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Per una volta ogni tanto mi ero vestita in modo elegante, senza trucco e con l'aria di una ragazza davvero per bene, persino mio padre mi fece i complimenti e lo apprezzai prendendo in considerazione l'eliminare il trucco tranne che per certe serate.
«Non voglio sentire poi che hai fatto qualcosa che non dovevi, intesi?» mi porse il mignolo e giurai troppo felice per imbronciarmi dell'accusa.
«Forza, corri in macchina. Forse beccheremo la pioggia durante il tragitto» nel dirlo prese due ombrelli e mi seguì chiudendo tutte le porte.
Nemmeno a cinque minuti dalla partenza, papà accese la radio e mise la musica a tutto volume cantando con me, ci fermammo ad un semaforo e delle tipe mi guardarono male pensando sicuramente che fossi la sfigata di turno, ciò finché non videro mio padre dall'altra parte che le fece l'occhiolino.
«Sei serio papà? Avranno si e no due anni in più di me» regalai un dito medio a quelle oche e mi lanciarono un'occhiataccia andando via.
«Gelosa?».
«Si papà, gelosissima» ammisi.

Come da previsione, ci beccammo un temporale pazzesco a pochi chilometri da casa di Stefan, un altro migliore amico, dove si dovevano trovare tutti.
«Papà, rallenta!» urlai quando mi accorsi che non stesse guardando la strada.
«Ok, ok» finì per scusarsi anche perché era sempre il primo a rimproverarmi quando guidavo con imprudenza.
«Eccoci» disse suonando il clacson diverse volte, dalla villa si affacciarono tutti, piccoli e grandi, e ci salutarono da dietro le grandi vetrate.
Mio padre parcheggiò la macchina nel vialetto e saltai subito giù per potermi riparare dalla pioggia.
«La borsa» me lo porse e ci aprirono la porta.
«Ciao a tutti» li salutai uno ad uno con un bacio sulla guancia o con un abbraccio, papà mi assecondò e andammo subito in salotto dove ci aspettavano diversi alcolici, succhi di frutta per i più piccoli e cosi tanto cibo che sgranai gli occhi nel sentire 'aperitivo'.
Jase, il figlio maggiore di quello che chiamavo Justin due, mi invitò a prendere qualche alcolico di nascosto da berci fuori e stupida solo come potevo essere, lo feci.

Ci nascondemmo oltre la piscina e gli sdrai dove Jase aprì una bottiglia di vodka rovesciandomi del liquido direttamente in bocca.
Mi sentii bruciare la gola per un paio di minuti che usai per abituarmici alla sensazione di leggerezza e felicità che provavo sul momento, Jase continuava a guardarmi sorridendo come uno scemo, glielo feci notare e scosse la testa bevendo anche lui.
«Sei cresciuta molto dall'ultima volta che ci siano visti. Direi molto bene» prese una ciocca dei miei capelli girandoselo tra le dita.
«Potrei accusarti della stessa cosa. Hai messo su un bel fisichetto» gli tirai su la maglietta battendo la mano sul suo petto ben formato, lui rise offrendomi un altro sorso.
Anche se era solo qualche anno più grande di me e davvero attraente, non avevo mai avuto bisogno di pensarlo o vederlo in altro modo, piuttosto lo consideravo una specie di fratello maggiore, cosa che mi sarebbe potuto servire per mettermi in regola ogni tanto.
«Zia Lily!» Cody mi si gettò addosso facendomi cadere su Jase.
«Piccoletto, come stai?» mi rimisi nella posizione precedente e lo tenni sulle mie gambe riempendolo di baci.
«Bene!» gioì gettandomi le braccia al collo, lo abbracciai contenta di risentire il tatto dei suoi splendidi e morbidissimi ricci.
«Dov'è Ethan?» chiesi del suo gemello e mi indicò l'altro lato del giardino.
«Andiamo a cercarlo allora» ci disse Jase e mi porse la mano intrecciando le nostre dita.
Sul tragitto avvistammo il piccolo gemello che stava per immergere i piedini in acqua malgrado il freddo. L'inverno non era del tutto passato e solamente un pazzo poteva toccare una piscina cosi gelata.
«Forza! Ho fame» Jase si massaggiò la pancia correndo dentro e lasciandomi i bambini che portai con fatica.

Tutti riuniti intorno ad un tavolo che occupava quasi interamente il centro di una sala da pranzo era uno spettacolo, soprattutto se le persone con cui mi trovavo erano diversissime tra loro, ma divertenti da morire.
Gli amici di papà non fecero altro che provocarmi chiedendomi di Alex e del perché non avessi ancora un fidanzato.

Per loro era facile a dirsi, erano dei fighi pazzeschi e quelli sposati avevano conosciuto le loro mogli fin da quando erano piccoli, perciò era inutile che mi raccontassero come il ragazzo perfetto lo avrei trovato appena messo piede fuori da li.

