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Ci sono momenti nella vita in cui capisci che le tue certezze sono crollate, lasciando spazio al dolore, al tormento e all'oblio.
Lo percepisci in un secondo, ma è proprio quel secondo che cambierà completamente la tua vita.

Con passo falcato, mi avvio verso il carcere dove mio fratello è stato deportato. Nonostante i battiti accelerati del mio cuore e l'enorme groppo in gola, entro nell'edificio e mi avvicino alla sala accettazioni, dove una poliziotta è seduta.

«Buongiorno, signorina. Come posso aiutarla?» domanda la donna, accorgendosi della mia presenza.

«Buongiorno, vorrei trovare mio fratello... è stato deportato ieri sera, si chiama Luke Anderson...»

La donna consulta dei fogli, poi annuisce. «Sì, il cocainomane... al momento, le visite sono state sospese fino a questo pomeriggio, ma se vuole ci sono dei familiari del detenuto che sono in sala d'attesa... prima porta nel corridoio a destra.»

«La ringrazio, buona giornata» mormoro, prima di dirigermi verso la sala indicatemi dalla poliziotta.

Una decina di persone riempie la stanza, dai loro sguardi si evince che sono preoccupati e che non hanno chiuso occhio per tutta la notte, cosa che ho fatto pure io. Noto immediatamente le figure dei miei genitori e di mia sorella seduti nei posti in fondo alla stanza, in disparte dagli altri.

Muovo dei silenziosi passi verso di loro. «Eccovi qui...» mormoro, come se non volessi disturbare il flusso dei loro pensieri.

Mia madre solleva subito lo sguardo e, dopo avermi riconosciuto, mi getta le mani al collo, rasserenata. «Grace, tesoro! Sei venuta davvero...» bisbiglia la donna, aggrappandosi alla mia maglia, come se fossi la sua ancora di salvezza.

Ricambio l'abbraccio, chiudendo per un attimo gli occhi. «Quando si tratta della mia famiglia, ci sarò sempre» ribatto, passando le mani sulla schiena, nel vano tentativo di rincuorarla.

Mio padre mi dedica un sorriso e noto che ha gli occhi lucidi. «Grazie di essere qui, la tua presenza mi rafforza molto...» si lascia sfuggire l'uomo che è sempre stato severo e duro con me.

Mi limito ad annuire. «Potete spiegarmi che cos'è successo esattamente?»

Paige si stringe nelle spalle. «Luke si comportava stranamente da diversi anni... mai mi sarei immaginata che ci fosse questo schifo — fa un gesto che abbraccia tutta la stanza — dietro il suo comportamento e i suoi orari particolari. Vorrei tanto dargli un pugno in faccia e abbracciarlo al tempo stesso... perché non ce ne ha parlato?»

Scuoto la testa, delusa dalla situazione. «Perché Luke è parecchio testardo e vuole fare tutto da solo, ha sempre pensato che chiedere aiuto fosse da codardi, e lui voleva dimostrarsi un vero uomo...»

𝐄𝐍𝐆𝐀𝐆𝐄𝐃 𝐓𝐎 𝐓𝐎𝐌 𝐇𝐎𝐋𝐋𝐀𝐍𝐃 » 𝐭.𝐡.Where stories live. Discover now