CAPITOLO 47

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La mattina seguente, quando mi risvegliai, la prima cosa che notai fu di essere sola nel letto, la seconda, invece, fu l'odore invitante che aleggiava nell'aria e che presi a seguire, ritrovandomi in cucina, dove Ines preparava la colazione.

«Cara, sei già sveglia di buon mattino?» Fece lei, pimpante, sorridendomi ampiamente.

«Abitudine.» Risposi, strofinandomi un occhio appannato dal sonno.

«È quasi pronto qui. Perché non vai a svegliare i ragazzi?»

Annuii, e iniziai a dirigermi nelle rispettive camere.

La prima che incontrai fu quella di Gideon e Dominic. La scena che vidi non appena aprii la porta si sarebbe potuta definire comica: Gideon, il cui volto imbronciato anche nel sonno si poteva scorgere nonostante fosse nascosto dal braccio, dormiva nella sua solita posa da uomo accecato dal sole, mentre al suo fianco, appiccicato alle costole e con una gamba sul suo sterno, c'era Dominic.

Con una carezza, risvegliai quest'ultimo con che, dopo non poche storie, si alzò dal letto. Con Gideon invece, ebbi la gentilezza di limitarmi a tirargli un cuscino in pieno volto. Lui, ancor più infantile di Dominic, insistette che fossi io stessa a trascinarlo di peso in cucina.

«Hai delle gambe, usale.» Dissi avviandomi all'uscio.

«Ma sono stanco!» Sbiascicò le vocali, allungandole, esattamente come un bambino lamentoso.

Gideon, vedendo come non gli stessi dando retta, fece per prendermi il lembo della maglia, ma una scossa gli impedì di toccarmi. Mi voltai verso di lui, sorpresa dalla potenza di quella scarica, e incontrai il suo sguardo truce.

«Detesto questa situazione!» Disse lui, tornando improvvisamente serio e terminando la frase con un'imprecazione.

«E io detesto il tuo comportamento.» Mi impettii.

«Finiscila! Non puoi serbarmi rancore per sempre!»

«Rancore?» Gli feci eco.

Ora stavo davvero iniziando a perdere le staffe.

«Tu hai giocato con i miei sentimenti. Anzi, lo stai ancora facendo!» Dissi riferendomi alle continue frecciatine, come la sera precedente davanti al bagno.

«Perché ti ostini a credere che sia semplicemente un gioco

Gideon si alzò di scatto dal letto, dimenticandosi improvvisamente di tutta la fatica di cui tanto si lamentava prima.

«Ho detto di finirla. Non ho più intenzione di farmi prendere in giro.»

E senza aspettare la sua risposta, mi diressi da Rubyo.

Lo ritrovai disteso in modo molto rigido, con le braccia incrociate e il ginocchio sollevato, per scattare al minimo rumore, abitudine, o vizio, sviluppatosi negli anni di allenamento. Questa volta però, stretto nei pugni, teneva la spada al petto. Mi rattristai al saperlo insicuro e diffidente anche in casa di chi ci aveva aiutato finora, però, sotto sotto, lo capivo, così come capivo che era stato un gesto un po' imprudente accettare, così su due piedi, l'invito della famiglia.

Mi avvicinai, ma non troppo silenziosamente: svegliarlo all'improvviso avrebbe potuto causare una situazione poco piacevole, soprattutto poiché era armato.

Mi chinai su di lui, lasciando inevitabilmente scivolare delle ciocche di capelli, che gli sfiorarono il viso. In un istante mi ritrovai due occhi verdi bottiglia fissarmi, mentre lo stridere dell'acciaio mi aveva fatto fischiare le orecchie.

«Sono io.» Dissi sorridendo lievemente, incontrando il suo sguardo rammaricato.

«Scusa.» Rinfoderò la spada, sollevandosi sui gomiti.

«Svegliarti è più pericoloso che combattere contro i Rasseln.»

Mi lasciai scappare una risata, dopo di che scendemmo entrambi in cucina, raggiungendo gli altri.

«Gideon mi raccontava giusto della vostra professione.» Ci accolse la donna.

«Ah si?»

Mi sedetti a tavola, seguita a ruota da Rubyo, rivolgendo uno sguardo di rimprovero a Gideon.

«Non potrete acquistarle, ma a Nallen c'è un collezionista di pietre preziose. È davvero invaghito. Potreste fare un salto e vedere la sua collezione.» Propose Ines, decidendo la nostra prossima meta.

«Devo avvertivi però... » Ah, ecco. Mi sembrava troppo facile. «... ha una brutta fama.»

«Tranquilla, non mi faccio fermare da così poco.»

Ero sfuggita da mio fratello, scappata da palazzo e avevo combattuto contro i Rasseln e i mercenari; un uomo irritabile non mi avrebbe di certo trattenuta.

«È conosciuto come 'il Signor Degorio.' Lo troverete subito. È famosissimo a Nallen. Per non parlare della sua abitazione, dicono tutti che sia immensa. Per essere un collezionista così tanto invaghito deve avere anche abbastanza soldi per permettersi una tale villa, in effetti.»

Annuii in silenzio.

Non mi servii commentare per far si che Rubyo e Gideon capissero la mia intenzione: saremo andati a Nallen.

Ines ci convinse a rimanere un giorno in più, così da darle tempo per prepararci qualche scorta di cibo e abiti. Quando lasciammo quell'abitazione però, mi si spezzò il cuore. Mi ero davvero affezionata a quella famiglia, ma fu quello stesso affetto che mi spronò a continuare il viaggio: volevo diventare Principessa al più presto e aiutare il mio popolo. Con un abbraccio, quale più rigido, quale meno, ci salutammo e ci venne un colpo al cuore quando ci parve di vedere gli occhi di Dominic coprirsi di un velo lucido.

Di rimando, in un tentativo di consolarlo, Gideon gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoli.

«Al ritorno ripasseremo a salutare.» Furono le sue parole di conforto, dopo di che, con un ultimo saluto, partimmo definitivamente.

Il viaggio, questa volta, fu decisamente più tranquillo. Grazie all'assenza di imprevisti e alla presenza di strade battute, raggiungemmo Nallen in soli tre giorni di camminata. A quel punto, chiedere in città del Signor Degorio fu molto facile, così come trovare la sua abitazione che, immensa com'era, era effettivamente difficile far passare inosservata.

Il problema principale fu, però, ricevere quell'uomo. All'inizio non era nostra intenzione incontrarlo in alcun modo, poiché volevamo semplicemente entrare, dare un occhio alla collezione ed eventualmente prendere quello che ci serviva. La situazione però, si rivelò più complicata del previsto: l'abitazione infatti, era perimetrata da un gran numero di guardie, armate, e anche quando provammo a incontrare civilmente Degorio, ci dissero che non c'era, in quanto impegnato in un viaggio d'affari.

Non ci restava che aspettare il ritorno di Degorio.

Royal Thief Where stories live. Discover now