Ours Is A Crazy Life

By LostIntoMyself_

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Jacob Johnson è un ragazzo inglese tradito e distrutto dalla sua stessa vita. Durante l'infanzia, la sua è un... More

Colonna Sonora & Informazioni - Ours Is A Crazy Life
Prologo - Questa È La Mia Storia
Atto I - Vita
Capitolo 1 - La Genesi
Capitolo 2 - L'Infanzia
Capitolo 3 - Il Timore Di Henry
Capitolo 4 - I Gemelli Johnson
Capitolo 5 - Le Elementari
Capitolo 6 - La Mia Nuova Amica
Capitolo 7 - Un Rapporto Speciale
Capitolo 8 - Il Compleanno Di Sarah
Capitolo 9 - Bambini Innamorati
Capitolo 10 - Quella Sera
Capitolo 11 - Incomprensioni E Bugie
Capitolo 12 - Dolore Senza Fine
Capitolo 13 - Mancanze Sofferte
Capitolo 14 - Cambiamenti Drammatici
Capitolo 15 - La High School
Capitolo 16 - La Ragazza Nuova
Capitolo 17 - Conflitto Fraterno
Capitolo 18 - Incontri Inattesi
Capitolo 19 - Colei Che Porta La Beatitudine
Capitolo 20 - Fantasmi Del Passato
Capitolo 21 - Minaccia Intimidatoria
Capitolo 22 - La Mia Terapia
Capitolo 23 - Benvenuta In Famiglia
Capitolo 24 - Visita A Sorpresa
Capitolo 25 - L'Incubo
Capitolo 26 - Svegliati, Jacob
Capitolo 27 - Pensieri Preoccupanti
Capitolo 28 - Una Rabbia Incontrollabile
Capitolo 29 - Identità Nascosta
Capitolo 30 - Mente Disorientata
Capitolo 31 - Conversazione Spiacevole
Capitolo 32 - Una Delusione Cocente
Capitolo 33 - Andare Avanti
Capitolo 34 - Sono Ancora Qui
Capitolo 35 - Un Nuovo Inizio
Capitolo 36 - Preparativi Rapidi
Capitolo 37 - In Volo
Capitolo 39 - Angoscia Onnipresente
Capitolo 40 - Un'Occasione Da Celebrare
Capitolo 41 - Garbuglio Nelle Tenebre
Capitolo 42 - La Luce In Mezzo Al Buio
Capitolo 43 - Futuro Oscuro
Capitolo 44 - Evase Da Terre Distanti
Capitolo 45 - Un Rientro Straordinario
Capitolo 46 - Nuovo Anno, Stessa Condanna
Capitolo 47 - Giunti Da Tempi Lontani
Capitolo 48 - Un Ritorno Inaspettato
Capitolo 49 - Parentela Sconosciuta
Capitolo 50 - Violenza Immotivata
AVVISO IMPORTANTE (Informazioni & Gruppo Telegram)
Atto II - Caos
Capitolo 51 - L'Inizio Della Fine
Capitolo 52 - Appuntamento E Disdetta
Capitolo 53 - Danzare Nei Ricordi
Intermezzo - C
Intermezzo - A
Intermezzo - O
Intermezzo - S

Capitolo 38 - Turisti A Madrid

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By LostIntoMyself_

Finalmente ero riuscito ad arrivare dove avevo sempre sognato di essere e dove fino a prima mi era stato impedito di giungere. Non mi trovavo più a casa mia, a Londra. Ero in Spagna... la terra di Beatriz. E quei pochi giorni di libertà e spensieratezza me li sarei goduti appieno insieme a lei, a qualunque costo. Promisi a me stesso che le avrei fatto passare una gioiosa vacanza per ripagare tutto quello che lei aveva fatto per me negli ultimi tre anni, oltre che per ringraziarla per il viaggio, il quale ormai mi sembrava essere soltanto una cosa puramentente utopica.

Appena scendemmo a terra, Beatriz iniziò a guardarsi attorno e corse verso di me, accecata dalla felicità di essere ritornata nel luogo in cui aveva vissuto fino a qualche anno fa, prima di essersi trasferita a Westminster.

- Non ci posso credere, non ci posso ancora credere... siamo davvero arrivati. Ditemi che non è un sogno. Vi prego, ditemi che non è un sogno... - disse lei tremolante.

Dopo aver detto quelle parole, notai che dai suoi occhi stava scorrendo un fiume di lacrime. Il suo gaudio nel trovarsi a Madrid era alle stelle.

- Sì, Beatriz... ci siamo. Siamo davvero arrivati a Madrid! - esclamai asciugandole dalla faccia quelle sue lacrime di gioia.

Alle mie parole, Beatriz mi afferrò per il braccio avvicinandosi a me e mi diede un forte e caloroso abbraccio. Uno dei tanti, d'altronde. Ma quell'abbraccio in particolare mi trasmise qualcosa. Qualcosa come... una risonante nostalgia.

- Grazie, Jacob. - sussurrò Beatriz, continuando a stringermi forte - Desideravo da tantissimo tempo ritornare nel posto in cui sono nata.

- Sono io a dover ringraziare te, Beatriz, ricordalo. Anche se non sembra, a vedersi... stai riuscendo a rendermi felice. Davvero.

- Ma adesso non montarti la testa. Non posso mica fare avverare tutti i tuoi desideri! - esclamò scherzosamente lei mettendosi a ridere - A parte gli scherzi... sono molto fiera di quello che sto facendo. Ho sempre voluto portare la beatitudine a qualcuno, e finalmente ci sono riuscita. Quindi... spero che questa felicità duri per sempre.

- Lo spero tanto anch'io, Beatriz. - risposi leggermente arrossito, percependo alcune dita della sua mano destra accarezzarmi la parte posteriore del collo.

Mentre eravamo ancora attaccati l'uno sull'altra, sentii un'intrusa voce femminile sussurrarmi qualcosa all'orecchio.

- Ehi, Jacob.

Restai ipnotizzato da quella voce. Era lei. Cazzo, ne ero sicuro. Doveva essere lei, per forza.

- Riesci a sentirmi?

- No, non è possibile. Tu non sei qui... - replicai a stento guardando l'area circostante con la coda dell'occhio.

- Cosa ti dice che io non sia qui? Potrei essere proprio dietro di te. O magari... potrei starti abbracciando, proprio in questo momento.

Quella era la voce di Sarah. Era la sua... ma che cosa ci faceva lì? E poi, io stavo abbracciando Beatriz. O almeno, così pensavo nella mia mente...

- No. No, Sarah. Tu non sei più qui. Mi hai abbandonato, maledizione. Se c'è una persona che adesso mi sta abbracciando e mi sta davvero supportando... quella è Beatriz.

Cominciai a sentire nuovamente il cuore battere, come se stesse per uscire dal mio stesso corpo, ma poi Beatriz si staccò preoccupata da me e mi diede uno schiaffo nella guancia.

- Jacob. Jacob!

- Beatriz! Beatriz... oddio. L'ho sentita. Era lei. Ho sentito... ho sentito...

- Cos'hai sentito?! - domandò lei guardandosi intorno.

- Ho sentito la sua voce, cazzo... l'ho riconosciuta subito, seppur non la vedo ormai da sei anni.

Beatriz mi guardò male e mi afferrò per il braccio in maniera tale da allontanarci da quella posizione, dato che c'era molta gente lì vicino che ci stava osservando.

- Parli di quella ragazza bionda che mi hai accennato anni fa? - domandò lei curiosa.

- Esatto, proprio lei.

- Merda, Jacob... tua sorella ti aveva detto di dimenticarla!

- Lo so, Beatriz, lo so. Ma non è possibile. O almeno... non è possibile per me.
- E comunque, per la cronaca... mentre parlavi con questa "Sarah", io ti stavo urlando di staccarti da me per dirigerci da qualche altra parte. - affermò lei irritata.

- Aspetta, sai come si chiama? - domandai confuso.

- Te l'ho sentita nominare mentre farneticavi parole a caso, non eri mica in un'altra dimensione.

Beatriz sembrava essere davvero tanto incazzata, ma secondo me dentro di lei in quel momento era presente anche un pizzico di gelosia. Eppure, anche quando riuscì a beccarmi mentre stavo cercando il profilo di Sarah Evans su Internet, tre anni fa, si era comportata così.

