We, Ourselves and Us

JoTheStrange द्वारा

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[WRITOBER 2020] Una raccolta di One Shots, ognuna incentrata su un personaggio diverso. Un viaggio introspett... अधिक

Mirror, Mirror... (Jordan Greenway)
Illusione di un secondo (Silvia Woods)
Frammenti di adolescenza (Darren Lachance)
Luce e Calore (Nelly Raimon)
Il Lungo Ritorno (Hurley Kane)
Solo uno scherzo (Scott Banyan)
Vita da Papà (Mark Evans)
Fine del Viaggio (Victoria Vanguard)
Sensi di colpa (Bobby Shearer)
Lo scarponcino d'argento (Axel Blaze)
Tra due fuochi (Paolo Bianchi)
Proiettare la Rabbia (Dvalin)
Orgogliosi di me (Shawn Frost)
Per te, papà (Xavier Foster)
Baci scintillanti (Suzette Hartland)
Un'ombra dal passato (Jude Sharp)
Forse, un giorno... (Erik Eagle)
Vietato perdere (Archer Hawkins)
Sconfitto, Umiliato, Distrutto (David Samford)
Anime Spezzate (Lina Shiller)
Ad Maiora (Caleb Stonewall)
Voglia di riscatto (Torch)
Il peso della disperazione (Todd Ironside)
Nostalgia di casa (Austin Hobbes)
Io così simile a te (Celia Hills)
Raggio di Sole (Ray Dark)
Sul tetto del mondo (Mark Krueger)
Fuori controllo (Byron Love)
Tra le braccia di Morfeo (Camelia Travis)
Nemici Amici (Kevin Dragonfly)

Nell'abisso più profondo (Nathan Swift)

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JoTheStrange द्वारा


Ciao a tutti, lettrici e lettori! Vi rubo giusto un paio di secondi per avvisarvi che (stanotte lol) ho fatto un restyle estetico alla storia, inserendo diverse immagini e associando ad ogni capitolo una canzone da ascoltare come colonna sonora. 

Sono dell'idea che ogni testo, per passare dalle 2 dimensioni alle 3 dimensioni ha bisogno anche di supporto fotografico e sonoro, perciò se siete curiosi di sapere quali canzoni ho associato ai personaggi già trattati e se volete vedere qualche immagine bellina, scorrete indietro e date una seconda occhiata ai capitoli precedenti. Fatemi sapere cosa ne pensate di questa scelta! Ora vi lascio al capitolo vero e proprio.

Un bacio. Jo.

Ø Character: Nathan Swift

Ø Propmpt: Perso

Ø Song: I'm a Mess (Bebe Rexha)

                                                                                                                          

Nathan uscì dall'ospedale con passo flemmatico e iniziò a vagare senza meta per la città. La partita di oggi lo aveva letteralmente svuotato di ogni emozione, si sentiva come un guscio vuoto. Camminò senza meta per un tempo indefinito, fino a quando non si ritrovò al porto. Raggiunse il molo e si sedette sul bordo, portandosi le gambe al petto.

Iniziò a fissare un punto lontano, vicino all'orizzonte ma senza vedere nulla per davvero. Il cielo di quella sera offriva un tramonto spettacolare, un'alchimia perfetta tra i toni del blu e quelli caldi mescolati con chiazze rosate; tuttavia, Nathan rimase indifferente di fronte ad una tale bellezza.

Si sentiva perso, totalmente smarrito. Era come sprofondato in uno stato di profonda apatia.

Ripensò per un momento alla partita disputata poche ore prima. Non aveva mai visto nulla del genere. In confronto a quelli della Genesis, la Gemini Storm e la Epsilon parevano squadre di dilettanti. La velocità con cui i giocatori lo avevano dribblato e scavalcato, lo aveva lasciato completamente pietrificato. Nemmeno nei suoi sogni più vividi sarebbe mai riuscito ad eguagliare una simile potenza e velocità. Nemmeno mille sessioni d'allenamento intensivo – quelle che piacevano tanto a Mark – sarebbero mai state sufficienti per reggere il confronto con quegli alieni.

Il loro destino era soccombere e quel pomeriggio ne aveva avuto un'esemplare dimostrazione.

