29. Pensieri, chiarimenti e colpi di scena

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Dopo essersi scaricati in palestra, Can e suo fratello tornarono in azienda, rimettendosi a lavoro.

Per tutto il pomeriggio Can pensò a Sanem. Era irrequieto. A mente lucida iniziava a rendersi conto del suo sbaglio.

Una volta arrivato a casa, quella sera, fu accolto da suo padre, Mihriban e i piccoli.

"Ehm, Sanem non è ancora rientrata?" chiese subito.

"No, figliolo, ha avvisato che avrebbe fatto tardi a lavoro." rispose suo padre.

"Ah, capisco." rispose Can abbassando la testa.

"Figliolo, tutto bene?" chiese vedendo la sua espressione. "Qualcosa non va?" chiese.

"No, no, papà, solo stanchezza." mentì.

"Ah, allora riposati un po', se vuoi stiamo noi con i bambini, non è un problema, anzi, se vuoi prenderti la serata libera, noi non diremo di no, non è vero amore?" chiese guardando sua moglie Mihriban.

"No, no... vi ringrazio, avete già fatto tanto. Passerò io la serata con i miei piccoli. Mi sono mancati." disse accennando un sorriso che però non illuminò gli occhi.

Aziz se ne rese conto, ma non disse niente.

"Siiii!" esclamò Ates correndo da suo padre.

"Serata con papà!!!" esclamò Deniz.

"Evviva!" esclamò Yildiz.

"Beh, direi che i tuoi figli sono più che contenti, perciò, i nonni tolgono il disturbo allora. Ciao piccoli!" esclamò Mihriban.

"Ciao nonna!" esclamarono in coro.

"Ciao piccoli furfanti!" li salutò il nonno scherzando.

"Ciao nonno!" salutarono loro sulla porta.

"Papà? Che cosa facciamo di bello?" chiese Ates.

"Mh... ditemi voi, sono a vostra disposizione. Ma prima... ho bisogno di un bell'abbraccio da Albatros, stretto stretto." disse abbassandosi alla loro altezza allargando le braccia.

I bambini non persero tempo e in men che non si dica gli si catapultarono addosso. Can li abbracciò tutti e tre lasciandosi cadere all'indietro. Si trovarono tutti stesi sul pavimento di casa.

Inspirò il loro profumo e sorrise sereno per la prima volta nella giornata.

Nel frattempo...

Sanem abbandonata l'agenzia, si diresse nel quartiere. Arrivò alla porta di casa di Muzo e suonò.

Lui rispose al citofono con voce assonnata. "Chi è?" chiese.

"Ehm, Muzo, ciao. Sono Sanem. Posso disturbarti un secondo?" chiese gentilmente.

Muzo sorpreso da quella visita inattesa, non la rifiutò e la fece entrare.

Una volta raggiunto l'appartamento Muzo gli fece cenno di accomodarsi in salotto.

La prima cosa che Sanem notò appena lo vide sulla porta, erano gli occhi lividi, segno di una persona che non stava bene. Quella non era solo stanchezza, si disse.

Facendo finta di niente, sfoderò un sorriso gentile e si accomodò sul divano da lui indicato.

Indossava ancora il pigiama.

"Scusami, ti ho svegliato, per caso?" chiese.

"No..." rispose lui, ma lo sguardo diceva tutt'altro.

"Sono sorpreso di vederti, che ci fa la famosa Sanem Aydin da un povero diavolo come me?" chiese.

2. QUESTO E' SOLO L'INIZIO. STORIE DI UN FUTURO DA RACCONTARE (ITA VERSION)Where stories live. Discover now