LUCE P.O.V
Mi trovavo in una stanza oscura. Correvo.....correvo.....ma quel posto sembrava farsi sempre più grande al ogni mio passo. Chiamavo il nome di mio padre, di mia madre, dei miei amici; ma nessuno rispondeva.
Ero da sola.
All'improvviso delle catene mi bloccarono i polsi e le caviglie, impedendomi ogni movimento. Urlavo ma la voce non usciva.
Piangevo, ma nessuno mi consolava. Le maglie delle catene si facevano sempre più strette facendomi sempre più male.
Una figura si stava avvicinando a me con una risata raccapricciante.
?: << Debole, patetica, inutile, inetta, traditrice, crudele. È questo quello che sei, che sarai. Tutte le persone che ti stanno intorno, lo fanno solo perché sei una Evans. A nessuno importa di Luce e di quello che provi. Povera bambina.>>
Luce: << Sta zitta, non è vero. Smettila!!>>
??:<< La verità fa male.>>
Luce: << LASCIAMI STARE.>>
Mi svegliai con la fronte imperlata di sudore. I brividi di freddo avevano preso possesso del mio corpo e stringevo le lenzuola del letto tra le mie mani; guardandomi intorno.
Non ero a casa mia.
Nella stanza fecero irruzione Gyan e suo figlio Quentin. Erano visibilmente preoccupati ed entrambi si avvicinanoro velocemente al mio letto.
Cinquedea: << Luce, ti abbiamo sentito urlare, cosa è successo?>>
Non risposi. Il ragazzo si era seduto sul materasso e mi teneva ferma con le braccia.
Quentin: << Hai fatto un incubo?>>
Annuì debolmente ed appoggiai la testa sulla sua spalla. Il padre guardò il figlio con un dolce sorriso, era raro che ciò succedesse.
Cinquedea: << Vuoi prenderti cura di Luce?>>
Quentin: << Si papà, lascia che me ne occupi io, per favore.>>
Il grande lasciò la stanza ed io mi ero stretta ancora di più al mio coetaneo. Era l'unico posto sicuro in quel momento. Mi aiutò al alzarmi, porgendomi una vestaglia bianca, il cui tessuto fresco mi aveva dato subito sollievo.
Rimasi sorpresa per tutte quelle attenzioni.
Quentin: << Vieni con me, ti preparo qualcosa di caldo.>>
Ci recammo in cucina ed il ragazzo mi fece accomodare su uno dei sgabelli rossi della penisola. Lo osservavo mentre armeggiava con il bollitore, lo aveva riempito di acqua e lo avevo posizionato sul fornello; accendendo il fuoco.
Quentin: << Ti va di dirmi cosa hai sognato?>>
Serrai la mascella. Non ne volevo parlare, ma un modo per sfogarmi era proprio raccontare a qualcuno ciò che avevo sognato.
Luce: << Ero da sola, legata, chiedevo aiuto ma nessuno veniva in mio soccorso. Era tutto buio ed una voce continuava a schernirmi, dicendomi tante cattiverie.>>
Mi prese la mano e con un dito mi asciugò una lacrima.
Quentin:<< Adesso è tutto finito, non pensarci più.>>
Mi porse una tazza con del liquido fumante.
Quentin: << Alla salute!>>
Risi mentre assaporavo, quella che si rivelò essere una tisana alla liquirizia.
Luce: << Senti Quentin, puoi dirmi che ci faccio qui? Cosa è successo?>>
Quentin: << Sei svenuta e prima che i tuoi amichetti si avvicinassero, ti abbiamo recuperato e portato a casa nostra. Hai dormito per due giorni interi.>>
Rimasi di stucco. Erano stati lui e suo padre a salvarmi? Cosa ci facevano lì?
Luce: << Grazie per avermi aiutato. Quindi avete visto tutta la partita?>>
Quentin: << Si certo. Sei stata grandiosa, ma ci hai fatto preoccupare.>>
Presi la mia e la sua tazza, poggiandole sul lavello.
Luce: << Grazie di tutto, anche per la tisana. Era ottima.>>
Quentin: << Figurati, dolcezza. Devo ammettere che mi è mancato averti intorno.>>
Luce: << Certo che sei incorreggibile.>>
Quentin: << Lo so e me ne vanto. Torniamo a dormire, domani abbiamo un gran bel da fare.>>
Luce: << Perché che dobbiamo fare?>>
Quentin: << Eh no, non ci provare, lo scoprirai domani mattina. Buonanotte Luce.>>
~GIORNO DOPO~
Ero seduta dentro la limousine nera della famiglia Cinquedea ed osservavo con le braccia conserte il mio accompagnatore.
Quentin: << Se continui così, mi consumi. >>
Sarà anche dolce e carino, ma a volte mi viene proprio voglia di picchiarlo. Sbuffai esasperata.
Luce: << Posso sapere dove stiamo andando?>>
Quentin: << Sarà la quarta volta che me lo chiedi e la risposta rimane sempre quella: non te lo dico.>>
Stavo per ribattere, quando l'auto si fermò. L'autista mi aiutò a scendere, aprendomi lo sportello e porgendomi il braccio.
Uscii e mi resi conto del "posto speciale" che il rosa mi aveva tenuto nascosto: il centro commerciale.
Seriamente? Dovevamo fare shopping o cosa?
Quentin: << Ti ho portato a fare shopping, così ti svaghi un po' e pensi a te stessa, una volta ogni tanto.>>
Cominciammo a girare per tanti negozi. Quentin mi aveva obbligato a provare una miriade di vestiti, scelti appositamente da lui.
Dovevo ammetterlo aveva buon gusto e tutto quello che mi proponeva, rispecchiava al 100% i miei gusti.
"Stai una favola Luce."
"Il rosso ti si addice."
"Questo ti fa i fianchi larghi, prova questo."
"Scusi avete la M di questa camicia?"
La cosa che più mi stupí, oltre al suo buon occhio per lo stile, fu che si propose di pagare il mio cambio di guardaroba.
Luce: << No Quentin. Questa roba costerà una fortuna e non voglio che tu spenda tutti questi soldi per me.>>
Quentin: << Considerali come un regalo di compleanno anticipato.>>
Luce: << Se la metti così, offro io il caffè. Ci stai?>>
Quentin: << Affare fatto.>>
~Poco dopo~
Avevamo deciso di fare una pausa, recandoci nel cafè del centro commerciale. Ordinai un the al limone con ghiaccio e Quentin un espresso.
Ci accomodammo mentre il cameriere ci portava il nostro ordine. Dopo aver preso un sorso del suo caffè, il ragazzo aprì il discorso.
Quentin: << Posso chiederti un favore, Luce?>>
Luce: << Certo, dimmi pure.>>
Risposi mentre giocherellavo con la cannuccia della mia bevanda.
Quentin: << Vorresti entrare nella mia squadra, la Dragon Link?>>
VICTOR P.O.V.
Non ero mai stato il tipo che usciva allegramente con gli amici, soprattutto negli ultimi anni. Dopo l'incidente di Vladimir, la mia vita girava attorno a lui e agli allenamenti calcistici.
Da quando ero entrato alla Raimon, la mia quotidianità era cambiata ed io con lei. Mi piaceva uscire con quei ragazzi ed allenarmi con loro. Fu per questo motivo che accettai l'invito di Arion.
In fin dei conti ci eravamo meritati un po' di tempo libero, dopo la questione del Giardino Imperiale e la vittoria contro la Kirkwood allenata da Byron Love.
L'unica persona che non riuscivo a togliermi dalla testa era Luce. Sembrava un'altra persona: fredda, spietata, forte. Sembrava me qualche tempo fa.
Scacciai quei cattivi pensieri dalla testa, sperando che quella ragazza fosse al sicuro.
Arion: << Allora, andiamo a prenderci qualcosa al café?>>
Skie: << Voi andate pure, noi ragazze andiamo a farci un giro per i negozi. Ci vediamo tra qualche ora?>>
Riccardo: << Va bene, ci rivediamo qui per le 18:00.>>
Ci incamminammo verso il cafè, parlando della prossima partita contro l'istituto Miraggio, una squadra alquanto "misteriosa".
Il gruppo si fermò improvvisamente. Mi avvicinai a Riccardo che stava davanti a tutti noi.
Victor: << Perché ti sei fermato?>>
Riccardo: << Guarda lì chi c'è.>>
Seguì le sue indicazioni, guardando di fronte a me. Una scarica di rabbia attraversò il mio corpo.
C'era Luce in compagnia di Quentin Cinquedea.
Spazio autrice
Ed ecco a voi il capitolo.❤️ Spero vi piaccia. Che ne pensate del lato dolce si Quentin?
Sakka yarouze ⚽⚡