Capitolo 11

37 6 6
                                    


Provo a sistemare meglio la gomma sotto il righello in maniera tale che funga da base, quanto più stabile possibile, per la penna che sto per lasciarci sopra in bilico; appena lascio la punta della mia penna nera, tutta la colonnina cade. È dall'inizio dell'ora che sto facendo questo stupido giochino con la penna e, considerando che la lezione di economia è quesi finita, posso certamente dire di non aver seguito nemmeno 5 minuti della spiegazione sui prestiti che lo stato concede alle nuove industrie fondate dai giovani under30 (sì, ho letto solo il titolo che prof Porter ha scritto alla lavagna non appena è entrato in classe).

«Puoi smetterla di fare quella cosa?» mi chiede Adrian muovendo un dito in maniera confusionaria per indicare la piccola colonnina di penne che è appena franata sul mio banco.

Come se le sue parole fossero completamente inappropriate, mi lascio sfuggire uno sbuffo ma poi scrollo subito le spalle, come per scusarmi, quando noto le sue narici allargarsi leggermente; è più forte di me, i ragazzi di colore che allargano le narici quando sono arrabbiati mi mettono davvero troppa paura...anche perché sgranano gli occhi rendendo forte il contrasto tra il bianco dei bulbi e la pelle scura.

«Quello che sta dicendo non interessa neanche a me, ma fai almeno finta di sentirlo...» mi consiglia vedendo la mia espressione.

«Non ci capisco comunque niente, Tom...» piagnucolo e lui mi lascia perdere e torna ad ascoltare.

Stanotte non ho dormito granché per il semplice fatto che sono tornata in stanza alle 3:00, circa, e che alle 7:15 è gia suonata la sveglia; per fortuna ho reclinato l'invito di Jade di prolungare la serata rimanendo un po' di più con loro altrimenti adesso starei sicuramente dormendo sul banco. Bisogna considerare, poi, che economia non sia esattamente una delle mie materie preferite, o meglio, non è una delle mie materie preferite quando si tratta di teoria ma, si può dire, lo diventa quando si parla di pratica: non mi serve capire tutta la storia di come sia nato un teorema oppure chi e quando l'abbia stipulato, mi basta saperlo usare al momento giusto e nella maniera corretta.

Mentre il professor Porter scrive il teorema che riempie anche l'ultimo quadratino di lavagna rimasto vergine, mi ricordo dell'invito di Chase di stasera e, dato che non mi interessa il calcolo percentuale del profitto nel caso in cui ci sia una caduta delle azioni societarie, ne approfitto per chiedere a Shawn di firmarmi il permesso per uscire dal campus; odio il fatto di dover sempre chiedere il permesso al mio tutor senza poter mai essere davvero libera di decidere per me, come fanno tutti gli altri, ma dato che si tratta di Shawn non ho altra scelta...

-Shawn devi firmarmi un permesso per stasera e portalo dal preside al più presto. NON DIMENTICARTELO. -

Passano giusto pochi secondi prima che il mio cellulare vibri segnalandomi la risposta del mio migliore amico. Ecco, questo è il principale motivo per cui Shawn è ancora il mio tutor: non è mai attento a lezione ed i suoi voti sono davvero bassi.

-Hai un appuntamento e me lo dici così?-

Ridacchio silenziosamente e nonostante riesca ad evitare di attirare l'attenzione di Porter, finisco per far voltare Adrian nella mia direzione; mi scuso nuovamente con lui ma, vedendomi al cellulare, mi sorride come se fosse contento che abbia trovato un nuovo passatempo. Le risposte di Shawn sono sempre le stesse perché, ogni volta che è a lezione e quindi ha tempo da perdere, cerca sempre di aprire una conversazione, magari anche chiedendo cose inutili; di solito gli rispondo a monosillabi per fargli capire che devo stare attenta alla lezione ma, in questo caso, non mi interessa economia quindi posso dargli corda.

-Sì, Athos non ha voluto rendere la cosa pubblica.-

-Questo scherzo non è divertente Sam.- mi risponde lapidario; odia talmente tanto quel ragazzo...ma non lo biasimo.

BARCODEWhere stories live. Discover now