Capitolo 11.2

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Delia camminava avanti e indietro per la stanza, non riuscendo ad addormentarsi. C'era qualcosa di quello che le aveva detto Altea che non riusciva a levarsi dalla testa, un seme minuscolo che stava ponendo pian piano le radici.

Fece la cosa che meno si aspettava. Si mise a ridere.

Per gli dei, sono così stupida.

I motivi per cui ebbe questa rivelazione erano più di uno, ma quello principale era certamente il fatto che aveva pensato per davvero di aver sistemato le cose, di aver raggiunto il suo adagio. Niente era andato bene da quando era morta Teodora.

Aveva in mente solo la sua balia e il modo in cui si era avvicinata a lei il giorno del suo funerale. Le aveva stretto il braccio, senza dire niente, ma lei aveva visto i suoi occhi pieni di dolore.

Non era un caso se le parole di Bemus le risuonassero chiare nella testa. Tu sai chi sei. Non aveva cercato di incoraggiarla, ma di avvertirla.

Tu sai chi sei e sai chi è tua sorella, le aveva detto quel pomeriggio.
Intendeva dire che aveva fatto bene a fidarsi del suo giudizio: non c'era modo che Teodora potesse aver scritto quell'articolo, non c'era modo che i Produttori la odiassero in quel modo, e... un altro dubbio.

Quel gesto che non aveva spiegazione.

Aprì la finestra, quasi senza realizzare quello che stava facendo e saltò fuori spaventando il Guerriero, che afferrò immediatamente il polso della spada pronto a rispondere a un attacco.

– Stai cercando di morire? – le chiese mentre si risistemava i capelli con la mano.

– Dobbiamo parlare.

– Oh, mi rivolgi pure la parola adesso.

Era tornato l'antipatico di sempre e la cosa la infastidì più di quanto avrebbe voluto ammettere. Cercò di lanciargli un'occhiata di rimprovero, ma era così buio che a stento riusciva a riconoscere i contorni del suo viso.

Non sapendo come procedere, disse solamente: – Bemus è morto.

– Lo so.

La pausa che seguì, trasformò l'aria in melma viscida. – Non sono qui per piangerci sopra. Ma ti chiedo di capirmi se non ti ho più rivolto parola da quel giorno.

Il Guerriero non rispose.

– Adesso vuoi sapere quello ho da dirti, sì o no?

Poteva immaginarsi nel buio il suo viso esasperato. – Va bene, sentiamo.

– Stavo pensando all'articolo di mia sorella.

Prima che potesse continuare, Iason fece uno sbuffo. – Ancora con questa storia. Quando ti deciderai a lasciar perdere?

Ci volle una grande forza di volontà per non tirargli un pugno in faccia, ma Delia, dalla brava Governante che era, si limitò a premere le unghie sui palmi e a fare un silenzioso sospiro. – Va bene, ho capito, mi arrangio. Buonanotte Guerriero.

– No, aspetta.

Trasalì nel momento in cui la mano di luì si appoggiò delicatamente sul suo braccio. Era da una settimana che non l'aveva nemmeno sfiorata, e si era dimenticata dell'effetto che le faceva. Si era dimenticata persino del bacio in fronte che le aveva dato, e a pensarci, lo sguardo cadde istintivamente sulle sue labbra.

– Ti ascolto, parla.

Si costrinse a focalizzarsi di nuovo sui suoi occhi. – Come ti ho detto, stavo pensando all'articolo di mia sorella– si allontanò un poco. – Dopo quello che aveva scritto, era impossibile che i Produttori non fossero arrabbiati con lei. Il giorno del suo funerale, la vecchia balia di Teodora non solo ha partecipato alla cerimonia, ma si è anche avvicinata a me. Avresti dovuto vederla, era la più sconfortata di tutti i presenti. Sono stata così stupida a non pensarci prima! Questo pomeriggio, Altea mi ha detto che è quasi impossibile ricordarsi di chi esce dalla prima scuola. Ora, come diamine faceva la balia di mia sorella a ricordarsi di lei dopo tutti questi anni?

– Magari le aveva fatto una certa impressione. Potrebbe essere benissimo una casualità.

– Potrebbe – ammise Delia, ma era poco convinta. – Sì, magari la balia di mia sorella era rimasta così colpita che si ricordava di lei, e ha pianto al suo funerale dopo diciassette anni, perché decisamente troppo sensibile. Oppure, pensaci un attimo. Magari la conosceva perché l'aveva incontrata poco tempo prima che morisse.

Invece che sembrare incuriosito, Iason si accigliò. – Quello che dici non ha alcun senso. Perché tua sorella avrebbe dovuto avere dei contatti con i Produttori?

– Non lo so. Ma se si sono incontrate prima della sua morte, devo saperlo. Sospetto che qualcuno abbia manomesso il suo articolo, ogni cosa senza senso deve avere una spiegazione.

– Quindi cosa hai intenzione di fare?

Delia si appoggiò sul muro e si coprì il petto con le braccia. La brezza notturna aveva cominciato a tirare più forte, e l'estate che si allontanava si stava portando via i colori e i profumi preferiti di sua sorella. L'autunno sarebbe venuto a ricordarle quanto tempo era passato da quando si erano trovate sulla collina a chiacchierare per l'ultima volta, e tutto quel tempo che aveva aspettato prima di volerle rendere giustizia.
– Parlerò con la balia. Se vuoi venire con me, sei il benvenuto, se sei ancora arrabbiato, mettiti ben in testa che ci andrò da sola.

– No – disse Iason facendo un passo, e notò il cenno di panico nella sua voce – Qualsiasi cosa hai intenzione di fare riguardo questa storia, devi farla con me, hai capito?

– È pericoloso – aggiunse.

Delia annuì. – Molto bene.

Il Guerriero restò appoggiato al muro su un braccio, abbastanza vicino perché potesse leggergli l'espressione del volto e quello che negli occhi sembrava lontana ammirazione.

Fece di tutto per non distogliere lo sguardo. – Hai qualcos'altro da dirmi?

Il primo cenno di sorriso che gli vide fare da giorni. – Dei, mi sei mancata.

Lo Stato Ideale della mente - ORIGINAL STORYWhere stories live. Discover now