DODICI

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Forse si era assopito, non avrebbe saputo dirlo con certezza, ma il rumore della porta che si apriva lo destò all'istante.

"Secondo te chi è stato?" chiese tagliente al compare mentre i loro passi si avvicinavano alle scale.

"Non credo che siano stati i sorci, secondo me è ancora quella talpa dell'altro giorno."

'Sorci? Talpa?' pensò Damiano 'Quindi la talpa sono io, e loro sospettano di me, sanno tutto!'

"Dici che sia sopravvissuto? Sanguinava parecchio."

"Avrà trovato un modo per curarsi, altrimenti chi vuoi che sia stato a strappare le lampade e a stendere questo tizio? Mica è inciampato e gli si sono svitate le viti da sole."

"In effetti..."

"Comunque dobbiamo beccarlo" proseguì catararroso "Non possiamo mica stare dietro a tutti i casini che combina."

"Prima o poi farà qualcosa di stupido" rispose tagliente ghignando "lo fanno tutti."

Gli uomini presero a scendere e Damiano si alzò dagli scalini e guardò giù per la tromba delle scale. Le luci degli uomini erano puntate in basso, non si guardavano attorno, non lo cercavano.

Prese coraggio e iniziò a scendere mantenendosi a distanza di sicurezza. Si fermò al pianerottolo del primo piano e attese di sentire il suono della porta d'ingresso che si chiudeva, poi scese nell'atrio e si avvicinò all'uscita.

Aprire la porta e uscire bellamente in strada gli sembrava piuttosto azzardato. Non temeva certo i passanti, quelli neppure potevano vederlo, ma se i due tizi fossero rimasti fuori ad aspettarlo, per lui l'avventura sarebbe finita subito e male.

D'altronde, se lasciava passare troppo tempo, rischiava di perdere le loro tracce e il suo inseguimento sarebbe finito sul nascere. Doveva rischiare.

Spinse la porta con delicatezza, scostando l'anta di appena un paio di centimetri e sbirciò fuori. Era tutto buio, non c'era traccia delle torce degli uomini dell'assistenza, quindi prese coraggio e mise fuori la testa.

Un lieve bagliore proveniva da dietro un angolo, qualche decina di metri più giù lungo la strada. Lo stupì non poco il silenzio che aleggiava e il fatto che nessun ostacolo gli impedisse di cogliere le luci che si allontanavano. La strada era completamente deserta!

Non capiva come fosse possibile. Non aveva idea di che ore fossero quando era entrato nel portone dietro all'uomo, ma da allora non era passato poi tanto tempo. Era possibile che fosse stata sera, e che ora fosse notte.

Comunque le luci stavano sparendo in lontananza e lui doveva muoversi se non voleva perderle di vista. Scattò fuori dalla porta e attraversò la strada deserta fino ad addossarsi all'angolo. Sbirciò mettendo fuori appena un occhio e vide gli uomini che camminavano tranquilli a una ventina di metri da lui dandogli le spalle. Le loro torce illuminavano un tratto di marciapiede deserto e delle grigie auto parcheggiate.

Stette a guardarli cercando di cogliere la loro conversazione, ma parlavano troppo piano perché lui potesse distinguere le parole. Ragionevolmente rassicurato dall'oscurità che lo avvolgeva e dal fatto di essere piuttosto silenzioso con i mocassini dalla suola in gomma che aveva rubato al tizio dell'appartamento, fece una breve corsa e si appostò dietro a una macchina. Era a meno di dieci metri dagli uomini.

Realtà virtuale - Il viaggio di DamianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora