You're every line, you're eve...

By zquadturin

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Salve a tutti, premetto che la storia non è scritta da me. Ho controllato e qui non esiste ed ho pensato di p... More

Primo capitolo.
Secondo capitolo.
Terzo Capitolo.
Quarto capitolo.
Quinto capitolo.
Sesto capitolo.
Settimo capitolo.
Ottavo capitolo.
Nono capitolo.
Decimo capitolo.
Undicesimo capitolo.
Dodicesimo capitolo.
Tredicesimo capitolo.
Quattordicesimo capitolo.
Quindicesimo capitolo.
Sedicesimo capitolo.
Diciasettesimo capitolo.
Diciottesimo capitolo.
Diciannovesimo capitolo.
Ventesimo capitolo.
Ventunesimo capitolo.
Ventiduesimo capitolo.
Ventitresimo capitolo.
Ventiquattresimo capitolo.
Venticinquesimo capitolo.
Ventiseiesimo capitolo.
Ventisettesimo capitolo.
Ventottesimo capitolo.
Ventinovesimo capitolo.
Trentunesimo capitolo.
Trentaduesimo capitolo.
Trentatreesimo capitolo.
Trentaquattresimo capitolo.
Trentacinquesimo capitolo.
Trentaseiesimo capitolo.
Trentasettesimo capitolo.
Trentottesimo capitolo.
Trentanovesimo capitolo.
Quarantesimo capitolo.
Quarantunesimo capitolo.
Quarantaduesimo capitolo.
Quarantatreesimo capitolo.
Epilogo.
N/A
Sequel.

Trentesimo capitolo.

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By zquadturin


Louis si svegliò per primo, come al solito; si stropicciò un momento gli occhi, poi si passò una mano nei capelli e, quando provò a risollevare le palpebre, le sue iridi furono immediatamente colpite dai raggi del sole che provenivano dal lucernario.

Quella stanza traboccava di luce. Gli venne spontaneo sorridere, di fronte a una cosa così semplice ma così bella da sorprenderlo.

Svegliò Harry con un bacio morbido sulle sue labbra, osservandolo strizzare le palpebre e sbatterle un paio di volte prima di aprire completamente gli occhi; una smorfia di dolore si fece quasi subito spazio sul suo viso, non appena fece per stiracchiarsi.

"Lou" bastò l'occhiata di rimprovero che gli lanciò, per fare scoppiare subito Louis a ridere comprendendo tutto.

"Scusa, ero un po' preso dal momento, ieri" rise dolcemente, prima di tirare giù Harry non appena si mise seduto, sovrastandolo come a far l'amore di nuovo ma abbassando solo il viso verso il suo, a dargli un bacio eschimese che lo fece sorridere di tenerezza.

Inaspettatamente fu Harry a cingere le braccia intorno al suo collo, avvicinando ancora i loro volti e facendo incontrare le loro labbra con la sua consueta, tranquilla dolcezza. Louis infilò le mani tra i suoi capelli, posando i gomiti sul materasso per non pesargli addosso, beandosi di quel momento di pace mattutino.

I loro corpi erano ancora nudi, coperti solo dalle lenzuola, accarezzati dai raggi del sole e per niente infastiditi dai leggeri rumori provenienti appena dai piani di sotto. Non avevano idea di che ora fosse, ma a nessuno dei due importava.

"Io propongo" sorrise Louis, non appena il loro bacio terminò, "di restare tutto il giorno così e non fare niente fino a domani."

"Sembra interessante" ridacchiò Harry. Forse in quel momento si ricordò di essere senza vestiti in un letto che non era nemmeno il suo, con sopra Louis, perché arrossì con un sorriso timido.

"Voglio vederti alla luce."

Harry alzò sorpreso gli occhi su di lui, prima che Louis scostasse completamente il lenzuolo e ammirasse il suo corpo totalmente esposto al suo sguardo, sotto ai delicati raggi del sole. Harry si sentì arrossire, ma non fece nulla.

Louis coprì con le mani la pelle dei suoi fianchi, seguendo il tracciato delle ossa che portavano all'inguine, una perfetta v che si abbassò a baciare. Sentì Harry tremare leggermente sotto quelle attenzioni, sorrise contro la sua pelle e poi risalì dalla curva dei fianchi all'ombelico, posandoci un bacio sopra e risollevandosi, per incontrare di nuovo la sua bocca morbida e rossa.

"Credo..." Harry sospirò, cercando di riprendere la lucidità già perduta, "che dovremmo...scendere, adesso."

"Harry?" lo ignorò completamente Louis. Attese la sua conferma prima di continuare. "Sei bellissimo."