- Sarah. Ehm, volevo dire...

- Mi chiamo Beatriz. - precisò lei furibonda e con gli occhi che sembrava le stessero per uscire di fuori.

- Sì, sì. Scusami. Beatriz, è una mia impressione o intravedo in te un po' di invidia verso Sarah?

Beatriz si girò alla direzione opposta, si allontanò brevemente e, dopo aver fatto un profondo respiro, ritornò da me cercando di cambiare discorso.

- Senti, non me ne frega un cazzo di questa Sarah. E vedi di non nominarla più, almeno per questi giorni.

- Va bene, va bene, scusa! - risposi le mani in alto.

- Ma adesso... allontaniamoci da questo aeroporto. Ti porterò in un posto stupendo che si trova qui vicino, rimarrai incantato. Piccolo indizio: è una piazza di cui avrai sicuramente sentito parlare almeno una volta.

- Penso di avere qualche idea in mente. Dai, non perdiamo altro tempo. Prendiamo tutto e andiamo. - risposi incamminandomi assieme a lei verso l'uscita dall'aeroporto.

Abbandonammo dunque velocemente l'aeroporto e cominciammo a percorrere le meravigliose strade di quella fantastica città.

Madrid era proprio come me l'aspettavo: una città viva, affascinante, colorata, affollata di gente spagnola e non, piena di turisti. Le vie erano invase di persone che dedicavano il loro tempo all'attività sportiva, infatti erano presenti molti ciclisti, ma rimasi soprattutto colpito dalla massiccia presenza dei locali. Ce n'erano a bizzeffe, e non a caso la città era piena di giovani che giravano insieme al loro gruppo di amici passando le giornate a divertirsi come matti.

Non a caso avevo sentito qualche tempo fa nominare Madrid come "la città della movida". Inizialmente pensavo che tutti stessero esagerando, in quanto la movida è presente un po' ovunque nel mondo... e infatti mi sbagliavo. Madrid dal lato dell'intrattenimento sembrava avere molto di più rispetto a Westminster, anche se non mancavano comunque molti monumenti culturali interessanti da osservare.

Dopo aver fatto molti passi, io e Beatriz arrivammo finalmente nella piazza in cui lei voleva tanto portarmi, e appena la osservai attentamente riuscii subito a comprendere di che luogo si trattasse. Quella in cui eravamo, era la Plaza Mayor de Madrid.

- Allora, che te ne pare? Questa è la Plaza Mayor, una delle piazze più belle dell'intera Spagna, se non la migliore! Opinione personale, ovvio. - esordì Beatriz alzando gli occhiali da sole che aveva addosso e che mi aveva rubato dallo zaino.

- È fantastica. - esclamai stupito dall'enorme vivacità della città e dalla sua atmosfera.

- Meglio di Westminster, vero?

- Adesso non ti allargare troppo... - replicai rubandole gli occhiali e posizionandomeli davanti agli occhi.

Come risposta secca, Beatriz sbuffò e si diresse rapidamente verso un locale pieno di gente che si trovava proprio alla nostra destra. Provai a rincorrerla cercando di stare al suo passo, ma il caldo torrido non lo permetteva. Così, la lasciai stare e mi diressi presso una tabaccheria che si trovava lì vicino per andare a comprare un pacco di sigarette, visto che le mie le avevo scordate stupidamente a casa, senza neanche pensarci un attimo.

Feci il mio ingresso al suo interno e notai che era pieno di gente adulta, intorno ai cinquant'anni, e mi sentivo molto a disagio ad essere l'unico giovane lì dentro.

- ¡Bienvenidos! ¿Qué buen viento te trae por aquí, muchacho? - disse... qualcosa, il commesso.

- Sono un turista, non capisco bene la vostra lingua...

- No hablo tu idioma, lo siento. - intervenne per dire... qualcos'altro, un altro signore.

- Signori, vengo da Londra. Sono inglese!

- ¿Hay alguien de Londres aquí? - esclamò una vecchia donna... merda, non avevo idea di cosa lei stesse farneticando, che cosa vi spiego a fare?

Nel frattempo, mentre quella donna continuava ad urlare dopo la frase pronunciata da quel signore di prima, una ragazza della mia età spalancò la porta d'ingresso della tabaccheria e si recò da me.

