagerato, non ne ho la più pallida idea.
Alcune volte faccio cose discutibili, no?

Cose che non ti ho dettoWhere stories live. Discover now