Che senso aveva continuare a combattere? Come facevano i suoi compagni a non rendersi conto che la Genesis era fuori dalla loro portata?

Nathan afferrò un sassolino e lo scagliò in mare con fare svogliato. Lo osservò colare a picco sul fondale, producendo delle lievi increspature sulla superficie. In quel momento, si sentiva esattamente come quel sasso: stava affondando.

Si stava lentamente perdendo nel labirinto dei suoi pensieri e non sapeva come uscirne. Quella schiacciante sconfitta gli aveva come dato uno scossone, ponendogli davanti una realtà che aveva a lungo ignorato, sperando nell'impossibile impresa di avere la meglio sull'Alius Academy.

La verità, tuttavia, era un'altra. Non ce l'avrebbero mai fatta.

Nathan ripensò per un secondo a Max, Steve e a tutti gli altri ragazzi della Raimon che erano rimasti infortunati durante la prima partita con la Gemini Storm. Li aveva visti crollare sul campo uno ad uno, accasciarsi al suolo privi di forze come delle marionette a cui avevano reciso i fili. Loro erano stati i primi a soccombere. E quel pomeriggio era toccato a Shawn. Gli altri ragazzi avevano riportato brutti lividi e sbucciature pesanti, ma parevano non curarsene. Quanto tempo sarebbe passato prima che fossero finiti tutti in una stanza d'ospedale, troppo malridotti per continua a giocare?

"Io non finirò così. Non ho nessuna intenzione di finire all'ospedale".

Nathan strinse i pugni, facendo appello a tutta la sua forza di volontà per non scoppiare in lacrime. Si sentiva così inutile, così debole.

La Raimon si era trovata dinnanzi a dei fuoriclasse innumerevoli volte, eppure ogni volta era riuscita a scampare la sconfitta e ad assaporare la vittoria. Ma questa volta no, questa volta nemmeno l'immenso ottimismo di Mark e l'estrema determinazione di Jude sarebbero stati sufficienti per battere i loro avversari.

Non sarebbero più riusciti a vincere. Non aveva più senso combattere.

Un'ombra iniziò a farsi largo nella mente del ragazzo, impadronendosi anche dei pochi pensieri positivi rimasti. Si dipanò rapidamente, tessendo una vera e propria ragnatela di malessere, insinuando idee che, prima di allora, non lo avevano mai nemmeno lontanamente sfiorato.

Forse è arrivato davvero il momento di gettare la spugna.

La Raimon non ha bisogno di uno come me.

Nathan ripensò per l'ennesima volta alla partita disputata contro la Genesis. Quante volte aveva perso palla? Quante volte era stato dribblato e, a causa dei suoi errori, gli attaccanti avversari erano arrivati alla porta senza alcuna difficoltà?

Per quanto tempo ancora vuoi ostacolare gli altri?

Nathan non tentò neanche di opporsi ai sibili che serpeggiavano nella sua testa. Avevano ragione loro, il fatto che non fosse abbastanza forte era un dato più che evidente.

-Nathan! Nathan! – una voce famigliare lo riportò alla realtà – Che ci fai qui, tutto solo? –

Oh, no. Il capitano.

Il turchese non riuscì nemmeno ad alzare lo sguardo. Mark iniziò un monologo appassionato su quanto la partita del pomeriggio fosse stata pesante e su quanto avrebbero dovuto lavorare per arrivare al loro livello.

-Senti Mark – lo bloccò Nathan, con voce atona -Io non mi sento all'altezza. Non ho più voglia di lottare –

Il capitano iniziò a strattonarlo come un bambolotto, riprendendo il suo monologo. Chiunque si sarebbe convinto delle parole di uno come Mark Evans, chiunque sarebbe rimasto soggiogato dal suo carisma, ma non Nathan. Non in quelle condizioni.

Le parole del suo capitano giunsero all'orecchio di Nathan come un'eco lontano. Percepì solo alcuni pezzi del discorso, senza curarsene più di tanto.

Ormai aveva preso la sua decisione. Non sarebbe tornato indietro.

-Mark, scusami tanto. Mi dispiace, ma io non ci riesco – disse secco -Io non sono forte come te –

Detto ciò, Nathan s'incamminò verso l'Autobus Inazuma, lasciando Mark solo in riva al molo, profondamente scioccato. 

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