- Espera, ¿escuché eso bien? Eres de Londres?!

- Ma che cosa cazzo sta succedendo, sono per caso diventato famoso tutt'a un tratto? - commentai disperato.

No, Jacob... ma potresti diventarlo. Ti piacerebbe se parlassimo anche noi in spagnolo?
.elleb elled orevvad orebberas en eC

Vuoi che non capiscano niente di quello che sta succedendo? Ricorda che ancora dobbiamo davvero cominciare.

Mi lasci così, senza risposta? Umpf, dovevo aspettarmelo.

- ¡Creo que este chico es inglés pero yo no hablo ese idioma de mierda! - ricominciò a parlare il commesso della tabaccheria.

Pensavo di aver capito, anche se non per intero, quella frase. Ma... valutai attentamente se parlare o meno, e alla fine scelsi di tacere, per evitare altri casini incomprensibili.

- Beatriz, ma dove cazzo sei quando servi? - sussurrai sbattendo una mano sulla mia fronte, ormai disperato per il deterioramento di quella situazione.

- ¿Beatriz? Estuviste en Beatriz Hernández?!

- Beatriz Hernández? La conoscete?! - esclamai sobbalzando in aria e facendo cadere gli occhiali a terra.

Il commesso fece il giro allontanandosi dalla cassa e si diresse verso di me, rivolgendo la parola alla ragazza entrata poco prima.

- ¡Ya conoces a Beatriz! ¡Ya conoces a Beatriz Hernández! - ricominciò a buttare voci il commesso.

- C'è qualcuno che parla inglese qui dentro?!

- ¡¿Quién carajo es Beatriz Hernández?! - rispose la ragazza al commesso.

- Cazzo, ci perdo le speranze... - borbottai alzando la testa verso il soffitto.

- ¡Solo quiero tomarme una foto con el chico inglés! - disse la ragazza facendomi l'occhiolino.

Cercai di prendere parola con quella ragazza spagnola... ma se "ciao" era l'unica effettiva parola che sapevo dire in quella stracazzo di lingua, cosa avrei mai potuto dirle?!

Indovinate un po' quel genio di Jacob Johnson cosa le ha detto...

- Ehm, ciao... bella ragazza...?

... il solito coglione, anche con la gente spagnola.

- Cazzo, volevo dire... hola, ragazza... chica?

- ¡Hola, buen chico! ¡Bienvenidos a la tierra española de Madrid!

- Madrid? Oh, sì... Madrid è stupenda! O almeno, penso sia così...

- ¿Qué tal ir a tomar algo? - domandò la giovane ragazza mostrando un tenero sorrisino.

- "Al-go"? "Go"? Vuoi andare... da qualche parte...?

La ragazza sbuffò facendo sventolare i suoi capelli scuri, lisci e tinti leggermente di blu e afferrò la mia mano, facendomi uscire dalla tabaccheria.

- ¿A dónde vas, chico? ¡¿Necesitaste cigarrillos?! - gridò nuovamente il commesso riferendosi sempre a me.

- No, no... adesso è troppo. Mi scusi, signore, ma lei che cosa cazzo vuole da me...

Senza neanche darmi il tempo di finire la frase, la ragazza di prima mi tirò verso l'uscita facendomi sbattere la faccia nella porta d'ingresso, tanto per far lasciare il mio inestimabile segno anche lì in Spagna.

- Dannazione, stai calma! Ma dove stiamo andando?!

- Cállate, y sígueme. - replicò lei zittendomi.

- Io volevo solo delle sigarette...

La ragazza straniera mi trainò fino a un locale che si trovava lì vicino e appena notai l'insegna posta in alto capii che quello ero il posto in cui si era diretta Beatriz, prima che io mi recassi dal tabaccaio.

- Ma che ci facciamo qui?

- No te entiendo, chico... hey, ¿quién es esa chica que te llama?

Una ragazza dai capelli rossi si fece strada tra i tavoli e si recò da noi due. Chi poteva essere, se non Beatriz?

- Jacob! Jacob! - urlò lei, alzando e ondulato le braccia per far sì che io potessi trovarla.

- Oddio, finalmente! Beatriz, non sai quanto sono felice di rivederti.