Jase era voluto restare accanto a me per tutta la serata e mentre gli altri parlavano di cose da 'grandi', lui mi distrasse riempiendomi di domande e continuando a farmi bere di nascosto.
«Quindi hai detto chiaramente che sei da una botta e via a tutte le tipe con cui sei uscito finora?» strabuzzai gli occhi stupita dato che pensavo fosse un ragazzo 'serio' almeno su quell'argomento.

«Non voglio dare false speranze. Aspetto il vero amore e fidati, quando vedrò quella giusta saprò riconoscerla» disse fiero e riempì il mio bicchiere con il quinto tipo di alcolico decisamente forte che i nostri genitori avevano scordato sul tavolo.
«Se non mi conoscessi e mi vedessi per caso in giro, penseresti a me come una scopata e basta?» ingoiai l'ultimo sorso di quel liquido rossastro per averne ancora.
«Non saprei. C'è solo una cosa da fare ora. Sei davvero ubriaca. Vieni» ormai i più piccoli erano spariti o crollati siccome era parecchio tardi, Jase avvertì mio padre che saremmo dovuti restare e che avrei dormito sopra in camera sua.
«In un altro letto distante dal tuo.» chiarì duramente e gli regalai un bacio per non fargli aggiungere altro. Gli avevo promesso di fare la brava e avevo pure finito gli alcolici, se ne avesse sentito l'odore su di me, sarei morta.
Salutai il gruppo di uomini muscolosi, provocanti e ubriachi marci che parlavano e cantavano ridendo di continuo. Mi congedarono con dei baci volanti lasciando che Jase mi afferrasse la mano e corresse di sopra.
«Cinque minuti per spogliarti, porto un pigiama» frugò nell'armadio spogliandosi anche lui, io non lo feci e aspettai che mi desse il pigiama prima di rinchiudermi in bagno.
Mi liberai dal vestito e con solo intimo e reggiseno, mi rilegai i capelli guardandomi allo specchio.

Ad un certo punto i miei occhi caddero alle mie spalle dove stava la finestra, piantai un urlo assordante quasi cadendo all'indietro.
«Porca puttana! Che ci fai li?» chiesi mentre Jase bussava alla porta preoccupato.
«Stai bene? Apri la porta» bussò ancora ed aprii affacciandomi soltanto.
«Che succede?».
«mi sono vista allo specchio» dissi e lui scoppiò a ridere esasperato. Ero mezza ubriaca quindi non mi prese seriamente.
«La tua stupidità non ha confini. Forza che sto morendo di sonno» mi scoccò un bacio sulla fronte ed io richiusi la porta.
«Ma che cazzo di problemi hai, Alex!» non disse nulla eccetto guardarmi in faccia, mi incazzai ulteriormente e restai in silenzio anch'io a guardarlo malissimo.
«Cerco di non far fare cazzate alla mia migliore amica» mi squadrò che ero ancora mezza nuda, ma non mi disturbai a cercare di coprirmi.
«Basta. Io adesso chiamo mio padre. Tu stai male e la devi smettere. Quello che faccio non è davvero affare tuo»
«Invece è affare mio, poi se ricordo bene tuo padre ha detto di dormire in due letti separati. Perché quello stronzo sta preparando il letto matrimoniale?» il suo sguardo indifferente mi fece salire tanta di quella rabbia che tenni le mani bloccate dietro la schiena per non fare mosse azzardate, ma non riuscii a non rimane a bocca aperta per i suoi comportamenti.
«Mi spieghi da quant'è che sei qui? Miseriaccia Alex! Che cazzo vuoi da me adesso? Se ti fossi comportato cosi prima, lo avrei capito, ma adesso che hai Max pensavo fosse tutto a posto. Perciò cosa ti turba tanto?».
«Il fatto che sembra che non te ne importi più di me» sussurrò passando la mano sugli occhi per tenersi sveglio, era cosi stupido che malgrado il sonno sarebbe stato a spiarci tutta la notte.
Io intanto risi tra me e me capendo quanto la vita fosse strana. Mi stavo facendo un mazzo pazzesco per tenermelo stretto ed eliminare Max con la costante paura che il nostro rapporto finisse da un giorno all'altro, e invece...
«Alex, devo andare. Non ho voglia di parlare».
«No cazzo. Parliamo, parliamo e basta, qui e ora! Smettiamola di rimandare le cose. Dì a quello sfigato che devi uscire un attimo. Ti aspetto di sotto» e con ciò scese sotto rischiando di ammazzarsi da quell'altezza. Un completo idiota!
Sbuffai, ma proprio sonoramente ed andai da Jase con occhi dolci.
«Non è che mi copriresti? Devo uscire in giardino un attimo» lo supplicai e mi guardò interrogativo, ma si limitò ad annuire.
Mi infila il pigiama saltellando dappertutto e poi corsi di sotto per non far aspettare Alex, ma ricordando lo stronzo che era diventato, rallentai il passo.

Solo Sesso Per DifesaWhere stories live. Discover now