Capitolo 7.

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C'è acqua dappertutto, sono circondata, e non riesco a scorgere un punto fermo al quale appigliarmi. È buio, e anche se io amo il buio, questa sensazione di cecità sta diventando talmente insopportabile da costringermi a serrare gli occhi quasi come se avessi paura di vedere cosa mi circonda. Sento le gambe molli ma nonostante questo continuo a sbatterle pur di rimanere a galla mentre le braccia stanno facendo lo stesso attraverso dei veloci movimenti circolari; come ogni persona nata in una località di mare so nuotare, non sono una professionista ma so farlo abbastanza bene, eppure in questo momento sono talmente stanca e sopraffatta da lasciarmi quasi convincere che lasciarmi annegare possa essere la soluzione più giusta. Il mio respiro irregolare, scostante e affannato, riflette bene la sensazione di pesantezza che mi pervade non appena i vestiti che indosso iniziano ad impregnarsi d'acqua e a diventare talmente pensanti da sembrare delle zavorre che mi tirano verso il fondo. Cerco di urlare, di chiedere aiuto, ma non vedo nessuno vicino a me, sono sola, e anche gridare diventa l'ultima cosa sensata da fare. Boccheggio quando l'acqua comincia ad oltrepassarmi le labbra fino a riempirmi completamente la bocca e mi lascio scappare qualche mugolio di disapprovazione mentre butto giù grandi quantità di acqua che non riesco nemmeno a riconoscere se dolce o salata. Sono sopraffatta.

«Sam» sento qualcuno gridare. «Sam mi senti?» continuano a chiamare ma non vedo nulla; chi è Sam?

Riesco quasi a percepire una mano che mi stringe il braccio per scuotermi, sento ancora la voce di qualcuno che sussurra il nome 'Sam', che cerca di farsi vedere ma senza riuscirci; i capelli mi finiscono sul viso e poi...la luce.

«Sam che succede?» sento chiedere da una voce maschile prima che la luce violenti prepotentemente i miei occhi costringendomi a mettere a fuoco la figura di Shawn di fronte a me.

Mi stropiccio velocemente gli occhi e, pian piano, mi abituo alla luce, in realtà molto debole, del sole filtrata dalle tende scure della finestra della stanza che, solo adesso, mi rendo conto essere quella del mio migliore amico. Ciò che sembrava una sconvolgente realtà, non era altro che un'illusione temporanea che albeggiava nella mia testa per non so ancora quale strano motivo. Scorgo Shawn continuare a fissarmi con aria interrogativa ma non riesco a parlare perché sento la bocca piena di qualcosa che non riesco bene a decifrare e ho paura che, aprendola, possa combinare solo un gran casino; per non parlare della strana sensazione di soffocamento che mi stringe la gola. Non ricordo esattamente cosa sia successo ma sento qualcosa di strano.

«Sam che succede?» chiede nuovamente e la sua domanda rimbomba nella mia testa come fosse l'eco di una richiesta d'aiuto nel deserto.

«Non lo so, io...» cerco di spiegare ma le parole mi muoiono in gola non sapendo esattamente cos'altro aggiungere dato che non ricordo praticamente nulla a parte il senso di sopraffazione; Shawn mi guarda con comprensione e poi mi passa una mano sulla guancia.

«Come ti senti?» mi chiede mentre sento qualcuno chiudere una porta.

«Stanca ma meglio di ieri...» confesso.

«Sarà stato solo un brutto sogno causato dalla febbre.» mi rassicura per poi aggiungere «Noi ci stiamo preparando per andare a fare colazione perché abbiamo subito lezione, vieni?» propone.

Annuisco leggermente con le testa e, dopo essermi guadagnata un sorriso d'approvazione, vedo Shawn allontanarsi vero il bagno. Con non poca fatica mi alzo a sedere e, facendo attenzione a non far scivolare la coperta dal mio corpo ancora bisognoso di calore, vedo di spalle Colton, già perfettamente vestito e pronto per affrontare la giornata, buttare qualche penna nel suo zaino.

«Ehi Ame, come ti senti?» un Colton raggiante mi rivolge un sorrisetto divertito.

«Distrutta...» confesso mentre mi lascio sfuggire un sorrisetto di rimando.

BARCODEWhere stories live. Discover now