Beatriz notò la ragazza al mio fianco e cominciò ad osservarla profondamente, come se stesse cercando di capire chi fosse e come faceva ad avermi incontrato.

- Ehm... è successo qualcosa? - chiese Beatriz, osservando la fanciulla al mio fianco.

- Cazzo se è successo qualcosa! Sono andato in tabaccheria, e appena ho detto di provenire da Londra... tutti hanno cominciato ad urlare, come se mi stessero acclamando!

- Conocí a este chico hermoso, y le ofrezco una bebida! - esclamò la ragazza.

- Beatriz, mi spieghi cosa diamine dice questa qui?!

- Tradotto in sintesi... penso che tu abbia fatto colpo su di lei, e vuole offrirti da bere. - affermò Beatriz infastidita dalla sua presenza.

Intravidi un'altra ragazza venire verso di noi, ma stavolta sembrava conoscere già Beatriz.

- ¡Beatriz! Beatriz, ¡¿de verdad eres tú?!

Beatriz rimase sconvolta appena notò quella ragazza correre verso di lei e presto entrambe si fiondarono l'una sull'altra per darsi un caloroso abbraccio.

- ¿Carmen? ¡Carmen! Ven aquí, cariño, abrázame. - rispose Beatriz a quella ragazza.

- ¡No nos hemos visto en tres malditos años!

- ¡Sé que sé! Lo siento... lo siento.

Quella ragazza dai capelli castani e dagli occhi azzurri che si era appena recata da Beatriz sembrava essere proprio una sua vecchia e cara amica e aveva gli occhi pieni di lacrime, probabilmente per il fatto che loro due non si vedevano ormai da qualche anno di troppo.

- Tutto molto bello, ma io continuo a non capirci niente di quello che state dicendo. - mi intromisi nella commovente conversazione di Beatriz e della sua amica.

- Giusto, scusami! Jacob, lei è Carmen. Carmen Suárez. È una mia amica, ci conosciamo praticamente da quand'eravamo piccoli.

- Oh, allora... piacere di conoscerti, Carmen. Io sono Jacob. Jacob Johnson. Cazzo, come si dice in spagnolo? - dimenticai per un attimo di ritrovarmi in Spagna.

Carmen cominciò improvvisamente a ridere e iniziai a farmi delle domande nella mia testa. Fortunatamente, ricevetti subito delle spiegazioni che fecero fugare ogni mio dubbio.

- Piacere mio, Jacob! - rispose lei stringedomi la mano.

- Ma che diamine... parli in inglese? Ma tu non sei spagnola?!

- È spagnola, ma sa parlare e comprendere benissimo l'inglese! - rivelò Beatriz.

- Grazie al cielo. Carmen, devono farti una statua. Finalmente riesco a parlare con qualcuno! - esclamai subito dopo aver fatto un sospiro di sollievo.

Beatriz si rivolse nuovamente verso Carmen per riguardarla profondamente negli occhi e per darle un ulteriore abbraccio.

- Carmen... mi sei mancata un sacco.

- Anche tu, Beatriz. Ti prego, dimmi che resti qui definitivamente...

- Non posso, Carmen... lo sai. Starò qui solo per due giorni e una notte, quindi domani io e Jacob dovremo già andarcene. - replicò lei cercando di trattenere le lacrime.

- Oh, capisco. Allora godiamoci il momento... che ne dici? - propose Carmen spostando i capelli rossi di Beatriz che le stavano oscurando gli occhi.

- Ma certo. Jacob, sappi che Carmen è una delle ragazze più dolci e simpatiche, e forse anche un po' stronze, del pianeta! - mi fece sapere di più Beatriz sulla sua amica.

- Subito dopo di te, però. - precisò Carmen, pizzicandole la guancia sinistra.

La ragazza sconosciuta che avevo incontrato alla tabaccheria cominciò invece a sbuffare e si avvicinò sempre di più a me, fino a quando non rimase attaccata come una colla.

- Lo siento, pero este tipo y yo tenemos cerveza para escurrir!

- Merda, ci risiamo... stavolta che cos'ha detto? - domandai a Beatriz e a Carmen per riuscire a comprenderla.

