NOVE

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Damiano vagò al buio per i condotti per un tempo che presto non seppe più quantificare. Le ginocchia iniziarono presto a dolergli, e così le mani. Con una poggiava e con l'altra teneva l'avvitatore alternandole per ridurre i crampi. Non poteva appenderselo addosso, dato che i Liberi gli avevano sottratto i vestiti.

Non considerava neppure la possibilità di cedere, non l'avrebbe mai data vinta al Primo Libero. Voleva scoprire la verità che si celava dietro la sua finta esistenza anche a costo di morirne, e iniziava a considerare seriamente la possibilità, dato che chiunque avesse incontrato fino ad allora aveva tentato in qualche modo di fargli del male.

Iniziava ad avere allucinazioni visive. Ogni tanto gli sembrava di percepire una luce con la coda dell'occhio e si girava per vedere se era reale, ma rimaneva costantemente deluso. Non c'era alcun rumore se non quello dei suoi passi e del suo respiro.

Non percepiva odori. L'unico senso stimolato era il tatto. Solo la sua pelle lo manteneva in contatto con la realtà e gli consentiva di interpretarla, di capire la forma del condotto, le curve, le salite e le discese. Per non impazzire cercava di ricostruire nella sua testa un'immagine tridimensionale del tratto di tubo che attraversava e la aggiornava con le nuove informazioni tattili.

Sentiva correnti d'aria ora calde e ora fresche, il che gli faceva capire di essere in un impianto di condizionamento e alimentava la sua speranza: l'aria doveva ben uscire da qualche parte, e sarebbe uscito anche lui.

Ogni tanto sedeva a riposare e proprio durante una di quelle pause sentì che l'aria fredda si concentrava sul suo fianco destro.

Posò l'avvitatore e si mise a toccare con attenzione la parete. La speranza cresceva dentro di lui mentre i suoi polpastrelli percepivano delle piccole irregolarità. Erano sicuramente dei fori.

'Dove ci sono fori c'è una grata' pensò 'e dove c'è una grata ci sono delle viti che la fissano!'

Esaminò un'area più ampia e finalmente trovò le due viti, una per parte.

"Merda!" disse per sfogare la delusione.

Come era del tutto ovvio, le viti avevano la testa all'esterno e verso l'interno del condotto ne sporgevano le punte. Il suo fedele MK23 non poteva nulla.

Tentò di girarle stringendo la parte filettata fra le dita, ma non ottenne altro che inutile dolore ai polpastrelli.

Gli tornarono in mente le parole del Primo Libero.

'...senza la guida di uno di noi non uscirai mai dai condotti...'

Ma loro in qualche modo uscivano e non gli erano superiori in nulla, quindi doveva farcela anche lui. Ce l'avrebbe fatta!

Pensò alle caratteristiche dell'MK23: la velocità e la coppia regolabili, la batteria a lunga durata, il mandrino universale...

Il mandrino universale!

Preso da un'agitazione febbrile, tolse la punta a croce e iniziò a girare la ghiera per far avvicinare gli elementi metallici che bloccavano le punte. Infilò il mandrino sulla vite e girando ancora la ghiera ve lo fissò stretto.

Si fermò un attimo a pensare: era dalla parte sbagliata della vite quindi svitare equivaleva ad avvitare. Impostò correttamente il senso di rotazione e premette il grilletto.

Realtà virtuale - Il viaggio di DamianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora