Capitolo 17.

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È una reazione a catena, è matematica: anche stamattina mi sono svegliata tardi, anche oggi non ho avuto tempo di fare colazione per arrivare in orario almeno a lezione, ho fatto una gran bella scena muta quando Green che mi ha chiamata alla lavagna per risolvere un integrale ed ho salato il pranzo perché poi mi ha tenuta in aula per 'avere delucidazioni circa la mia performance negativa in matematica' e poi sono arrivata tardi all'allenamento quindi mi sono fatta 28 (non chiedetemi perché proprio 28, Freeman sa essere davvero strano alle volte) giri di campo in più delle altre. Ovviamente, dato che le giornate di merda possono solo peggiorare e che tra qualche giorno io, Toril e Chase dobbiamo presentare il famoso progetto di scienze al professor Walton, sono anche costretta a torturare il mio cervello con cellule e modificazioni; giuro che se Walton mi boccia gli buco le ruote della macchina e gli stacco gli specchietti.

Nonostante mi abbia scongiurato la puntualità poco meno di un ora fa durante l'allenamento, Toril mi ha già mandato 22 messaggi per ricordami che 'Ci incontriamo tutti e tre in biblioteca, per favore puntuale e porta gli appunti che ti ho scritto'; la sua ossessione mi ha sfinito talmente tanto da convincermi a venire in biblioteca con più di mezz'ora d'anticipo per evitare, in questa giornata decisamente no, di attirarmi altre sfighe addosso. Avrei preferito passare in mensa per vedere se fosse avanzato qualcosa dal pranzo ma, sapendo che non è consentito mangiare in biblioteca, ho optato per raccattare i miei appunti di letteratura e utilizzare questo tempo per scrivere il saggio che mi ha assegnato Green; ammetto, però, che complice di tutto questo è stato Lucas che mi ha ricordato, poco prima che mi dirigessi verso la mensa, che il professor Green ha dato una scadenza per l'elaborato e che non possiamo consegnarlo a fine semestre.

«È libero?» chiedo, indicando una sedia, ad una ragazza dai capelli rossi che sembra totalmente immersa in ciò che sta studiando; mi è persino dispiaciuto interromperla ma è l'unica a cui potevo chiedere dato che il resto del tavolo è vuoto.

Nonostante non sia uno degli orari migliori per studiare, soprattutto perché ci sono molti corsi pomeridiani e laboratori da seguire, le postazioni della biblioteca sono quasi tutte piene. Entrando, riesco a vedere pochi posti liberi, quasi tutti singoli, quindi opto per quelli accanto a questa ragazza dai capelli rossi, in fondo all'ampio stanzone in cui rimbomba il leggero chiacchiericcio; la ragazza mi rivolge un timido sorrisetto e poi annuisce, spostando il suo zaino dal tavolo per farmi spazio. Io, dal canto mio, ricambio il sorriso per poi lanciare lo zaino e la felpa sulle due sedie di fronte, in modo tale da occuparle per i miei due amici; oltre queste, però, ci sono anche altre due sedie libere.

Senza perdere troppo tempo esco dallo zaino il quaderno di letteratura e qualche appunto che ho preso a lezione poi, armata di penna prendo, comincio a combattere con il foglio bianco che tanto mi spaventa: 'E se il pugile avesse continuato a lottare?'. Fisso il titolo per qualche secondo ma è quando leggo la traccia tematica 'tradimento' che, come in un film, la mia testa si riempie di immagini, parole, gesti e flashback del passato che avrei preferito non dover riportare a galla così frequentemente. L'aria comincia a farsi pesante ma, non volendo che le emozioni prendano il sopravvento su di me come accade sempre, mi costringo a prendere la penna e a cominciare a scrivere; scriverò qualsiasi cosa mi venga in mente, senza troppi filtri o ripensamenti...d'altronde è quello che mi ha chiesto Green.

"Troppo spesso parliamo dell'adolescenza come la parte più bella della crescita: le amicizie, i primi amori, il sentirsi invincibili, i sorrisi sinceri, le avventure che ti fanno sentire davvero vivo... ma perché nessuno menziona mai gli scontri, la sensazione di sentirsi incatenati in una vita troppo stretta per le proprie ambizioni, le lacrime amare che solcano le guance, le delusioni, le verità sputate in faccia senza troppo tatto... Se Ellen DeGeneres dovesse dedicare una puntata al tradimento si circonderebbe di ottantenni frustrati dall'età, cinquantenni delusi dalle ex mogli che hanno preferito un toyboy a loro o, tuttalpiù, inviterebbe il marito di qualche pornostar per capire se il condividere la propria donna con con altri dieci uomini a sera possa considerarsi tradimento oppure no ma, fidatevi, Ellen non inviterebbe mai un adolescente. Se si parla di questi temi gli adolescenti non capiscono mai niente. Ma se vi dicessi che anche noi adolescenti possiamo avere voce in capitolo quando si parla di tradimento? I tradimenti a 60 anni valgono più di quelli a 19? Sapete, io penso che un tradimento a 19 anni valga molto di più di uno a 50 in termini di perdite e problemi. Ho una visione contorta ma, secondo me, coerente: a 50 anni la vita di ogni uomo è divisa tra famiglia, lavoro, casa e impegni e, anche qualora dovesse venir meno una di queste costanti, riuscirebbe comunque a risollevarsi appigliandosi alle altre mentre quando uno scossone del genere arriva a travolgere la vita di un adolescente che, purtroppo, nella vita si lascia travolgere totalmente dall'amore fino a diventarne dipendente, beh...non è facile come minimizzano tutti. Non pretendo di insegnare niente a nessuno, non ne sarei in grado, ma forse la mia storia può semplificare la mia visione, a prima vista, irrazionale. Avere 18 anni è tanto bello quanto complicato ma la parte 'bella' risulta decisamente preponderante quando hai accanto una persona che riesce a farti vedere solo le cose belle della tua età e della tua vita in generale; sì, sto parlando di un fidanzato. Ero spensierata, in pace con me stessa, risoluta, rilassata, a tratti menefreghista e felice da far schifo ma le cose belle non durano per sempre, anzi, vengono sempre stravolte da buchi neri che finiscono per risucchiarti. Il mio buco nero si chiama 'tradim-'.

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⏰ Last updated: Oct 28, 2019 ⏰

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