Capitolo 14.

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Penso che tutti abbiano capito quanto mi piaccia lo sport, in generale, ma se c'è uno di questi che odio è il golf. Odio vedere tutte le persone ferme, immobili, trattenere il fiato sospeso nella speranza che una stupida pallina bianca percorra spazi infiniti di prato, facendo chissà quali acrobazie, per poi atterrare nei pressi -si spera- della fatidica bandierina accanto al tanto bramato buco.

Ma avete anche solo la minima idea di quante cose più belle si potrebbero fare in uno di quei prati perfetti?

Se poi può essere considerato uno sport, odio anche il biliardo. Io non considero il biliardo uno sport ma ci sono molte persone, soprattuto i più anziani, che lo considerano tale dato che è alla stregua delle bocce, uno degli sport più antichi per antonomasia. Data la contraddizione umana quale sono, però, le bocce mi piacciono un sacco per il semplice fatto che ci ho sempre giocato, sin da quando ero piccola, in spiaggia a Long Beach con mio nonno; mio nonno è stato campione regionale di bocce, da ragazzo.

Trovo talmente tanto odioso il biliardo che, adesso, non posso fare a meno di pensarci e quasi sorridere amaramente: sì, mi sento come una stupida pallina di biliardo che,a causa di una forza maggiore che ha impresso del movimento, sta sbattendo impazzita tra tutte le altre palline colorate sparse sul grande tavolo verde; sudata ed accaldata come sono, mi sento la pallina rossa, la numero 3, e vorrei tanto buttare in buca la palla bianca che ha dato inizio a tutto questo. Per giunta, la bella e sudaticcia pallina arancione partita accanto a me nel triangolo, sta rimbalzando per tutto il tavolo finendo per essere troppo lontana da me. Sapete cosa, poi? Odio essere una semplice pallina che subisce ciò che gli altri le impongono di fare e che si limita a risponde passivamente a tutto ciò che le succede attorno senza essere capace di ribellarsi o imporsi.

«L'ho visto, andiamo.» mi grida all'orecchio Toril, cercando di superare il volume della musica, subito dopo essersi avvicinata nuovamente a me; sono queste parole e la sua espressione a farmi ricredere.

Senza che abbia il tempo di connettere meglio le diverse parti della faccenda in maniera tale da capire cosa stia succedendo, la mora mi afferra un polso e comincia a tirarmi verso la sinistra della pista. Nonostante mi stia limitando ad essere trascinata come fanno i cani al parco, lancio uno sguardo veloce nella direzione in cui ci stiamo dirigendo ma non vedo nessun volto conosciuto; ad essere sincera, la zona è abbastanza buia e, dato che ci sono luci psichedeliche ovunque, i miei occhi sono talmente ipnotizzati da non farmi vedere un granché a prescindere. Non è la prima volta che vengo in questo locale, anzi ci fanno parecchie feste, e per quanto ricordi da questa parte ci sono le uscite sul retro, quelle che utilizzano le persone che fanno uso di sostanze per nascondersi e scappare più velocemente in caso di blitz della polizia...e sì, la cosa mi spaventa abbastanza. Toril continua a trascinarmi senza mai voltarsi nella mia direzione per prendere fiato o semplicemente per vedere se io sia ancora viva: sta spintonando la gente senza curarsi troppo di distribuire gomitate a destra e a manca, al contrario, sembra piuttosto abbia una certa fretta di arrivare alla sua meta e che non abbia tempo da perdere per lasciarsi persuadere da qualsiasi altra cosa.

Riprendo finalmente fiato, essendo arrivate in un posto dove c'è decisamente meno gente che balla (in realtà, qui nessuno sta davvero ballando come in pista ma i ragazzi si limitano a strusciarsi in maniera piuttosto esplicita), quando Toril si ferma su una piccola pedana e comincia a sorridere amabilmente. La guardo, sempre più stupita dal suo comportamento ambiguo, ma dato che non accenna a volermi parlare seguo la direzione dei suoi occhi verdi, leggermente lucidi; abbiamo bevuto qualche drink insieme prima ma a differenza delle mie guance rosse e dei miei capelli gonfi e decisamente troppo voluminosi, Toril è rimasta perfetta, bella da togliere il fiato come sempre.

Di fronte a noi riesco a vedere solo due ragazzi, di spalle, che stanno fumando qualcosa mentre parlottano tra loro e, per quanto poco riesca a vederli dalla mia posizione, non riesco ad inquadrarli bene per capire chi siano. Come se avessero sentito il nostro odore, o meglio quello di Toril, i due ragazzi si girano verso di noi e uno dei due ci sorride. Athos ed il suo amico, di cui non so il nome ma la cui faccia non mi è nuova, si avvicinano con passo lento ma deciso e, proprio quando sono a pochi passi da noi, mi volto verso Toril con fare abbastanza sconvolto, quasi schifato; ma davvero era così tanto nervosa, quasi emozionata, di vedere Athos e quest'altro coso?!

BARCODEWhere stories live. Discover now