- Ha detto che avete un bel po' di birra da scolarvi. Ehi, in tal caso... mi unisco volentieri alla festa! - rispose Carmen mettendosi a ridere a crepapelle.

- Basta, questa ragazza adesso sta davvero esagerando. - affermò Beatriz sempre più innervosita dalla sua presenza.

Beatriz si avvicinò prepontemente alla ragazza che mi stava accanto e iniziò a dirgliene quattro. Peccato solo che io non potessi comprenderla...

- Mira, este tipo es un amigo mío y vinimos aquí para unas vacaciones tranquilas. No tiene tiempo para tus tonterías, así que sal de mi camino. - la rimproverò con tono acceso, facendole fare almeno cinque passi indietro dalla posizione in cui si trovava precedentemente.

Domandai a bassa voce a Carmen cosa Beatriz avesse detto a quella ragazza, e lei mi rispose bisbigliando facendomi capire la vicenda.

- Le ha detto che voi due siete qui per passare una vacanza tranquilla e che tu non hai tempo per le sue stronzate. Oh, e le ha anche detto di smammare. Cazzo, quanto adoro la mia Beatriz. - spiegò lei continuando ad ammirare lo scontro tra le due ragazze.

- Perfetto, spero riesca a mandarla a fanculo. - le risposi, subito dopo aver chiesto al cameriere che stava passando vicino a me di portarmi una bibita ghiacciata.

- Quoto, Jacob. Ci capiamo alla perfezione. - disse Carmen dopo che le passai la bibita - Noto che ti piace davvero tanto bere...

- Beh... - sussurrai alla ricerca della miglior risposta che avrei potuto darle, per evitare di fare anche con lei una brutta figura.

- Non mentire, guarda che io capisco immediatamente quando una persona dice la verità o meno. - disse Carmen, facendomi comprendere che voleva che io fossi il più sincero possibile con lei.

- Okay, allora sarò abbastanza sincero con te. Sì, bevo. Tanto. E mi piace, cazzo! - replicai sorseggiando la mia bibita.

- Grande! Penso di aver finalmente trovato un uomo con i veri coglioni che non tratta le ragazze come delle bambine. Qui in Spagna, ogni maschio, quando si parla di bere, preferisce sempre prendere per il culo la ragazza con cui sta parlando, ritenendo di essere superiore a lei. Argh, fanculo. Onorata davvero di conoscerti, Jacob. - affermò afferrando e stringendo la mia mano destra.

Carmen sembrava essere una ragazza davvero particolare, senza peli sulla lingua, molto sarcastica e ironica, ma allo stesso momento davvero tanto simpatica, in grado di accaparrarsi la fiducia di chiunque. Era persino capace di attrarre qualcuno a sé solo tramite il suo comportamento schietto e sarcastico. Beh, ovviamente poteva pure fare colpo su qualche ragazzo grazie al suo aspetto esteriore, con quei suoi capelli castano scuro e quei freddi occhi color azzurro, capaci di far gelare il sangue a chiunque. E il mio non è escluso.

- Sai, Jacob... ho l'impressione che noi due andremo molto d'accordo. Insomma... fumi, bevi come il vecchio da bar... sei uguale a me, cazzo! - disse sistemandosi i capelli e la collana dorata che portava sul collo, mettendola appositamente in mostra per farmela notare.

- Già... già. - bisbigliai guardandola brevemente negli occhi - Peccato soltanto che domani io e Beatriz ritorneremo già a Londra. Non potremo restare qui a lungo, purtroppo...

- Sì, è vero... ma potrei essere io quella ad agire, stavolta. - affermò lei a bassa voce.

- Che hai detto? - chiesi non essendo riuscito a comprenderla chiaramente.

- Nada, non ti preoccupare. Ho solo in mente una gran bella pazzia... e potrei realizzarla da un momento all'altro. - riferì lei guardandomi negli occhi e posando la bibita sul tavolo che si trovava vicino a noi due - Ma adesso... godiamoci lo spettacolo di Beatriz.

La ragazza sconosciuta fissò a Beatriz negli occhi con uno sguardo minaccioso e si recò presso l'uscita del locale con passo pesante. Ma prima di andarsene definitivamente, lei riferì qualcos'altro a Beatriz.

- Esta vez ganaste. Pero no se detiene ahí, perra.