Il più piccolo arrossì. "Anche tu" soffiò, imbarazzato. Louis gli posò un ultimo bacio sulla guancia, poi iniziarono a rivestirsi.

Erano addirittura le undici di mattina, erano rimasti tutto il tempo a letto e si erano totalmente ripresi dal viaggio. In cucina c'era solo Johannah, intenta già a preparare il pranzo.

"Ben svegliati!" trillò, vivace. "Avete fatto bei sogni?"

Non diede loro nemmeno il tempo di rispondere, che allungò sul tavolo un piatto di biscotti.

"Ditemi cosa ne pensate" fece, sorridendo in attesa.

Harry sorrise e prese un biscotto, mentre Louis restò immobile con aria prudente. Harry gli lanciò una veloce occhiata confusa, ma non appena mandò giù un pezzetto di biscotto, comprese il perché della sua faccia.

"Lo sapevo!" sospirò frustrata la donna, osservando la sua espressione spontanea. "Non ci riuscirò mai, mai!"

Harry rimase un secondo fermo, per calmare l'improvviso senso di nausea, poi si prese di coraggio e le si avvicinò.

"Io sono bravo in cucina" si propose, sotto gli occhi sorridenti del suo ragazzo che ben lo sapeva, "possiamo riprovare a farli insieme, se ti va."

Gli occhi di Johannah scintillarono. "Louis, Harry, avete la mia benedizione!" esclamò praticamente commossa, prima di cacciare Louis dalla cucina e restarci sola con Harry.

Louis, per la prima volta da mesi, rise spontaneamente in casa propria.

*****

Zayn si era ben presto rivelato un gatto umano.

Sempre a poltrire, a dormire o mangiare, ma sopratutto a cercare le continue coccole di Liam; il divano era ormai diventato la sua postazione principale, tanto che Walihya non riusciva più a ricordare come fosse fatto da vuoto.

Anche in quel momento, steso sui cuscini, aveva la nuca sulle cosce di Liam e il viso rivolto a lui; avevano dormito insieme, quella notte, ed era stato tutto tranquillo come la prima volta. Di nuovo mano nella mano, senza chiedere nulla di più.

Liam gli accarezzava delicatamente i capelli, morbidi e folti come sempre, mentre chiacchieravano di qualcosa di scarsa importanza. Ogni tanto Safaa arrivava a spiarli, sgranava gli occhioni e si dileguava.

"Non mi sono mai piaciuti i gatti" stava dicendo Liam, dopo avergli fatto presente la sua osservazione e avere ascoltato la sua risata, "ho sempre preferito i cani."

Zayn si fece curioso. "Perché?"

"Perché sono fedeli, e amici veri!" raccontò Liam. Zayn rise ancora, dolcemente. Poi spinse il viso contro il suo stomaco, sorridendo.

"Me lo ricorderò."

Liam si intenerì. "Ah, sì?"

"Vedrai!" sorrise Zayn. Liam fece scorrere la mano lungo il suo fianco, fino ad arrivare alle spalle, proprio come avrebbe fatto con un micio nell'accarezzarlo.

Zayn, proprio come un gatto, assottigliò gli occhi con fare pensieroso; poi abbozzò un sorriso, guardandolo dritto nelle iridi scure.

"Se fossi un gatto, ti farei le fusa." disse, quasi in un soffio. "E se stessi bene in questo momento, io...vorrei davvero che facessimo l'amore."

Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra di Liam, mentre il suo sguardo si addolciva e le mani intente ad accarezzargli la schiena si fermavano per lo stupore. Si piegò per baciarlo sulle labbra, rispondendo solo con quel gesto.

"Non vedo l'ora" sorrise, contro le sue labbra.

"Sono le quattro e mezza!" la voce di Walihya fece sobbalzare entrambi, prima che la ragazza si dileguasse con una risata. Era entrata nella stanza dal nulla, non l'avevano nemmeno sentita arrivare.

"Aspetta che io torni in forma" minacciò Zayn urlando per farsi sentire, pur senza riuscire a trattenere le risate, "ti ucciderò di solletico!"

Poi tirò di nuovo Liam verso di sé, e ripresero a baciarsi.

*****

Con aria furtiva, Louis si addentrò in cucina; scoprì sua madre e Harry a chiacchierare tranquillamente, mentre preparavano qualcosa ai fornelli.

Come previsto, le fossette e la dolcezza del suo ragazzo avevano conquistato tutta la sua famiglia -beh, meno uno. Le sue sorelle lo adoravano e, a quanto pareva, anche a sua madre era molto simpatico.

