UNO

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Damiano Rossi era una persona appagata: aveva un buon stipendio, una bella casa, e amava la sua vita da single.

In base alla sua posizione gli era stato assegnato un trilocale di ampia metratura in un palazzo del centro. Lui l'aveva arredato con mobili moderni, di quelli che porti a casa e monti da solo, e alcuni quadri new-age comperati nello stesso negozio. Non aveva particolari preferenze in fatto di arte, ma apprezzava la nota di colore che davano alla stanza.

Possedeva un enorme schermo televisivo multimediale, un modello di ultima generazione che gli era costato un botto di soldi, con surround, console per videogiochi e visione tridimensionale integrati. Aveva persino una pianta, un grande ficus benjamina che occupava fino al soffitto un angolo della sala-cucina.

Damiano era addetto al montaggio di avvitatori per una nota azienda di utensili, e grazie al suo stipendio si poteva permettere più o meno tutto ciò che gli passava per la testa.

Aveva il vizio di acquistare troppi vestiti: il suo grande armadio era pieno di camicie, di magliette con loghi e scritte di tutte le sorte, e un gran numero di pantaloni di colori differenti, oltre all'abbigliamento tecnico per la palestra, la corsa, l'arrampicata, il tennis, il golf e più o meno qualsiasi altro sport praticasse abitualmente o avesse provato anche solo una volta.

Alcuni colleghi trovavano la cosa strana, alcuni addirittura malignavano sulle sue tendenze sessuali, ma lui non ci trovava nulla di male. Amava essere vestito in modo appropriato.

In una luminosa domenica mattina d'estate si alzò con calma, consumò la colazione che l'apparato di distribuzione del cibo gli aveva consegnato direttamente sul tavolo della cucina e gettò i contenitori nella fessura per la raccolta dei rifiuti.

Non doveva recarsi in fabbrica ed era intenzionato a godersi appieno il giorno di riposo. Sprofondò nel comodo divano a strisce bianche e violette, mise i calcagni sul tavolino in cristallo e prese il telecomando. Accese il grande televisore su un canale sportivo e rimase per un po' a guardare una partita di tennis femminile. Gli urletti che le giocatrici emettevano a ogni colpo, uniti alla sommessa telecronaca, gliela fecero venire presto a noia, quindi si stiracchiò sbadigliando e guardò attraverso l'ampia finestra panoramica. Il sole splendeva alto nel cielo terso e le rondini svolazzavano garrendo.

Durante la settimana stava per lo più rinchiuso in fabbrica, ma alla domenica amava uscire. Avrebbe potuto andare a fare una corsetta al parco se ne avesse avuto la minima voglia, ma si sentiva stanco.

'Meglio una tranquilla passeggiata in centro' pensò.

Il visore per la realtà aumentata gli diceva che la temperatura era di ventiquattro gradi, c'era un debole vento da sud-sud-ovest e non ci sarebbero state precipitazioni fino alle diciotto. In più gli ricordò impietosamente che il suo indice di massa corporea era del venti per cento superiore alla norma e gli proiettò una serie di dati sui possibili problemi di salute che questo gli avrebbe causato.

Abbassò lo sguardo sulla pancia e afferrò con le dita il piccolo rotolo di ciccia che vi si era formato.

'Certo che alla VRCorp sanno come motivarti!' pensò spazzando via con un gesto della mano quei dati indesiderati.

Nell'angolo del visore riservato agli inserti pubblicitari iniziarono a comparire spot di abbigliamento sportivo, integratori salini e campagne di lotta contro le malattie cardiovascolari.

Damiano sapeva bene che il sistema non avrebbe mollato, gli avrebbe martellato la testa per tutto il giorno se non si fosse mosso almeno un po', quindi decise, se così si può dire, che alla fine andare a correre era l'idea migliore.

Realtà virtuale - Il viaggio di DamianoWhere stories live. Discover now