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| ALEX |

Al mio risveglio non c'è la meravigliosa ragazza con cui mi sono addormentato, ma solo una porzione di letto vuota e un gelido vento che arriva dall'ambiente esterno al piumone. Con riluttanza mi alzo e mi dirigo in cucina.
Magari lei è lì... in ogni caso sto morendo di fame quindi vado a fare colazione e poi penso alla mia piccola, senza cibo in corpo non sono lucido.
Mentre addento la prima fetta biscottata, fa il suo ingresso in cucina Daniele.
"Ciao" lo saluto cordialmente, utilizzando un tono normale, ma questo si affretta a zittirmi
"Non hai idea del mal di testa che ho... dovevate venire al pub, non sai cosa vi siete persi" mi sussurra mentre si prepara il suo caffè, venendo poi a sedersi di fronte a me "credo di non aver mai bevuto tanto in vita mia" rido alla sua ultima affermazione
"Qualcuno è stato male?" perché faccio queste domande... non sono mica un cinquantenne!
"No, o almeno ero troppo andato per accorgermene"
Mi racconta un po' della sua serata e, finito il suo discorso, cala il silenzio, perché entrambi troppo concentrati sulla colazione che stiamo gustando, così sento alcuni colpi provenire dal bagno, sono continui e leggeri. Immediatamente collego quei rumori alla ragazza che stanotte sembrava essere così scossa e immediatamente entro in allerta.
Cosa cazzo sta facendo?!
Probabilmente perché sono terrorizzato dal suo attuale stato emotivo, mi alzo immediatamente e mi reco verso il bagno alla velocità della luce. Daniele mi segue e anche lui sembra parecchio spaventato.
"Ehi piccola... tutto bene?" provo a bussare alla porta ma non ottengo nessuna risposta. Guardo il ragazzo al mio fianco e, nonostante la paura, vengo attraversato da un attimo di gelosia e gli dico di aspettare fuori, nel caso avessi avuto bisogno lo avrei chiamato io. Entro nel piccolo bagno e la scena che mi si presenta davanti mi spezza il cuore: Eleonora è seduta nella vasca, con le gambe raccolte al petto, ha i vestiti ancora in dosso e l'acqua ha ormai riaggiusto il livello delle sue spalle, mentre il getto continua a far piovere sulla sua testa. Ha gli occhi gonfi e respira a fatica, mentre piange disperata e batte ripetutamente la testa contro il muro.
"Piccola cos'è successo?" spengo il getto e mi avvicino a lei, mettendomi in ginocchio di fianco alla vasca, provando a calmarla accarezzandole il braccio coperto dal tessuto ormai zuppo. Non ottengo una risposta a parole, semplicemente scuote la testa ripetutamente, come se non volesse accettare ciò che la ferisce così tanto.
Non so cosa fare, non ha mai avuto una crisi così forte e, non sapendo neanche l'origine esatta di tutto questo, non so come calmarla. Quando sta per battere la testa nuovamente contro il muro, mi affretto a mettere la mano tra la sua nuca e la superficie fredda, impedendole così di farsi ulteriormente male. Decido di entrare nella vasca e appena i miei vestiti toccano l'acqua si appesantiscono, ma al momento non è importante, posso sopportare anche questa sensazione estremamente fastidiosa. Mi siedo davanti a lei e la tiro verso di me, andando ad appoggiarmi nella parete opposta e portandola a mettersi a cavalcioni sul mio bacino, così da poterla abbracciare meglio. Le accarezzo la nuca e la stringo forte al mio petto, ma lei non reagisce, continua a piangere e inizia a tremare, forse per il freddo.
"Il nonno..." dalle sue labbra esce solo questo, ma io sono abbastanza lucido da mettere insieme tutti i pezzi
"Piccola mi dispiace tanto, davvero. Ma ti ricordi cosa mi hai detto ieri? Il nonno non c'era già più, ora è libero" avvolge le sue braccia intorno al mio torso e nasconde il suo volto nell'incavo del mio collo, respirando profondamente
"È venuto a trovarmi prima di andarsene" mi racconta il suo sogno e, con un po' di tempo, inizia calmarsi "perché sei entrato in vasca?" dopo una trentina di minuti, sembra aver riacquisito la lucidità e ora mi guarda dritto negli occhi aspettando una risposta
"Avevi bisogno di me" le accarezzo la guancia e un piccolo sorriso si forma sul suo volto
"Ti amo" lo sussurra, ma forse è proprio il suo dirlo così piano che mi fa capire che è sincera, perché non ha bisogno di dirlo al mondo, ma solo a me. Faccio incontrare le nostre labbra, ormai gelide a causa dell'acqua, per poi guardarla dritto negli occhi
"Ti amo" lo sussurro anch'io e le mostro le mie fossette, facendole capire che sono davvero sincero e il suo sorriso si allarga un po'.
Non pensavo mi amasse, non credevo neanche di piacerle all'inizio, ma ora che ho la consapevolezza che lei è mia, sento un senso di leggerezza che mi permette di sorridere senza paura.
Ma cosa siamo noi?
"Dovremmo uscire da qui..." fa per alzarsi ma la tiro nuovamente contro il mio corpo, facendola scontrare con il mio bacino
"Oppure..." la guardo con malizia e dal rossore sulle sue guance capisco che ha recepito le mie intenzioni
"Assolutamente no! C'è Dani di là... e poi fa troppo freddo"
"Per Dani, credo sia abbastanza grande da sapere già cosa facciamo e non penso si scandalizzi, anche perché ieri pomeriggio ci siamo dati parecchio da fare e lui era nella stanza accanto" le sue guance diventano ancora più rosse e si morde leggermente il labbro per l'imbarazzo "Per il freddo, te lo posso far passare in pochissimo tempo" inizio ad accarezzarle le cosce e, quando finisco il mio discorso, mi trovo con le mani sul suo fondoschiena, così lo stringo fortemente, facendo sussultare la ragazza. In risposta lei si avvicina ulteriormente al mio corpo, facendo sfregare i nostri centri e attivando tutti i miei sensi. Continua a muoversi sul mio bacino, creando quella frizione piacevole che mi fa indurire. Infilo le mani sotto la sua maglia e inizio a risalire lungo il suo busto, accarezzando ogni centimetro della sua pelle. Lei porta le labbra sul mio collo e lascia alcuni baci leggeri, per poi spostarsi verso il mio orecchio e io chiudo gli occhi per godermi al massimo il momento
"Ti ho detto di no..." un sussurro e poi lei non è più tra le mie braccia, riapro lentamente gli occhi e la trovo in piedi sul tappetino davanti alla vasca, mentre cerca di asciugarsi leggermente con un asciugamano e poi sparire dalla stanza, lasciandomi da solo con il mio desiderio inappagato.

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