In quel momento, gli stava raccontando la sconfitta che aveva subito in una gara di cucina, che l'aveva buttata giù a tal punto da farle dimenticare tutte le ricette che conosceva. A dire il vero ad Harry suonava più come una scusa per giustificare la sua totale mancanza di talento culinario; quando ammise che in realtà era stato tutto ordinato da un ristorante, la sera prima, e niente era stato opera sua, per poco al ragazzo non venne da ridere.

"Mamma ti sta rifilando la scusa del concorso di cucina?" si intromise Louis, affiancando Harry e posandogli una mano sotto una costola. Harry gli sorrise, imbarazzato da quella vicinanza davanti a sua madre, e si limitò a ridacchiare.

"Non è una scusa, Lou" lo fulminò la donna, puntandogli un mestolo contro.

"Come vuoi tu" alzò gli occhi al cielo il ragazzo, prima di posare un bacio su una guancia di Harry. "Meno male che ci sei" gli sussurrò nell'orecchio con un sorriso, facendolo arrossire e sorridere insieme.

"E quindi, stavo dicendo" riprese Johannah quando Louis lasciò la camera, totalmente ignara della felicità che quel piccolo gesto aveva portato nel cuore di Harry, "c'era questa donna vicino a me che non sapeva nemmeno frullare e mi guardava male, ovviamente non sapeva che si frulla con le forchette..."

*****

Qualche ora dopo si trovavano sulla soglia del salotto, vicini come poche volte prima di allora e travolti da un'inesprimibile passione.

Louis spinse Harry verso il muro, baciandolo con foga contro la parete del salotto, le mani tra i suoi capelli o sul suo viso, le labbra intrappolate sulle sue.

Erano usciti tutti, lasciandoli soli in casa; e Louis non aveva perso tempo.

"Dio, è l'unico momento in cui posso farlo senza che nessuno lo sappia" sospirò contro la sua bocca, facendo sbattere un paio di volte le palpebre di Harry. Ma come? E in soffitta, l'altra sera?...

Non ci pensò più di tanto, si limitò a ricambiare i suoi baci passionali. Dopotutto, Louis era un irrimediabile folle.

"Ho una sorpresa, una cosa speciale" continuò Louis. "Aspettami qui" concluse, spostandosi dal suo corpo per dirigersi verso l'uscita del salotto.

"Ma, Lou..." mormorò Harry, "proprio qui?"

Louis parve offendersi. "E dove allora?" sbottò, prima di sparire oltre la soglia.

Harry arrossì al pensiero che poi, su quel divano davanti a loro, i genitori e le sorelle di Louis si sarebbero seduti e avrebbero guardato ignari la televisione davanti a loro.

Ma la sua sorpresa e il suo imbarazzo fu massimo nel momento in cui Louis, contento come un bambino, tornò nel salotto con in mano una vecchia videocassetta Disney.

Annaspò in cerca d'aria, gli occhi sgranati al massimo.

"Haz, che aspetti? Stenditi!" lo incalzò il ragazzo, rigirandosi la videocassetta nelle mani come un'arma.

Harry boccheggiò un paio di volte prima di riuscire a parlare. "Non ci penso nemmeno!" strillò infine, sbiancando. "Tu vuoi...con quella videocassetta...sei un pazzo maniaco!" esclamò, correndo verso la serra che affiancava lo stesso salone. Non si accorse della vetrata, però, e ci sbatté contro cadendo sul pavimento.

Louis lo raggiunse un secondo dopo, con un sopracciglio alzato e porgendogli una mano per rialzarsi.

"Harold" lo chiamò serio, "di che stai parlando?"

La videocassetta era sparita dalle sue mani; al contrario, la televisione era accesa e il cartone Disney in pausa.

"Oh" fece Harry, sgranando gli occhi. "Per un attimo ho creduto..." e sbiancò. Louis comprese, e sollevò le sopracciglia al limite della sorpresa.

"Dio, Haz! E poi il pazzo maniaco sarei io?" commentò, non sapendo se ridere o piangere. Nel dubbio, scoppiò nella risata più fragorosa di sempre.

"Non credo sia possibile una cosa simile, Harry" commentò dopo qualche tentativo di parlare, quasi piangendo per le risate. Harry alla fine si alzò da solo, mente Louis si teneva la pancia cercando di ricomporsi.

Il più piccolo, arrossito e imbarazzato, si concesse allora un'occhiata alla televisione. "La sirenetta?" osservò, sorpreso.

"Ma certo!" Louis si riprese immediatamente, a sentir nominare il suo cartone animato preferito. "La prima volta che ho capito che mi piacessero i maschi" raccontò, sedendosi sul divano e facendo ad Harry segno di sedersi accanto a lui, "è stato grazie a questo film! Eric è stato il mio primo amore!"

