VENTI

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Damiano si alzò a sedere e guardò lo specchio per qualche secondo. Improvvisamente sentì un moto che saliva dalla pancia e iniziò a ridere, e rise, rise a crepapelle come non gli capitava più da tempo.

Quella specie di fantoccio che gli stava davanti era spassosissimo. Le guance rosee, l'ombreggiatura delle palpebre, il sopracciglio perfettamente delineato. Sembrava un fotomodello, una specie di rockstar 'glam' o un istruttore di fitness dalle tendenze sessuali incerte. Insomma aveva davanti a sé una buffissima sorta di caricatura, una versione patinata e pacchiana di se stesso.

"Grazie, signorina Necchi" disse ancora ridacchiando senza poter smettere "mi ha ridato la vita, ora però deve introdurre qualche imperfezione, altrimenti sembro finto."

"Quello si può sempre fare" rispose lei dandogli uno schiaffo "Adesso smettila di ridere, hai già hai sbavato il fondotinta con le lacrime."

Lo shock funzionò immediatamente. Damiano portò una mano alla guancia colpita mentre la risata gli moriva in gola. Qualcosa dentro di lui gli diceva che la signorina Necchi era l'autorità e si era meritato quella punizione.

Quando si fu ripreso dallo stupore, chiese: "Perché avete deciso di aiutarmi?"

"Non guardare me" disse il dottore "La signorina Necchi sa essere maledettamente convincente, quando vuole."

"Sei sempre stato speciale" disse lei un po' trasognata "Per me non eri un bambino come tutti gli altri. Ai test periodici eri un disastro, ma quando eri con me dimostravi una grande sensibilità, una creatività che agli altri mancava."

"E nonostante questo mi ha condannato ad andare giù?"

"Io non mando nessuno da nessuna parte, sono le commissioni, i dottori come lui."

"Che c'entro io?" chiese Ruperti piccato "Mi sono tirato fuori da quella merda tanti anni fa."

"E ti hanno mandato qui sotto, giustamente."

"Be', direi che non sono l'unico che ha pagato il prezzo delle sue scelte, vero professoressa?"

"Taci, impunito!"

I due rimasero a fissarsi con sguardo ostile, poi il dottore abbassò lo sguardo e si girò verso Damiano che li fissava incuriosito.

"È meglio che ci muoviamo" disse "non dovrebbe mancare molto al giro di sorveglianza. Non ti devono trovare qui. Togliti quella roba color sacco e mettiti questi, dovrebbero andarti" disse tirando fuori una maglietta rossa e un paio di blue-jeans da un armadietto e lanciandoglieli addosso.

Poi aprì un cassetto, rovistò fra le cose che vi erano contenute e tirò fuori un oggetto.

"Tieni anche questo" disse a Damiano "indossalo."

Damiano prese il visore e lo guardò. Era piuttosto diverso da quello che si usava al livello G. Assomigliava più a un leggero paio di occhiali dalle lenti ampie e con le stanghette piuttosto alte, quasi dei paraocchi. Anche il medico tirò fuori da una tasca del camice il suo visore e lo indossò, e così fece la Necchi.

"Questo dispositivo mi riconoscerà?" chiese al dottore.

"Oh, non c'è alcun problema quanto a questo. È un dispositivo prepagato che uso... insomma, lo utilizzo quando non... Be', mettilo e basta!"

La signorina Necchi doveva averci capito ben più di Damiano, tanto che si lasciò sfuggire un sorrisino ironico. Il dottor Ruperti andò alla porta, sbirciò fuori e uscì in corridoio mentre Damiano si cambiava velocemente. La Necchi uscì a sua volta e Damiano infilò il visore e le andò dietro guardandosi intorno con occhi sognanti. La realtà aumentata gli era mancata da morire. Poteva vedere il profilo Facebook di entrambi i suoi compagni, le informazioni pubbliche per lo meno, anche se il pulsante per chiedere loro l'amicizia era disabilitato.

Realtà virtuale - Il viaggio di DamianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora