CAPITOLO 18

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Non appena il cielo iniziò a rivestirsi di sfumature cremisi, capimmo che era arrivato il momento giusto per ultimare i preparativi e tutti erano impegnati con le proprie provviste quando sentimmo le assi del pontile in legno cigolare. Di istinto mi fermai sul posto, con il busto piegato verso il sacco disteso per terra, assicurandomi che anche il mio respiro fosse impercettibile. Come se si trattasse di una dolce illusione sperai di essere stata l'unica ad immaginarsi quel cigolio, ma mi bastò incrociare lo sguardo con Rubyo per capire di non essermi sbagliata. Anche lui, come me, si era immobilizzato, limitando il respiro, e portando automaticamente la mano sull'impugnatura della spada.

L'unico che procedeva disinvolto nel suo dovere era Gideon, che non sembrava essersi accorto di nulla.

«Sei stupido? O forse i Kelpie sono sordi? Spostati da lì, muoviti! »Rubyo bisbigliò ogni parola a denti stretti, mentre indietreggiava verso le casse, dove mi ero nascosta per non essere visivamente esposta.

Gideon si limitò a sbuffare e far roteare gli occhi, cosa che fece spazientire Rubyo, il quale raggiunse il mio fianco poco curante del destino del Kelpie. Provai a parlargli, ma Rubyo mi tappò la bocca con il palmo ancor prima che potessi iniziare la frase.

Ora che eravamo così vicini mi sovrastava con la sua altezza, mentre gli occhi verdi mi fissavano severi.

«È un Kelpie. Sa quello che fa. »Detto ciò tornò a darmi le spalle, spiando da dietro la cassa.

Sapevo che aveva ragione, ma non voleva dire che sarei stata in grado di non preoccuparmi per lui.

Un improvviso e rumoroso sbuffo ruppe l'aria tesa.

«È da questo pomeriggio che ci state con il fiato sul collo. Uscite e facciamola finita. »Disse Gideon rivolto al vento.

Poco dopo due mercenari e due guardie reali uscirono allo scoperto.

Sbiancai.

Se qualcosa fosse andato storto, sicuramente sulla terra ferma mi avrebbe aspettato un esercito di guardie reali già a conoscenza di tutto, pronte a scortarmi a palazzo, e non certo per una chiacchierata amichevole con il mio fratellastro. La mia unica speranza risiedeva nell'illuderli, facendogli pensare di essersi trovati faccia a faccia con un gruppo di comuni fuggiaschi. Se avessero scoperto il mio aspetto e la mia vera identità per me sarebbe stata la fine.

Con un gesto istintivo tirai su il cappuccio del mantello, nascondendoci il volto. In quello stesso istante Rubyo fece per avanzare ed estrarre la spada ma lo fermai.

«Vado io. »

L'espressione che fece fu peggiore di quella nel momento in cui venne trafitto: le sopracciglia corrugate, le pupille ristrette, il naso arricciato, la mascella serrata e la bocca assottigliata, mentre i muscoli del corpo si gonfiavano in un fascio nervoso. Cercò di ignorarmi e, senza rispondermi, tornò a darmi le spalle.

«Sei ancora ferito. »

Gli impedii nuovamente di avanzare.

«Sai che non mi importa. »

Gli occhi erano gelidi come non mai. Il suo sguardo emanava l'esaltazione massima della rabbia, fino a raggiungere il picco del disprezzo. Per un istante non lo riconobbi e credetti di avere davanti a me un Rubyo diverso. Mi sentii improvvisamente insicura e debole, ma durò ben poco.

«Ma a me si. »

Di nuovo cercò di voltarsi, non curante delle mie parole ma, con uno scatto, gli strinsi il viso tra le dita della mano e lo obbligai a guardarmi, assicurandomi che il suo mento fosse basso e potesse osservare bene ogni mia espressione e gesto per catturare al meglio ogni emozione. A quel gesto così improvviso e inaspettato i suoi occhi sgranarono.

«Io sono la tua Principessa. E questo è un ordine. »

Mai, prima d'ora, gli avevo ordinato qualcosa e mai avrei voluto farlo. Ma non me ne pentii, era per il suo bene. Lo ghiacciai con la sua stessa espressione, non facendo trasparire neppure un filo di compassione nei suoi confronti.

Se non voleva accettare i consigli da amica, allora avrebbe accettato gli ordini da Principessa.

Bastò quel gesto e in un istante tutte le sue difese crollarono. Nel suo sguardo basso calò un velo di arrendevolezza quando si fece da parte per farmi passare.

Non appena sbucai fuori dalla cassa, vidi come avessi perso fin troppo tempo, in quanto Gideon avesse già iniziato a combattere.

«Non ucciderli. »Fu la prima e ultima cosa che dissi non appena fui al suo fianco.

Gideon si liberò in fretta dei due mercenari, seppur si trattasse di due uomini alti e massici, stordendone uno fino a farlo svenire a suon di pugni e spingendo l'altro in mare. Ma cavarsela con le guardie reali non sarebbe stato così facile: si trattava di uomini sottoposti ai più duri allenamenti per anni, istruiti dai migliori generali del Regno.

Gli stessi che avevano addestrato Rubyo.

E il problema era proprio questo: pensavano come noi e usavano le nostre stesse tecniche. Ogni volta era come combattere contro un riflesso di sé stessi. Nonostante ciò, erano comunque esseri umani, il che dava a Gideon del vantaggio. Ma per me era diverso.

Tuttavia non mi feci intimidire e non esitai a lanciarmi verso una delle due guardie. Non appena gli fui abbastanza vicino, questa cercò di trafiggermi con un affondo di spada, ma ne approfittai per spostarmi e fargli perdere l'equilibrio con un calcio. Una volta a terra lo disarmai con una potente tallonata, ma lui ne approfitto per prendermi il piede e alzarlo, facendomi cadere sopra di lui. Mi si avvinghiò attorno come un serpente, premendo l'armatura in oro contro le mie costole e schiacciando il polso già rotto. Soppressi un grido di dolore, mordendomi il labbro fino a farlo sanguinare, ma riuscii a mi liberarmi con una gomitata, del braccio libero, dritta alla nuca. Approfittai del dolore della guardia per rotolare e scappare dalla sua presa.

Rimasi qualche secondo immobile, in piedi, con il fiatone e la trachea che bruciava, mentre in bocca si diffondeva il sapore ferroso del mio sangue. Avrei potuto provare con un attacco diretto, ma la corazza e i muscoli avrebbero avuto la meglio, quindi rimaneva un'opzione.

Continuando ad approfittare dello stordimento della guardia, tornai dietro le casse dove c'era ancora Rubyo.

Per un istante incrociai il suo sguardo, colmo di tristezza, senso di colpa, rabbia e... disprezzo. Quel dettaglio fu come una coltellata.

Ma non avevo tempo per ponderare. Mi arrampicai a mani nude sulle casse in legno, infilandomi inevitabilmente qualche scheggia nel palmo. Non appena la mia testa raggiunse la superficie, vidi in lontananza Gideon stringere l'altra guardia per il collo, mentre spingeva il suo busto verso il mare scuro. Con un battito di ciglia riportai la mia attenzione ai miei piedi, dove la guardia si era appena rimessa in piedi. Con un lancio mi gettai sulle sue spalle, immobilizzandogli le braccia con le mie gambe. Estrassi il pugnale e glielo puntai al collo, ma questo iniziò a sbattere la schiena contro le casse in un tentativo di farmi perdere l'equilibrio e quando vide che il suo piano non aveva alcun effetto, caricò le ginocchia, per poi buttarsi sulla schiena con uno slancio, schiacciandomi contro le casse e sotto al suo peso.

Royal Thief Where stories live. Discover now