Harry alzò gli occhi al cielo, rise e si sedette al suo fianco. Poi si accorse di una pila di altri film, anche in dvd oltre che in vecchie videocassette.

"Vuoi vederli tutti?" domandò, chiedendosi che quante ore ci sarebbero volute.

"Esatto!" trillò Louis, allegro. "Solo le scene più belle di ognuno."

In un pomeriggio, Harry scoprì almeno sei cartoni animati di cui non conosceva nemmeno l'esistenza. Sobbalzò quando però, sullo schermo, apparve il suo preferito: Peter Pan.

"Ti somiglia, Lou, ti somiglia!" esclamò, indicando il protagonista di getto. Louis lo guardò storto per un attimo, poi scoppiò a ridere come prima.

"E tu saresti Wendy, ovviamente" lo prese in giro.

"Peter e Wendy non stavano insieme!" protestò Harry. Louis trattenne le risate, facendosi al contrario serissimo.

"Non dirmi che non conosci la storia vera" mormorò, spaventosamente serio, "Wendy tornò incinta dall'Isola che non c'è."

Harry sgranò gli occhi. "Davvero?" domandò, con l'espressione infranta di un bambino che scopre che Babbo Natale non esiste.

"Certo che no!" esclamò Louis, ridendo fortissimo e baciandolo con entusiasmo.

Fu qualche mezz'ora dopo, che i genitori di Louis tornarono da fuori casa, e le gemelle corsero allegre in salotto; avevano sentito la canzone più bella del loro film preferito.

Rapunzel, sulla barca assieme a Eugene, gli teneva le mani con un sorriso mentre cantavano insieme. Harry e Louis osservavano la scena attentissimi, quasi fossero tornati bambini, incantati dalla magia delle più belle scene Disney.

"Direi che questo è addirittura meglio di io mi farò un uomo" citò Louis.

"Era farò di te un uomo, Lou" commentò Harry, passandosi disperatamente una mano sul viso. Solo allora si accorse delle gemelle, che evidentemente teletrasportandosi si erano sedute ai piedi del divano e fissavano la televisione insieme a loro senza essersi fatte notare.

"Pff, vuoi dirmi che Shang non era ovviamente bissesuale? Avanti, si è innamorato prima di Mulan vestita da uomo che nella sua reale forma di donna. Questo dovrebbe essere decisamente un campanello di allarme."

Johannah passò lì davanti, li guardò di sbieco, sospirò e passò oltre. Non avrebbe mai capito da chi suo figlio avesse preso quell'indole folle; meno male che poteva sfogarsi parlandone con i biscotti!

"Amore! Ma ti sembra il momento?" lo sgridò il suo ragazzo, alzando gli occhi al cielo. "Le tue sorelle..."

E Harry si bloccò automaticamente, quando si rese conto di aver pronunciato quel vezzeggiativo. Si portò inconsapevolmente una mano sulla bocca, sgranando gli occhi verdi al limite del possibile, mentre Louis si voltava verso di lui con le iridi più azzurre che mai, e lo sguardo più felice che Harry avesse mai incontrato nei suoi occhi.

"Ridillo" ordinò, un sorriso che cresceva sulle sue labbra. Harry scosse la testa, sorpreso quanto e più di lui.

"Dai, ripetilo" lo pregò Louis giocoso, prendendogli delicatamente il polso per fargli spostare il palmo dalla bocca, a liberarlo da quel silenzio che si era imposto. Congiunse invece quella mano con la propria, intrecciando le dita.

"Amore" borbottò Harry, arrossendo. "Ti ho chiamato amore."

E Louis mandò al diavolo tutto; Rapunzel, le gemelle, sua madre che parlava ai biscotti.

Prese il viso di Harry nelle mani, lo avvicinò al proprio e gli posò sulle labbra un bacio scomposto, interrotto dalle risate, rovinato dai sorrisi che non volevano chiudersi, bellissimo, indimenticabile.

*****

"Zaynie, sei sicuro di non poter mangiare da solo? Perché sai, magari è una mia impressione, ma mi sembra che mentre giocavamo alla play station le tue mani funzionassero benissimo."

Zayn, steso sul divano divenuto ormai parte integrante del suo corpo, scosse vigorosamente la testa alla domanda di Liam. "Hai detto bene: una tua impressione!" replicò. Liam sospirò, prese dei ramen dalla ciotola con le bacchette e le avvicinò alla bocca del suo ragazzo, imboccandolo come se avesse due anni.