Appena udì le parole pronunciate da quella ragazza, Beatriz si girò e compì un passo in avanti con l'intenzione di risponderle con le maniere forti, ma fortunatamente Carmen riuscì ad interromperla, facendo dunque uscire la ragazza sconosciuta dal locale. Finalmente, c'eravamo lì solo noi tre, senza altri disturbi esterni.

- Dannazione, Carmen. Se non mi avessi fermata, quella dannata ragazza sarebbe già finita nell'altro mondo. - disse Beatriz con lo sguardo rivolto verso il basso, per evitare che io potessi vedere i suoi occhi colmi di rabbia.

- Beatriz, smettila. E non dirlo neanche per scherzo, mi hai capita? Scusaci, Jacob. - affermò Carmen accarezzando i capelli della sua cara amica.

- Macché, figuratevi. Mi avete tolto un peso. Fosse stato per me, l'avrei fatta volare personalmente fuori dal locale.

Beatriz alzò la testa lanciandomi uno sguardo e facendo un dolce sorriso, e sussurrò qualcosa all'orecchio di Carmen.

- Vedi perché andiamo tanto d'accordo, io e lui?

- Guarda che ti ho sentita. - le feci notare, prima di sorseggiare la bibita che Carmen aveva già quasi terminato.

- Oh, beh... forse è meglio così! - rispose Carmen al posto suo mettendosi a ridere e avvicinandosi ancora di più a lei per rivedere il suo sorriso, che tanto l'era mancato.

Mi rigirai un attimo dando un'occhiata all'entrata del locale, giusto per assicurarmi che quella ragazza o che magari quello strano tabaccaio di prima non fosse tornato a cercarmi.

- Idea! Idea folle, un po' come me! - urlò Carmen.

- Un'altra ancora? - le bisbigliai mettendomi a ridere.

- Okay, adesso possiamo cominciare a tremare. - disse sarcasticamente Beatriz posizionandosi al mio fianco.

- Visto che restate qui a Madrid solo fino a domani... che ne dite se organizzassimo stasera una festa a casa mia?

Beatriz rimase molto colpita dalla proposta di Carmen e non esitò ad accettare, così cominciò ad insistere per far sì che anch'io venissi alla sua festa.

- Ma certo, verremo entrambi! Giusto, Jacob?

- Ehm, io... - sussurrai con voce tremolante.

- Jacob?!

- Ci sarà da divertirsi, Jacob. Te lo garantisco. E poi... bisogna pur celebrare il ritorno, seppur momentaneo, di Beatriz in Spagna! - esclamò Carmen per riuscire a convincermi, afferrando repentinamente le mie mani.

- E va bene, va bene! Cazzo... avete vinto. Stasera ci sarò, contatemi pure. - affermai per accontentare entrambe le ragazze spagnole.

In realtà... l'unico motivo fondamentale per cui accettai l'invito alla festa di Carmen fu quello di far passare a Beatriz la miglior vacanza possibile, dato anche che lei teneva molto alla mia presenza.

Così, dopo che loro due si scambiarono altre parole su ciò che era accaduto nelle loro vite negli ultimi tre anni in cui non si erano viste, io e Beatriz uscimmo dal locale e salutammo Carmen, dandoci appuntamento per quella sera.

Ma Beatriz, non ancora soddisfatta, mi esortò a dirigermi assieme a lei in un negozio di vestiti.

- Jacob, mi piacerebbe proprio comprare una bella giacca come la tua! Solo... non nera. Oh, e non per la serata di oggi, sia chiaro. È solo che...

- Vorresti qualcosa addosso che ti ricordi Madrid anche quando ritorneremo a Westminster, vero? - la interruppi cercando di indovinare il suo intento.

- Mi conosci ormai fin troppo bene! - replicò lei pizzicandomi la guancia destra.

Entrammo dunque velocemente in quel negozio e ci mettemmo alla ricerca della giacca ideale per Beatriz, esaminandole attentamente una per una.

Mentre giravo per il negozio, notai una giacca molto bella e nera come la mia, così chiamai Beatriz e la feci recare da me per fargliela osservare e a valutare accuratamente. Appena l'avvistò, lei roteò gli occhi e afferrò la giacca, mettendomela davanti.

- Jacob, di che colore è questa giacca? - mi interrogò con tono adirato.

- Beh... nera, direi. - replicai intimorito.

- E io cosa ti avevo detto prima?

- Mi avevi detto che... ehm, aspetta... cosa mi avevi detto prima? - enunciai con preoccupazione, grattandomi la fronte.

Beatriz si allontanò per deporre la giacca nella posizione in cui era collocata prima e subito dopo ritornò da me, fissandomi con uno sguardo inviperito e asfissiato.

- Ti avevo detto chiaramente di volere comprare una giacca come la tua, ma non nera. E tu che fai? Tra le tante giacche diverse che abbiamo sotto gli occhi... tu mi consigli proprio quella nera! Vedo che dai molta attenzione alle mie parole. - riferì Beatriz turbata dal mio atto.

- Dannazione, Beatriz, scusami. Sai già che ho troppi pensieri nella testa, tra ricordi del passato e gente spagnola che mi urla contro parole di cui non riesco a comprendere una singola cazzo di lettera!

Ma proprio quando terminai di giustificarmi, mi ritrovai di fronte a una stupenda giacca molto simile alla mia, ma stavolta era bianca. Insomma, almeno non era nera. E poi, secondo il mio modesto parere, a Beatriz sarebbe donata un sacco. Così, mi avvicinai ad essa e la raccolsi, facendogliela osservare.

- Dove scappi? - tentò Beatriz di fermarmi.

- Calmati, non posso mica fuggire da qui. Forse...

- Cosa vorrebbe dire quel "forse"?! - continuò lei ad innervosirsi.

- Stavo solo scherzando! Sono solo stato ammirato da questa giacca, a mio parere spettacolare, che secondo me potrebbe donarti tantissimo. - le feci notare - E no, non è nera.

Beatriz esaminò con molta attenzione la giacca bianca e se ne innamorò immediatamente, tanto che se l'accaparrò subito e corse alla cassa afferrandomi per la mano, senza neanche darmi il tempo di ricevere un suo parere.

- Prendo questa giacca bianca! - esclamò Beatriz al commesso senza perdere altri istanti.

- Excelente elección, señorita. - rispose quel vecchio uomo - Eso es 96€, por favor.

- Quanto costa?! - urlai sobbalzando in aria.

Rimasi sbalordito da quella cifra per me esagerata, ma Beatriz mi fece zittire uscendo i soldi dal suo portafoglio e consegnandoli senza pensarci due volte al commesso.

- La qualità si paga cara, Jacob. Muchas gracias, señor!

- E anche qui hai ragione... - commentai con sincerità.

- Gracias a usted, señorita. ¡Tenga un buen día! - ci salutò il commesso, mentre posava i soldi nella cassa.

Il numero 96. È un numero molto particolare. Vero, Jacob? La sua particolarità risiede nel fatto che può cambiare apparenza a seconda del punto di vista dal quale lo si osserva.
.òic etnem a erenet orebbervod ,issets orol ehcna ,ittuT .orol erup onnaraf ol otserp aM .otipac àig iah im ut ...ìS ¿bocaJ ,asoclauq adrocir it noN

Sembrava che te ne fossi già andato... e invece no. Sei davvero ancora qui. D'altronde, me l'hai già detto. Non avrò scampo. Non mi lascerete mai.

Io e Beatriz ci dirigemmo verso l'uscita del negozio e partimmo alla ricerca di un hotel nel quale avremmo potuto posare tutte le nostre cose e dormire la notte, dopo la festa di Carmen.

Ma a proposito di quella festa... come sarebbe proseguita? Sarebbe tutto andato nel verso giusto? In fondo, stavamo solo trascorrendo un'armoniosa e serena vacanza in Spagna, e avevamo incontrato una vecchia conoscenza di Beatriz... e chissà chi altro avrei potuto conoscere alla festa che si sarebbe tenuta quella sera.

Cosa poteva andare storto in una serata dedicata interamente al divertimento e alla spensieratezza, e in un momento in cui i brutti ricordi del passato e le più sgradevoli emozioni sembravano ormai trovarsi in secondo piano?

... avresti dovuto farti trovare pronto a tutto, Jacob Johnson.

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