CAPITOLO 22

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Le giornate proseguirono lente, mentre continuavamo il viaggio avvicinandoci sempre di più alla Capitale e al giorno della Festa Imperiale. Non ci eravamo mai allontanati troppo dalla costa, lasciando che il mare ci seguisse all'orizzonte della nostra destra, così da assicurarci una buna visuale sull'eventuale ripresa dei commerci e una rapida via di fuga in caso la situazione avesse preso una brutta piega.

Avevamo dormito a malapena, alternando lunghe notti insonni a poche e brevi pause di un paio di ore, evitando taverne ed osterie, in quanto la mia taglia fosse ancora in circolazione.

Tuttavia Rubyo era quello nelle condizioni peggiori: in tre giorni di viaggio aveva chiuso gli occhi solo per mezz'ora, affermando poco dopo di aver già riposato a sufficienza e che non c'era tempo da perdere. Gideon non si era mai lamentato, nonostante non fosse abituato a questi ritmi, ma non mi stupii più di tanto, in quanto la sua natura da Kelpie gli dava molti punti di forza. Per quanto riguardava me, mi sentivo uno straccio, anche se evitavo il più possibile di farlo notare, poichè Rubyo aveva più volte rinunciato alle sue ore di sonno scambiandole per il mio turno di guardia. Ma neanche quelle ore di sonno in più mi facevano sentire riposata. Puntualmente, infatti, ogni volta che stavo per addormentarmi, si svegliava una vocina dentro la mia testa, a ricordarmi come a breve avremmo inevitabilmente incontrato Markus e la sua ampia scorta.

Quell'immagine mi nauseava.

Nella mia mente era impresso a fuoco il suo volto infantile e i suoi grandi occhi scuri, ma ciò non era nulla in confronto alla nitidezza dei ricordi dei giorni passati con lui, che non sarei mai stata capace di dimenticare. Dapprima segregata nel palazzo, nascosta dagli occhi di chiunque, poi rinchiusa nelle segrete a morire di fame, finché non arrivai al punto consumare tutte le mie unghie. E dopo ancora picchiata, finché le gambe non ressero più il mio peso e la testa si rifiutò di ricordare le altre pene che decise di infliggermi quando ero poco più di una bambina. Infine, nel momento in cui Rubyo decise di segnarsi a vita come traditore per venire a liberarmi e aiutarmi a scappare, Markus continuò a tormentarmi, invadendo i miei sogni e riempiendo le mie notti con fremiti e urla. Con il tempo ero riuscita a superare il trauma, costruendo una barriera di pensieri o imparando a distinguere la realtà dai sogni, ma adesso che avevo l'occasione di rincontrarlo, i miei incubi erano ritornati, indebolendomi e bloccandomi, finché i singhiozzi non diventavano incontrollabili e le dita non creavano svariati lividi sulla pelle, affondando nelle braccia.

In quel momento una mano posata sulla mia testa, a contatto con il cappuccio, mi fece sussultare, strappandomi ai miei pensieri.

«Anche se non abbiamo passato più di dieci anni insieme so riconoscere quell'espressione. Ho capito a cosa stai pensando. »Gideon lasciò scivolare la sua mano, depositandola sopra le mie spalle, avvicinandoci a tal punto che trovai difficile camminare. «È per tuo fratello vero? »

Annuii.

Rubyo, anche se qualche passo più avanti, non si era lasciato sfuggire nulla e, a quelle parole si girò, rallentando l'andatura. Per un istante incrociai il suo sguardo, vuoto e spento. La pelle, d'altro canto, era stranamente pallida, il che enfatizzava due grandi cerchi violacei attorno agli occhi, mentre le labbra, secche e spezzate per il freddo, erano rimaste chiuse da fin troppo tempo. Poco dopo vidi con la coda dell'occhio che anche Gideon, alzando lo sguardo, era passato ad osservarlo, aggrottando le sopracciglia in un'espressione contrariata.

«Non credi sia il caso di riposarti? »

Il tono di Gideon appariva freddo e severo, quasi seccato, ma sotto sotto riuscii a percepire una punta di preoccupazione.

«Sto bene così. »Continuò Rubyo, imperterrito, tornando qualche passo avanti a noi.

«La Capitale è vicina e noi siamo in anticipo. Potresti riposarti almeno per un ora. »Avevo parlato in un tono più flebile e supplichevole del solito.

Da quando eravamo scesi dalla nave, Rubyo ed io ci eravamo scambiati solo un paio di battute, e questa era la prima volta che ci parlavamo dopo due giorni.

«Quando arriveremo potr-»Un colpo di tosse interruppe Rubyo, costringendolo a fermarsi e piegarsi in due.

Gli corsi in contro, scappando dalla presa di Gideon, e lo sostenni finché non imboccammo il primo vicolo, dove lo aiutai a sedersi, appoggiandogli delicatamente la schiena al muro.

«Scotti! »Ero riuscita a percepirlo nonostante i pesanti vestiti invernali.

Gideon si aggrottò e, piegandosi al suo fianco, iniziò a sbottonare la giacca di Rubyo.

«Da quanto lo sapevi? »Il mio sguardo cadde sull'addome di Rubyo, dove era ancora presente la profonda ferita del combattimento, ora annerita e piena di pus.

«Perché non ce lo hai d-»

Tanto lo stupore, che Gideon fermò a metà la frase. Rubyo mi fissò, con gli occhi spalancati e la guancia arrossata per lo schiaffo.

«Mi hai delusa. »

Un'unica calda lacrima mi scivolò a tradimento lungo la guancia destra, riscaldandomi brevemente lo zigomo. A quelle parole gli occhi di Rubyo tornarono bassi.

«Ordinarti di non combattere per il tuo bene ti ha ferito a tal punto da renderti tanto apatico da ignorare il dolore della ferita infetta e proseguire come se nulla fosse? Mi hai sempre insegnato di fare le scelte migliori e credi davvero che questa lo sia? Se davvero vuoi fare il tuo dovere come guardia del corpo e difendermi, perché non ti sei fatto curare? Credi che sarai forse in grado di combattere in queste condizioni? Se ci tieni davvero così tanto a morire allora, fallo lontano da me! »Sputai quelle parole tutte d'un fiato, mentre la gola bruciava sotto la tensione delle corde vocali.

Con un gesto furioso mi alzai e mi girai, producendo una breve corrente d'aria con il lembo del mantello, poi mi allontanai senza più voltarmi indietro.

«Lyra! »Lo sentì urlare, sforzandosi come se stesse per alzarsi.

Ma oramai era troppo tardi.

Royal Thief Where stories live. Discover now