"Ti senti meglio?" gli domandò, rivolgendo lo stesso trattamento a sé stesso, usando le stesse bacchette che usava per Zayn. Walihya, che li spiava dalla cucina, non sapeva se morire di disgusto o di dolcezza.

Zayn rispose qualcosa di indefinito, ottenne un'espressione poco convinta di Liam, mandò giù il nuovo boccone e poi ripeté. "Sì, un po', anche se continuano a farmi male alcuni muscoli. Credo che fra un paio di giorni sarà tutto passato."

Liam non ne era affatto sicuro, e anzi sapeva che a parte quei comportamenti infantili, Zayn stesse male sul serio. Non sarebbe mai rimasto tanto tempo ad oziare, altrimenti, avrebbe piuttosto preferito uscire di casa con lui, per avere un po' di tempo solo per loro senza le sue sorelle in giro.

Il ragazzo portò di nuovo le bacchette alla sua bocca, provando a distrarsi da quei pensieri; non poteva negarlo, gli faceva ancora così tanta rabbia pensare al male che quell'uomo aveva fatto ai suoi figli. Non soltanto quello fisico, non principalmente, perché in ogni caso le ferite sarebbero sempre passate prima o poi; ma quelle mentali, psicologiche, non si sarebbero mai rimarginate. Zayn non sarebbe mai stato libero di essere sé stesso, anche facendo l'amore con lui; era certo che avrebbe continuato comunque a stare in guardia per un riflesso incondizionato, per la necessità di mantenere il controllo su tutto e di non lasciarsi mai sottomettere.

Fu lo stesso Zayn a destarlo dalle sue riflessioni. "Leeyum? Sei vivo?"

Si riprese dalle sue distrazioni, annuì e sorrise per rassicurarlo. Finirono i ramen, poi si dedicarono alle coccole davanti alla televisione.

In due ore, Zayn e Safaa si addormentarono completamente. Safaa si era stesa su di lui, come una bambina; al suo fianco, Zayn dormiva tranquillo. Walihya era andata a letto poco prima e Doniya era uscita con il suo ragazzo, annunciando che sarebbe tornata tardi.

Liam si alzò con delicatezza, per non svegliare nessuno dei due, tenendo in braccio Safaa con dolcezza e conducendola nella sua stanzetta. La adagiò sul letto con gesti attenti e delicati, sperando che il pigiamino rosa che indossava l'avrebbe tenuta al caldo in quella notte un po' più fredda delle precedenti, e dopo averle rimboccato le coperte, nel dubbio, posò anche un pail sul letto. Le accarezzò una guancia, sorrise e tornò in salotto ad occuparsi di Zayn.

"Ehi, Zaynie?" lo chiamò piano, con una carezza sul petto per svegliarlo. Al contrario, Zayn sembrò solo rilassarsi di più.

"Andiamo a dormire insieme, Zaynie" riprovò con tono un po' più fermo, "svegliati, su."

Ancora, nessuna risposta. Alla fine, triste all'idea di svegliarlo bruscamente ma riluttante a lasciarlo a dormire in salotto, riuscì a fargli aprire gli occhi con qualche parola dolce. In realtà bastò solo a farlo alzare in piedi, come la prima volta che l'aveva riportato in stanza, con la mano stretta nella sua -ma questa volta non in modo tenero e infantile; adesso da fidanzati, con le dita intrecciate.

"Ti metti il pigiama, Zay?...non ti addormentare!" sbuffò, anche con la sua solita pazienza. "Leeyum" si limitò a mormorare il ragazzo, con la voce impastata dal sonno, prima di levarsi i pantaloni con malgarbo e lasciarsi aiutare a levare la maglietta.

Liam non arrossiva quasi mai, ma probabilmente in quel momento le sue guance si imporporarono giusto un po'. "Okay" sospirò, accondiscendente, imponendosi l'autocontrollo, quando Zayn si infilò sotto alle coperte mezzo nudo e lo chiamò assonnato perché si stendesse accanto a lui. Liam indossò velocemente il pigiama, deciso a non far destare sospetti a Doniya o a chi per lei nel caso qualcuno fosse entrato nella camera mentre entrambi dormivano, poi si stese a sua volta.

A differenza delle altre notti, Zayn cercò il contatto fisico e avvicinò a lui, affondando il viso nel suo petto e lasciando che Liam avvolgesse le braccia intorno alla sua vita.

"Odori di salvezza" biascicò Zayn, le mani chiuse a pungo sulla stoffa della sua maglietta, prima di posarvi un bacio sopra, all'altezza del cuore.

Liam si sentì irrimediabilmente felice.

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