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Era passato qualche giorno dalla loro prima notte insieme e il loro rapporto, anche se non aveva ancora un'etichetta, era cambiato radicalmente. Non avevano più parlato dei loro sentimenti, avevano semplicemente iniziato a mettere in atto l'amore che provavano, dedicandosi attenzioni e rendendo ogni momento indimenticabile. Pensavano entrambi che un'azione, per essere speciale, dovesse essere fatta raramente e per un motivo, ma, nonostante questo, non riuscivano a non passare ore intere a scambiarsi quell'amore che, all'apparenza, poteva risultare solo pura passione, ma che, in realtà, si era stabilito nel punto più recondito dei loro cuori, pronto a spezzarli irrimediabilmente.
Avevano passato una giornata tranquilla: con il treno erano andati al mare, in un paesino che nessun turista conosceva, dove potevano restare soli con i loro cuori e la temperatura mite di quella giornata che li abbracciava. Rimasero tutto il pomeriggio su un telo, lui seduto con le gambe dritte davanti a sé e lei sdraiata con la testa appoggiata sulle cosce di lui; le accarezzava i capelli e il volto, studiando quella bellezza di cui non aveva mai abbastanza, sentendo il desiderio di fermare il tempo e vivere quell'attimo per sempre.
Quando nulla sembrava poter rovinare quella giornata, le arrivò un messaggio da sua madre che diceva: "Il nonno non è più in sé: delira e dorme. Speriamo si spenga presto".
Non fece neanche in tempo a realizzare quelle parole che i suoi occhi iniziarono a piangere e l'ossigeno nei suoi polmoni a sparire. Lui non riusciva a vederla così, l'aveva fatta sedere sulle sue gambe e l'aveva stretta in un forte abbraccio, ma più di questo non poteva fare e si sentiva estremamente inutile.
Quando tornarono a casa, lei non ebbe neanche le forze di cenare, non riusciva a reagire, si sentiva completamente vuota e impotente.
"Starà meglio, me lo ha promesso" "Perché doveva succedere proprio a lui? Stava così bene... l'hai visto domenica che era bello attivo" "Non c'è niente che si possa fare?"
Queste erano le frasi che Alex sentiva pronunciare da ore e a cui non poteva dare risposta se non con un sospiro e un bacio silenzioso. Verso le tre del mattino era riuscito finalmente a farla addormentare: la teneva stretta tra le sue braccia e le accarezzava la testa, che era appoggiata al suo petto.

La mattina dopo lei stava un po' meglio e si era messa in testa di andare a trovare suo nonno, magari vedendola tornava in sé...
I suoi genitori non condividevano questa sua scelta, soprattutto sua madre che, nei giorni precedenti, aveva promesso al nonno che, se fosse stato male, Eleonora non lo avrebbe visto: voleva che si ricordasse il suo nonnino e non un vecchio folle.
Sapeva che non sarebbe riuscita a stare da sola durante quella visita, ma non poteva neanche mettere in croce Alex che, per quanto potesse essere legato alla sua famiglia, non era certo il caso facesse così tanto per lei. Così aveva convinto suo padre ad andare con lei nella stanza e, una volta entrata, non ebbe altro che la conferma al messaggio di sua madre: suo nonno non c'era più, era rimasto solo il suo corpo.
Era rimasta per poco nella camera, lui farneticava su qualcosa, ma nessuno riusciva ad aiutarlo. Le infermiere erano venute per calmarlo e lei, non riuscendo più a sostenere quel peso che sentiva dentro, lasciò la stanza in lacrime, correndo immediatamente tra le braccia di Alex, che la stava aspettando nel salottino appena fuori il reparto.
Era distrutta ma allo stesso tempo sollevata: aver visto con i propri occhi che suo nonno era sparito l'aveva aiutata molto ad accettare la sua scomparsa, ma non riusciva a smettere di pensare a quante cose dovevano ancora fare insieme e a quanti traguardi lei doveva raggiungere per renderlo davvero fiero, ma lui non li avrebbe mai visti.

Passarono due giorni ed Eleonora aveva ricominciato una vita pseudo normale, non era mai completamente triste o felice, viveva a momenti: quando era al centro delle attenzioni di Alex, che non perdeva un attimo per farla sentire speciale, era allegra, ma quando si ritrovava da sola le piombava addosso il mondo e la rapiva un vento malinconico.
Nella notte tra il sabato e la domenica, aveva sognato suo nonno: era tornato a casa e lei era andata a trovarlo, avevano deciso di giocare a carte e lei gli aveva cantato qualche canzone.
Alle 2:43 rispose all'ultima chiamata che voleva ricevere: suo nonno non era più in questo mondo, se ne era andato quella stessa notte.
Lei non reagì, si rimise sdraiata nel letto, ferma a guardare il soffitto; non piangeva e respirava tranquillamente, ma era tesa come una corda di violino e Alex, anche se era all'oscuro di ciò che era successo, se ne era accorto. L'aveva abbracciata e aveva provato a capire cosa girasse nella sua testa, ma non fece in tempo, perché tutta quella apparente calma l'aveva fatto riaddormentare.

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